Attualità/

È morto Andrea Camilleri, la Toscana gli dice addio

Lo scrittore siciliano, cittadino onorario di Santa Fiora (Grosseto), aveva un pezzo di cuore in Toscana. Le parole di Montale lo avevano fatto innamorare

Andrea Camilleri e Federico Balocchi, sindaco di Santa Flora

Andrea Camilleri non c’è più. E presto, con lui, morirà anche Montalbano. Lo scrittore siciliano, che un angolo del suo cuore ha sempre riservato all’amore per la Toscana, è morto alle 8.20 di stamani, mercoledì 17 luglio, all’Ospedale Santo Spirito di Roma. Si trovava ricoverato dal 17 giugno, complice un arresto cardiaco. A darne l’annuncio è stata proprio la Asl Roma 1, che ha manifestato il suo cordoglio. «Le condizioni sempre critiche di questi giorni si sono aggravate nelle ultime ore compromettendo le funzioni vitali. Per volontà del Maestro e della famiglia – hanno detto i sanitari – le esequie saranno riservate. Verrà reso noto dove portare un ultimo omaggio».

Anche la Toscana, come detto, si unisce commossa al ricordo. Quella Toscana che, come ricorda il Tirreno, Camilleri definì come quel territorio che «scoperto leggendo Montale». Poi, immancabile, il riferimento a Santa Fiora, bellissimo borgo del grossetano che conta poco più di 2.500 abitanti. «È diventata la mia casa», disse Camilleri. «Ma con dolore noto che si sta spopolando».

Ebbene, tra quegli abitanti c’era anche il suo nome. Lì, infatti, aveva comprato casa. Con l’Amiata, quindi, Camilleri aveva scelto Bagnolo di Santa Fiora. «Ci sono arrivato per la pubblicità che di questo posto ne faceva un pittore locale, David Grazioso» racconto al Tirreno. «Sono rimasto subito incantato dal paesaggio. Intanto un amico comune, anche lui un artista, Angelo Canevari, si era comprato lì una casetta. Due anni dopo mi capitò una buona occasione e ne approfittai. Incantato, torno a ripetere, dal luogo, dal silenzio e dalla qualità schiva ma amichevole dei suoi abitanti».

Puntale, sentito e immediato è arrivato anche il ricordo del sindaco di Santa Fiora, Federico Balocchi. Andrea Camilleri era cittadino onorario e il Teatro della località amiatina è a lui intitolato. «Vorrei trattenerti. Non lasciarti andare. Anche se restano i tuoi libri» ha scritto il sindaco. «Sarà un lungo arrivederci perché ogni volta che sfoglierò una pagina sentirò la tua voce e il tuo gentile intercalare. Sono contento di averti visto emozionato quando ti ho consegnato la cittadinanza onoraria di Santa Fiora e quando il nostro teatro ha preso il tuo nome. Ho avuto un privilegio, ho conosciuto un Camilleri speciale, vicino di casa. Ci legava un affetto in comune per l’Amiata e Santa Fiora e condividere qualcosa di così grande rendeva il rapporto più intimo. Camilleri era generoso, nel cuore appassionato. Lo dimostrava. Mi ha abbracciato due volte e quelle due volte me le ricorderò. Voleva mio tramite, in un gesto, restituire la sua gioia a tutti i suoi concittadini. Lo volle fare in silenzio. Oggi, raccontandolo, provo lo stesso piacere, immenso piacere, che quel suo riconoscimento rappresentava. Vorrei trattenerti, vorrei dirti di non andare, vorrei ritrovarti al Bagnolo e riascoltare quel linguaggio che invecchiando ti riconduceva sempre di più verso la tua Sicilia, musica di parole che comprendevo oltre la struttura lessicale. Non ti ho mai chiamato con il tuo nome, Andrea».

Sulla morte dello scrittore siciliano è intervenuto anche il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi: «Camilleri dobbiamo ringraziarlo per la sua letteratura popolare e colta e per non aver mai fatto mancare la sua voce sulle grandi questioni democratiche e costituzionali del Paese, per non essersi mai distratto. Una lezione che non dimenticheremo. Campione e costruttore di un’Italia civile, aperta, solidale, mai smemorata del fascismo e delle tragedie italiane – prosegue il presidente – Capace come Tiresia di vedere oltre le apparenze e le contingenze, di indovinare il destino degli italiani. Nella sua letteratura c’è tutto, grandi e piccole cose quotidiane nell’universalità della sua terra siciliana. Così è riuscito a parlare a tutti, senza mai nascondere il suo progressismo, il suo umanesimo profondo. Come toscani siamo anche onorati di averlo avuto come concittadino di Santa Fiora il cui teatro è a lui intitolato».

«Ci mancheranno la sua schiettezza, la sua semplicità, il suo coraggio, il suo impegno civile e politico e le sue storie» commenta Monica Barni, vicepresidente della Regione Toscana e assessore alla cultura. «Quelle storie e indagini del commissario di Vigata che dopo il terzo libro Camilleri iniziò a sporcare con la realtà: il G8 di Genova, l’immigrazione, la corruzione sugli appalti pubblici. Camilleri si interrogava sull’Italia – a volte in prima persona, altre mediante il suo alter ego – e rispondeva senza sottrarsi ai temi politici più scottanti. E non poteva essere diversamente – dice Barni – lettura e cultura sono strumenti che ci aiutano ad essere cittadini attivi. E questo il loro compito. Ci mancherà anche la sua lingua. Camilleri confessava di usare parole dialettali non trovando a volte l’equivalente nella lingua italiana. Non è solo, diceva, una questione di cuore, ma anche di testa. La lingua e il suo uso sono infatti forme di vita ed anche di questo Camilleri era maestro».

«Camilleri ha la narrazione nel sangue. Tutte le volte che l’ho incontrato mi ha riempito di storie, bellissime, con quel modo di parlare che sentivo come un’aria di famiglia». A dirlo è Alfonso Maurizio Iacono, amico e conterraneo dello scrittore oltre che preside della Facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Pisa che gli conferì la laurea honoris causa nel 2005. E proprio al 26 maggio di quell’anno risale la Lectio Magistralis di Camilleri, dal titolo “Le fabbriche del credere”.

Topics:

Potrebbe interessarti anche
I più popolari su intoscana