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San Valentino ad ‘arte’: 5 opere che celebrano l’amore

Dalla ‘Nascita di Venere’ fino alla ‘Psiche abbandonata’, un itinerario nel quale anche l’arte parla di sentimento

L’arte ha celebrato spesso l’amore, in ogni sua forma. Lo hanno fatto anche i grandi maestri, realizzando capolavori entrati nella storia. Oggi – in vista di San Valentino – vi proponiamo 5 opere di Sandro Botticelli, Jacopo Pontormo, Piero Della Francesca e Pietro Tenerani, oltre ad un reperto straordinario di epoca romana.

La nascita di Venere di Sandro Botticelli

È uno dei quadri più noti al mondo e porta la firma di Sandro Botticelli.  Datata 1485 c., l’opera rappresenta l’approdo sull’isola di Cipro della dea dell’amore e della bellezza, nata dalla spuma del mare e sospinta dai venti Zefiro e, forse, Aura. Il tema del dipinto, che celebra Venere come simbolo di amore e bellezza, fu forse suggerito dal poeta Agnolo Poliziano.

Con molta probabilità la commissione di questo quadro arrivò direttamente dalla casata dei Medici anche se le prime notizie sul dipinto risalgono – per opera di Vasari – al 1550, quando sono citate nella Villa di Castello. Botticelli, nel raffigurare la Venere, si ispirò alle statue di epoca classica, mentre la coppia dei Venti che vola abbracciata è una citazione da un’opera antica, una gemma di età ellenistica posseduta da Lorenzo il Magnifico. L’opera si trova alla Galleria degli Uffizi di Firenze.

I Duchi di Urbino di Piero della Francesca

Il più famoso ritratto al mondo che rappresenta una coppia: a realizzarlo fu uno tra i più grandi pittori del Rinascimento, Piero della Francesca.
L’opera – conservata agli Uffizi – si ispira alla numismatica antica e mette le figure dei due coniugi una di fronte all’altra, rappresentando i due di profilo, un taglio – questo – che garantiva una verosimiglianza e precisione nella resa dei particolari.   Un doppio ritratto che risulta originalissimo per l’equilibrio tra l’impostazione prospettica, tipica dei maestri fiorentini, con la rappresentazione della natura, dove si ravvisa invece l’influenza della pittura fiamminga.

Psiche abbandonata di Pietro Tenerani

L’opera di Pietro Tenerani, datata 1819 circa, si trova alla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, a Firenze. L’artista, nella sua scultura, si confronta con la favola mitologica di Apuleio, che narra la storia di Amore e Psiche, un amore tra la giovane fanciulla e il figlio di Venere. Un sentimento che trovò l’avversione della Dea.

Così Amore ogni notte faceva visita alla sua amata, a patto che i loro fugaci incontri si tenessero obbligatoriamente al buio. Regola che Psiche infranse: curiosa di godere della bellezza di Amore, ne illuminò il viso mentre lui stava dormendo. Amore non accettò il ‘tradimento’ per quel patto infranto tra innamorati e lasciò la fanciulla. Ecco, Tenerani, immortala, in quest’opera proprio il momento più tragico di tutta la storia, quell dell’abbandono, realizzando così una delle opere più celebri del Neoclassicismo italiano.

Il sarcofago matrimoniale dei Dioscuri e Leucippidi

Di epoca romana (risalente al II secolo d.C.) l’antichissimo sarcofago è conservato agli Uffizi e rappresenta il matrimonio dei Dioscuri con le Leucippidi.Un’opera che testimonia come l’amore – a volte – ha generato morte e guerre.
In questo caso il mito racconta degli invincibili Castore e Polluce, figli di Zeus e di Elena, che – durante il viaggio per la spedizione degli Argonauti – incontrano due bellissime fanciulle, figlie di Leucippo, re di Messenia, di cui si innamorarono ma già promesse spose agli Afaridi.
Questi ultimi, colpiti da ira funesta, ingaggiano una battaglia sanguinosa, nella quale perde la vita Castore. Polluce chiede a Zeus di prendere anche la sua vita ma il padre rifiuta concedendo invece al figlio di perdere metà della sua immortalità a favore del fratello. Questo sarcofago fu ammirato dagli occhi di uno dei più grandi teorici del Neoclassicismo, Johann Joachim Winckelmann, durante una visita a Villa Medici a Roma. L’opera venne portata a Firenze alla fine del Settecento.

Vertumno e Pomona di Pontormo

È stato uno dei più grandi pittori manieristi, Jacopo Pontormo, a raccontare il mito di Vertumno e Pomona, in una lunetta rappresentata all’interno della Villa Medicea di Poggio a Caiano.
La dea, come narra Ovidio nelle Metamorfosi, sarebbe stata sinceramente amata solo dal Dio Vertumno, che l’avrebbe lungamente corteggiata, addirittura cambiando le proprie sembianze pur di conquistare il suo cuore. Le due divinità sono rappresentate in abiti contadini, a significare che Pontormo decise di raccontarne la storia in un’atmosfera rurale. Secondo alcune interpretazioni degli storici d’arte l’affresco potrebbe anche celebrare il destino e l’immortalità del casato mediceo.

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