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Calcio, anticalcio, punk e pedate: il ritorno dei Sex Pizzul

Irene Bavecchi, Francesco D’Elia e Simone Vassallo continuano la loro avventura raccontando con la musica le storie incredibili dello sport più bello del mondo

Sex Pizzul

Su un palco oppure in curva Fiesole sono questi i luoghi dove si sentono più a loro agio i Sex Pizzul esplosivo trio fiorentino che ha dedicato la sua vita alla musica e al calcio in parti uguali e più nello specifico alla musica che parla di calcio. La band fiorentina è composta da: Irene Bavecchi (basso e voce), Francesco D’Elia (synth e voce) e Simone Vassallo (batteria e voce). Anticalcio è il loro il secondo disco e prosegue il percorso musicale intrapreso con il primo album Pedate.

Con un sound più ricco e profondo rispetto al passato la band continua il suo viaggio attraverso le storie dello sport più bello del mondo, in cui si incrociano loser in cerca di riscatto, squadre sull’orlo del baratro che nel giro di cinque minuti compiono l’impresa della vita e personaggi veri ed inventati, ma non per questo inverosimili: un calciatore marocchino, abbacinato dall’ingannevole e lussurioso mondo del calcio occidentale, in cui si fondono maccheronicamente arabo, italiano, inglese, portoghese e russo (Mounir), la pazzesca rimonta del Liverpool nella Champions vinta contro il Milan (Remuntada), un dribblomane che si identifica in una zanzara che punge e va dritta a fare gol (Mosquito), un coro di incitamento a un centravanti viola (Cholito). Ultima, ma non per importanza, Dribbling, un tributo, come fosse un remix, a Piero Umiliani, già tema de La Domenica Sportiva a fine anni ’60, come i Sex Pizzul hanno già fatto con Oscar Prudente nella fortunata Stadium del primo disco.

Ecco la nostra intervista a Francesco D’Elia.

Ciao Francesco! Inizio subito con una domanda difficile, pur essendo uno sport che ha delle regole ben precise si può dire che il calcio ha uno spirito punk, un po’ a scatti come la vostra musica?
Sì, è l’essenza stessa della ragione per cui abbiamo messo su il gruppo, cioè le analogie tra il calcio e la musica. La musica punk ha forse molte più regole a partire dall’essenzialità armonica e ritmica di quanto non si creda. Il bello del calcio e della musica punk è che fondamentalmente possono esorbitare da queste regole e l’imprevedibilità è sempre dietro l’angolo.

Come mai dopo ‘Pedate’ avete intitolato il vostro secondo disco ‘Anticalcio’?
Perché ne è l’evoluzione. Se in Pedate era importane sfangarla cioè sopravvivere, in Anticalcio si raggiunge l’estremo apice di questo discorso. Se anche sei nella melma più nera, cioè in una situazione di difficoltà può uscire dal cilindro una giocata risolutiva, un’impresa incredibile e si può ribaltare completamente la situazione fino ad arrivare a vincere una coppia dei campioni anche se stai perdendo tre a zero, Cholito può diventare un fenomeno, Mounir può fare goal a San Siro e via dicendo.

Mounir è il pezzo esplosivo che apre il disco in cui canti in arabo, italiano, inglese portoghese e russo, come mai questa scelta?
Forse perché il calcio è sempre più globale e internazionale? È una scelta atipica rispetto al resto del disco che è quasi tutto in inglese. Diciamo che per rendere più colorato il pezzo ci servivano molti colori dal punto di vista musicale e forse anche dal punto di vista linguistico. Cantiamo abbastanza in questo disco, anche se noi avevamo come idea originaria quella di essere un gruppo solo strumentale, quindi aveva consequentemente più senso utilizzare non solo una lingua ma più di una e che tutti questi linguaggi ci facessero rimbalzare tra varie parti del globo. Il nostro inglese in realtà non è così ferreo.

