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L’esperimento della caduta dei gravi di Galileo rivive a Pisa ma fu un fake

A Piazza dei Miracoli è stato ripetuto il celebre esperimento in uno spettacolo divulgativo che svela la verità storica: lo scienziato in realtà non lo realizzò mai

La Torre di Pisa

Quattrocento anni dopo è andato in scena nei giorni scorsi in piazza dei Miracoli, a Pisa, l’esperimento della caduta dei gravi dalla sommità della Torre pendente che secondo la leggenda Galileo avrebbe compiuto per dimostrare che oggetti dal peso diverso cadono alla stessa velocità.

Uno spettacolo divulgativo di quello che, in realtà, è un falso storico, ovvero la prova di gravità che Galilei avrebbe compiuto dalla sommità del campanile più celebre al mondo e che invece non ha mai fatto. La dimostrazione scientifica rientra nell’ambito dell’International Conference on Quantum Gases Fundamental Interactions and Cosmology, il simposio di fisica giunto alla sua seconda edizione in Italia, che riunisce fino a venerdì scienziati specializzati in fisica delle interazioni fondamentali, cosmologia, astrofisica e fisica della materia.

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Nei panni di Galileo l’attore Federico Guerri, che ha intrattenuto con un testo in rima convegnisti e curiosi mentre Steven Shore, ordinario in astrofisica all’Università di Pisa, ha lanciato i pesi per tre volte.

La dimostrazione della caduta dei gravi dalla Torre, di cui Galileo ci è stato maestro, mette a fuoco la potenza e bellezza del pensiero scientifico, di cui del modo con cui chi fa scienza cerca risposte a domande ogni volta nuove. La domanda è se oggetti di composizione o massa diverse cadano per gravità con la stessa accelerazione e arrivino in fondo insieme, una forma del cosiddetto principio di equivalenza tra massa inerziale e gravitazionale. Come è arrivato Galileo a questa conclusione? A far cadere oggetti dalla Torre non avrebbe avuto la precisione necessaria, con al più una clessidra a disposizione: un corpo impiega poco più di 3 secondi a cadere da un’altezza di 50 metri.
Galileo ha dunque usato un pendolo, con cui ha potuto  “far cadere” oggetti avanti e indietro in gravità per mille “vibrazioni” da – per esempio – un secondo ciascuna. È questo stesso tipo di concetto che scienziate e scienziati di oggi usano in esperimenti di alta precisione, facendo oscillare supermolecole in trappole di luce oppure densità di elettroni in atomi, anziché il lampadario del Duomo.

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