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Il fallimento? Ha il suono del boom: la storia di Pietro Fruzzetti

Per lui il fallimento ha il suono di un grande boom, ma è il metronomo che detta il tempo della propria canzone professionale. Lo spiegherà alla prossima Fuckup Night.

Pietro Fruzzetti è laureato in marketing e, come gli altri speaker della prossima Fuckup Night di Firenze (il 4 aprile a Impact Hub), lavora nel mondo del digitale. Con l’obiettivo di sviluppare identità di branding per le aziende apre una prima società nel 2009, ma è nel 2015 che fa il grande passo: nasce Stiip, agenzia che si occupa di digital transformation. Apparentemente tutto va per il meglio, ma nel novembre del 2018 Pietro prende la decisione di cedere le sue quote. Che cosa è andato storto?

«Quando ho deciso di cedere le mie quote» – ci spiega Pietro – «è stato per me un passo indietro, un ripartire da zero. In realtà è stata una decisione presa d’istinto, una scelta data da una mancanza di visione condivisa. Diciamo che è stato un fallimento personale più che professionale. Le difficoltà che affronti dopo non sono poche, perché comunque devi iniziare di nuovo e lo fai con tutte le insicurezze del caso. Quando poi chiudi i rapporti con un’azienda che con te ha costruito molto, ti porti dietro anche aneddoti personali, ma questi risvolti individuali non sono da considerarsi come rimpianti, ma solo un elemento per costruire qualcosa di positivo».

Pietro non riparte di certo totalmente da zero, ma anzi porta con sé tutto il vissuto dell’esperienza precedente in un nuovo entusiasmante progetto. E lo fa con parte del gruppo di lavoro che l’ha accompagnato in Stiip.

«Il bello in tutto questo cambiare rotta è che in diversi sono rimasti con me. Abbiamo creato insieme una digital agency nuova, che mette al centro le persone e i loro perché», ci racconta.

La presentazione ufficiale dell’ultima avventura di Pietro avverrà proprio alla Fuckup Night di giovedì. BigMark, questo il nome del nuovo brand, si pone come mission quella di guardare a un ecosistema sociale globale, senza la rigida esigenza di concentrarsi sul mero fatturato. Tra i potenziali clienti ci sono infatti piccole-medie imprese come quelle già raggiunte con la popolata community Web Marketing per artigiani, ma non solo: a decidere di affidare la costruzione del proprio personal brand sono anche personaggi noti, come critici enogastronomici o musicisti.

È quello che dici in un tuo articolo di qualche tempo fa. Giusto, Pietro? Inviti chi si muove nel mondo digitale a essere meno bot e più persone. Le persone, però, sono più inclini all’errore: dove sta il vantaggio di lavorare meno per algoritmi?

«C’è una parola che oggi è molto abusata, ma che è da definire bene: storytelling. Quando si pensa a una fiaba, una di quelle che ci raccontavano da bambini, ci si ricorda subito che il protagonista vinceva, che c’era il lieto fine, ma spesso si dimentica che per arrivare a quel punto c’erano prima luci e ombre e che tanti erano gli intoppi da passare. In più, la soluzione non arrivava mai senza l’aiuto di qualcuno o di qualcosa. Ecco, noi siamo così: imperfetti. Ed è proprio questa nostra imperfezione a generare empatia, portando poi a relazioni più forti e a una maggiore credibilità. Insomma, meglio imperfetti, ma autentici».

È ciò che si fa con una strategia di branding, insomma. Riconoscere il proprio valore e riscoprirsi per quello che si è, senza per forza amplificare.

«Sì, la lettura di quello che sei è molto importante. È proprio così che ho deciso di affrontare la Fuckup Night: la prendo un po’ come un’autoanalisi. Non racconterò tanto la mia esperienza di fallimento, ma piuttosto quanto il fallimento lavora su di te. Sarà un esercizio di ascolto per arrivare a rispondere a una domanda in particolare: che rumore fa il fallimento?»

Hai già una risposta?

«È un boom assordante, è il suono di una pesante caduta, forte, ma subito dopo cominciano a uscire altri suoni che ti accompagnano nel percorso di rivincita, di crescita. Mi piace dire che il fallimento è il metronomo della proprio canzone professionale, detta il tempo»

A proposito di tempo, in un video di qualche giorno fa ti sei definito un impaziente seriale, ma chi a chi ti segue dici che è con la pazienza che si misurano i risultati. Forse non c’è una ricetta unica per sopravvivere a un insuccesso, ma c’è qualcosa che, da parte tua, puoi consigliare a chi si trova ad affrontare un ostacolo o un rallentamento nel tuo stesso mondo lavorativo?

«Se sei un impaziente seriale, trova un razionale convinto che possa permetterti di guardare dove tu non guardi e che ti metta in condizione di ricordarti i passi falsi che hai fatto. Contemporaneamente, circondati di persone che hanno una visione simile alla tua e che ti fanno spingere sulle tue idee. Continuando con la metafora del proprio lavoro come una musica, occorre armonia».

Ecco che allora appare chiaro come la vita professionale, al pari di quella personale, sia fatta di più e di meno, di alti e bassi, cadute e conquiste, fallimenti e ripartenze, tutti binomi inscindibili che sono alla base di questa e delle altre storie delle Fuckup Nights.

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