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È un po’ come quando gli allenatori italiani vanno ad allenare all’estero e parlano un inglese un po’ maccheronico, per fare un paragone calcistico
O come gli allenatori stranieri che vengono ad allenare in Italia, diciamo che ci si capisce, ci si intende. I calciatori e la gente di calcio poi è difficile che siano anche uomini di lettere, quindi la maccheronicità è coerente col discorso di fondo.

Avete lasciato alla lady del gruppo Irene i due pezzi più ‘tranquilli’ del disco: Dribbling e Knight Move
Knight Move racconta come uscire da una situazione difficile che può voler dire molte cose effettivamente. Cantata da una donna può portare ad associarla alla condizione femminile, ma non è necessariamente così che l’avevamo pensata. La scelta di Irene è perchè semplicemente i pezzi si prestavano meglio a un cantato femminile da un punto di vista musicale. Dribbling è una melodia molto piana a una tonalità che non avrebbe avuto senso canta da un uomo. Per quanto riguarda Knight Move il cantato tra il sussurrato dell’inizio e i vari crescendo che deflagrano nel finale, è molto più nelle corde di Irene.

Come lavorate ai pezzi? Ognuno scrive qualcosa e poi vi confrontate oppure scrivete tutti insieme?
I pezzi nascono provando cose a caso e tenendo buone le cose che ci vengono bene in sala prove. Lì costruiamo.

Ascoltando Dissin’ My Miss (Y) mi sono venuti in mente i Run The Jewels, sono tra i vostri ascolti?
Ti ringrazio, io li ho ascoltati molto, mi fanno veramente impazzire. Anche Missy Elliot è stata fonte di ispirazione, abbiamo citato quasi letteralmente un suo pezzo.

Invece Cholito nasce come incitamento per un giocatore della Fiorentina, giusto?
Sì è un centravanti viola che è andato un po’ in crisi cosa che capita spesso ai nostri numeri 9. È un incitamento a fare qualcosa, come quando Moretti incitava D’alema a fare qualcosa ‘di sinistra’. Dai fai qualcosa, magari non goal, ma fai qualcosa. Infatti poi l’ha fatto è andato via ed è diventato fortissimo, o forse lo è sempre stato.

Quello che mi colpisce dei vostri dischi e di questo in particolare è la vostra grinta, la vostra forza d’impatto. Da dove viene? Si può dire che portate nel live il tifo calcistico?
Per noi stare sul palco è già una fonte di energia notevole, tant’è che una volta che sei lì non vorresti più scendere. Adesso abbiamo trovato una scaletta che ci fa sembrare il concerto cortissimo, quindi bene da un lato, dall’altro è un qualcosa che ci fa venir voglia di stare lì per due ore. Per me e Simone che tifiamo questo viene accresciuto dal tifo, anche se ora tifare Fiorentina è un po’ complicato nonostante tutto. Ma se ci caliamo nel mood giusto per noi è come suonare e tifare calcio contemporaneamente, quindi unire foga agonistica e foga musicale. Doppio godimento.

Un parere sulla stagione della Fiorentina, era partita molto bene, ora sembra che siano arrivati i nodi al pettine
Quanto tempo ho? Molto rapidamente direi che bisogna avere un po’ di pazienza, il fiorentino non ce l’ha. L’entusiasmo iniziale che aveva portato il cambio di proprietà non dico che deve continuare a tutti i costi, ma non bisogna neanche passare al disfattismo più estremo come succede a Firenze. Quando abbiamo vinto a Milano eravamo fortissimi, Chiesa era fantastico, Montella un genio, ora facciamo schifo, non è così. Cerchiamo di restare con i piedi per terra anche se il tifoso vive di continui passaggi tra stalle, stelle, letame e fiori. In realtà è giusto anche essere un po’ estremi, le scale di grigio ci piacciono poco.

Quando potremo sentirvi suonare?
In Toscana il 21 febbraio al Caracol a Pisa, per Firenze siamo in trattativa per una data a fine febbraio, ma ancora non si può dire.

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