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De’ Soda Sisters, la Toscana popolare cantata da tre donne

Benedetta, Lisa e Veronica raccontano con la loro musica tradizioni e storie della nostra regione. A guidarle tanta passione per la libertà e per le differenze.

Il trio tutto al femminile nasce nel 2011 a Rosignano Solvay e proprio a rimarcare le proprie radici si fa conoscere con un nome che ha già in sé un doppio riferimento sulla provenienza. Soda, come quella prodotta nella città costiera e l’inevitabile de’ livornese, da scriversi rigorosamente con l’apostrofo. Il loro repertorio è fatto di canti di lotta e di resistenza antifascista, ma anche di storie di miseria e di fame che nascono dagli strati più bassi della società.

Il gruppo trova la propria forza nelle diversità che caratterizzano le tre ragazze. C’è Benedetta Pallesi, che con il suo carisma impareggiabile tiene lezioni e laboratori di canti popolari; Lisa Santinelli, che, da psicoterapeuta, insegna a usare la voce come espressione di sé e Veronica Bigontina, innamorata della natura e delle piante tanto da lavorare in un asilo nel bosco. Oggi, attraverso Lisa, si presentano a intoscana.it

Lisa, innanzitutto quanta Toscana c’è nel vostro gruppo?
Intanto, noi siamo tutte e tre toscane: io di Firenze, Benedetta e Veronica della provincia di Livorno. Poi, le principali canzoni da cui attingiamo sono toscane, in particolare della costa, anche se suoniamo pure pezzi che sono nati a Lucca e a Firenze, per esempio. Ci sono anche omaggi che facciamo al sud dell’Italia, ma la toscanità in noi è forte, nonostante le diversità. Io, lontana dal mare, sono in qualche modo distante da loro, sia nel modo di parlare, che di scherzare, oltre a quello di vedere le cose, ma ognuna porta tanto di sé nel gruppo e questo poi esce fuori nei concerti.

Il vostro ultimo album è “Amore ribelle tra ficattole e zonzelle”. Da cosa nasce questo curioso titolo?
Girando per la Toscana durante le nostre serate ci sfamavano spesso con questi bocconcini di pasta fritta e ogni volta li sentivamo chiamare con un nome diverso. Abbiamo usato questo titolo per sottolineare le differenze che ci caratterizzano: alla fine una stessa cosa può chiamarsi in mille modi diversi ma rimanere sempre quella.

De Soda Sisters

La povertà, i diritti negati e le lotte per ottenerli: sono sempre importanti i temi che cantate. Cosa vi preme che passi quando vi esibite?
Il gruppo nasce per portare avanti una cultura del passato, nei canti e nelle tematiche, una cultura che si rivela sempre comunque attuale. Quella che suoniamo è una musica che non è morta, che riarrangiata prende una nuova veste e può far avvicinare a certi argomenti un pubblico che in altri casi non ascolterebbe. Ogni pezzo ha un suo perché, ma di base vogliamo invitare a portare avanti i propri ideali, a lottare per qualcosa che è giusto. Questo non toglie che si possa parlare di cose serie divertendosi.  

Alla base dei vostri concerti c’è un’attenta ricerca, che vi conduce a brani di musica popolare che spesso hanno rilevanza storica. Sentite la responsabilità di essere custodi e divulgatrici di un patrimonio prezioso?
Quando si fanno gli arrangiamenti si cerca sempre di mantenere qualcosa di quello che era, con una grande consapevolezza dei pezzi che si vanno a toccare. Spesso la musica popolare è vista in modo quasi sacro, ma non riusciamo mai a non mettere qualcosa di noi anche in pezzi non nostri. Più che la responsabilità, quindi, sentiamo la bellezza di veder rivivere qualcosa.

C’è una canzone del cuore, quella che non vi stancate mai di cantare e che mette d’accordo tutte quante? Penso La mamma un vole, nessuna si tira mai indietro davanti a quella, è sempre in scaletta. Unisce Firenze (quindi me) a Livorno, con delle strofe aggiunte da Benedetta e Veronica. È un po’ il simbolo del gruppo.

Lo scorso anno avete vinto un premio per il cantautorato.
Sì, il premio Roberto Rizzini a Verona. Abbiamo vinto con un nostro pezzo che ha ben tre titoli: Soda City, La ballata di Rosignano o Vai, vai alla Solvay. È chiaro che è una canzone su Rosignano, ma in particolare sulle sue spiagge bianche, su come sono nate e su tutte le leggende che si portano dietro.

Con una campagna di fundraising siete riuscite a ottenere uno straordinario successo: il vostro terzo disco uscirà a breve. Qualche anticipazione?
L’uscita è prevista per inizio estate e ci saranno diverse canzoni scritte da noi: in particolare io ho contribuito con un brano che racconta come oggi ci domini la paura del diverso. Tra i pezzi storici si saranno La lega delle donne, Amore ribelle e Quei briganti neri.

La prossima occasione per ascoltarvi?
Suoneremo il 25 aprile a Follonica, per il Festival Resistente.

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