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Cooperative di comunità: una nuova legge e un bando in arrivo

La Regione ha approvato una norma che aiuta il ruolo delle cooperative di comunità e presto stanzierà risorse per 740mila euro

La Toscana continua a investire sulle cooperative di comunità, le realtà animate spesso da giovani e donne che stanno rivitalizzando economicamente e socialmente i borghi dei territori più svantaggiati.
Il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità la norma proposta dalla giunta toscana sulle cooperative, che aiuterà a promuoverne il ruolo o la messa disposizione di beni comuni della Regione o di altri enti ora poco o per niente utilizzati. E intanto a breve, dopo la prima sperimentazione dell’anno scorso, si appresta ad uscire un secondo bando, per finanziare altri progetti, che stanzierà 740mila euro.

“Le cooperative di comunità vanno messe in rete – sottolinea l’assessore alla presidenza della Toscana, Vittorio Bugli, che ha proposto la modifica alla legge 73 del 2005 sullo sviluppo del sistema cooperativo della Toscana approvata oggi dal Consiglio regionale . “Occorre dare – spiega – alle cooperative di comunità dei servizi e una via d’accesso facile. C’è bisogno di questa legge, ma serve anche una norma nazionale e per questo proporrò una discussione e poi una proposta di legge in Parlamento per una legge nazionale”.

Quelle di comunità sono cooperative speciali, di cui fanno parte tutti gli abitanti (o quasi) di un borgo. Fino all’anno scorso la più famosa in Toscana era quella del Teatro Povero di Monticchiello, paese del senese colpito dalla crisi della mezzadria all’inizio degli anni Settanta e che allora ha scelto di aggregarsi intorno ad un’idea di teatro di piazza che costituisce oggi un’economia importante per i residenti. A dicembre del 2018, su spinta anche del bando della Regione che ha messo a disposizione poco meno di un milione e 200mila euro e finanziato venticinque esperienze (poi diventate ventiquattro) molte altre cooperative sparse in Toscana sono nate, si stanno costituendo o si sono fatte nel frattempo conoscere.

Molte sono per lo più animate da giovani e donne, da gente che magari ha studiato e vuole provare a mettere a disposizione le proprie capacità nel posto dove è nata e non essere costretta invece ad andarsene. C’è chi punta al turismo sostenibile o alla valorizzazione dell’ambiente o dei beni culturali del posto. C’è chi pensa all’agricoltura, alla pesca o alla promozione di altre eccellenze enogastronomiche. Si creano così occasioni di lavoro e si mettono insieme attività economiche che da sole non avrebbero più la forza per andare avanti, da rilanciare magari attraverso le opportunità offerte dalla rete e collegamenti ad internet veloci che la Regione Toscana, con risorse proprie e dell’Europa, ha portato anche nei borghi e paesi più sperduti, laddove il privato aveva rinunciato ad investire. Tutte sono poi pronte ad investire gli utili in servizi ai residenti o per la manutenzione di sentieri, strade, arredi urbani ed altri beni comuni.

Le cooperative di comunità sono sicuramente un esempio di economia collaborativa. “Andammo a vedere la gente che faceva pooling, poi nacque il Libro Verde Collabora Toscana, quindi abbiamo fatto la legge – riassume Bugli – prima c’è stata la sperimentazione, poi le norme”. “Dal 2017 – aggiunge – stiamo portando avanti politiche di innovazione che riguardano la collaborazione. Credo che la Toscana abbia prodotto le sue cose migliori, anche le riforme, quando sono venute da un’esigenza di rigenerazione di una comunità”.

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