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Vita di un giardiniere: Ivo Matteuzzi da quarant’anni a Boboli

Un giardino unico, apprezzato e ammirato come modello in tutto il mondo, ma chi si occupa della sua cura costante? Siamo andati a scoprirlo

Ivo Matteuzzi

Nel modo in cui accarezza le ‘sue’ rose nei numerosi video realizzati quest’estate per la pagina Facebook delle Gallerie degli Uffizi si capisce che quello che fa Ivo Matteuzzi non è solo un lavoro ma la passione di una vita. Ivo ha iniziato a lavorare a Boboli come giardiniere il 12 ottobre 1978, 42 anni trascorsi a studiare e curare il giardino voluto dai Medici.
Boboli è uno dei giardini più famosi del mondo e venne acquisito dai Medici nel 1549 per volere di Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I de’ Medici che lo affidò all’architetto del verde Niccolò Tribolo che aveva già lavorato ai giardini della villa medicea di Castello. Il giardino fu poi ampliato, triplicato per estensione da Cosimo II nel ‘600 con il secondo asse verso Porta RomanaÈ il primo modello di giardino all’italiana che divenne un modello per molte corti europee.
Boboli costituisce un vero e proprio museo all’aperto, popolato di statue antiche e rinascimentali, ornato di grotte, prima fra tutte quella celeberrima realizzata da Bernardo Buontalenti, e di grandi fontane, come quella del Nettuno e dell’Oceano. Contiene veri e propri capolavori di architettura come il settecentesco padiglione del Kaffeehaus, raro esempio di rococò in Toscana o la Limonaia, costruita da Zanobi del Rosso fra il 1777 e il 1778. Boboli è un giardino che si rinnova pur nel rispetto della sua tradizione e dal 2013 è patrimonio UNESCO. Noi siamo andati a intervistare chi se ne prende cura da oltre 40 anni, ecco la nostra intervista a Ivo Matteuzzi.

Salve Ivo, quanti giardinieri lavorano a Boboli?

Mediamente siamo sei, sette persone fisse, ma per i lavori pesanti come portare fuori gli agrumi o tagliare i prati vengono ad aiutarci anche altre persone. L’associazione Amici di Pitti e l’associazione Per Boboli ci mandano spesso volontari. Il volontariato è una pratica usata in tutti i giardini d’Europa, ci teniamo molto, è impegnativo perchè i volontari vanno seguiti costantemente e istruiti ma ci danno un grande aiuto nei lavori piccoli ma fondamentali per l’armonia del giardino. Abbiamo anche una convenzione con l’Istituto Tecnico Agrario che ci manda studenti per fare stage. Io coordino anche stagisti stranieri, due o tre persone all’anno, danesi, spagnoli e francesi che stanno con noi due o tre mesi d’estate a lavorare.

Conosciamo i Medici come grandi collezionisti d’arte ma amavano anche collezionare piante da tutto il mondo, quali sono le più preziose e rare qui a Boboli?
Sicuramente la collezione di agrumi è una delle più importanti d’Europa. In passato gli agrumi erano molto utili e richiesti perchè se ne ricavavano profumi, per motivi gastronomici e anche perchè si portavano nei viaggi in mare per la vitamine. Poi c’è l’orto botanico con la sua collezione di piante acquatiche. Io in particolare mi occupo di curare le rose di Boboli, abbiamo ricostituito la collezione tenendo conto degli elenchi del 1847. Le verietà di rose sono 24 mila in tutto il mondo. Nella collezione a Boboli andiamo avanti collezionando anche nuove piante ma nel caso delle rose abbiamo fatto una selezione solo di rose classiche. Le rose classiche hanno profumazione, colori pastellati, sfumati e nella maggior parte hanno colori freddi. Non abbiamo rose con colori giallo limone, o arancione salmonato o un rosso mattone. Questo è il criterio scelto da me e dalla direzione. Un altro modo di tenere un giardino è quello di costruire un gioco di colori con aiuole con fiori di un unico colore per ottenere un colpo d’occhio, un effetto cromatico. A Boboli non è così. Tanti visitando le aiuole ci dicono: ‘che confusione!’, ma bisogna capire che Boboli ha un’eleganza architettonica, con 106 statue per 33 ettari. Con tutta questa ricchezza architettonica non si possono fare dei colpi di colore troppo forti, servono i colori freddi.

Qual è il momento più bello per vedere il giardino?
Sicuramente maggio-giugno, buona parte delle rose che curo io fioriscono solo una volta, l’80% in primavera. Nei giri perimetrali dei giardini ci sono poi i vasi d’agrumi. Ma Boboli è un giardino sempre bello da vedere, d’inverno c’è lo splendido disegno geometrico con le siepi di bosso. 

Il lavoro del giardiniere si svolge durante tutto l’anno in armonia con la natura, quali sono i lavori più importanti e più impegnativi?
Uno dei lavori più importanti è la potatura delle siepi che inizia in autunno e finisce nella tarda primavera. Si evitano i mesi freddissimi e caldissimi. Noi abbiamo 90 mila metri quadrati di siepe da potare, nove ettari. Questo è il lavoro più importante da cui non si può prescindere perché Boboli è fatto di volumi, si devono geometrizzare anche le piante. Poi c’è il taglio dei prati, sei ettari, 60 mila metri. I prati fanno parte di quel ‘vuoto-pieno’ che crea l’armonia e la bellezza. Un’altra cosa importante è la pulizia dei viali dalle erbacce, 9 ettari di viali ghiaiato da tenere puliti e da controllare il drenaggio. Quando piove l’acqua deve andare via da sotto, non deve scorrere in superficie quindi c’è un reticolo sotto terra che fa si che l’acqua si rallenti e non porti via la ghiaia. Queste sono le tre voci più importanti, se si trascurassero queste tre attività Boboli tornerebbe ad essere un bosco

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