La voce di Masini e i testi delle sue canzoni graffiano oggi come 25 anni fa. E lo si è sentito bene anche nel concerto che il cantautore ha tenuto all'Obihall di Firenze, nella sua città, davanti al suo pubblico. Due ore di successi in un viaggio a ritroso nel tempo che è partito dall'ultimo brano presentato quasi un anno fa al Festival di Sanremo, “Che giorno è”, fino ad arrivare al singolo che lo consacrò e lo portò alla ribalta, quel “Disperato” che Masini canta con la stessa dannata grinta di ieri. Un urlo liberatorio, lo stesso di Vaffanculo e Bella Stronza, altre hit in scaletta, accompagnate dai cori decisi della platea. E poi la vena romantica di T'innamorerai, Cenerentola Innamorata, Raccontami di te e ancora la struggente Ci vorrebbe il mare, dove Masini tocca morbide corde, la voce quasi accennata che poi riprende potente, come un vulcano che getta fuori lava senza filtri, senza mediazione alcuna. Questa, alla fine, è un po' la caratteristica dell'artista da quando era un giovane cantante ad oggi, uomo cinquantenne: raccontare le verità, anche quelle scomode. Cantare i momenti bui, senza edulcorare la pillola, il disagio, l'inadeguatezza verso la società, le incomprensioni. Cantare di un “Caro babbo” da amare e odiare, di un'Italia da salvare, delle amare leggi del successo e di quelle dei sentimenti, mai incasellabili, mai semplici. Non ha mai cercato la hit per vendere, Marco Masini. Ha saputo star fuori dal giro quando non aveva qualcosa da esprimere al suo pubblico, è tornato in grande spolvero quando era il momento.
25 anni di coerenza e i suoi fans l'hanno ripagato.
Una platea di giovanissimi, quarantenni e persone con qualche anno ancor di più sulle spalle a testimoniare che il linguaggio di Masini abbraccia intere generazioni, perché parla alle vite di tutti, agli adolescenti che davanti hanno strade nebbiose, alle coppie che si perdono e non sanno ritrovarsi, a chi vaga, cade, vive, si rialza. A chi sa ricominciare, come dice una delle sue canzoni. Ricominciare, appunto. E' quello che il cantautore ha augurato ad uno dei suoi più grandi amici, Francesco Nuti che ha omaggiato nel corso del concerto con la toccante “Sarà per te”.
“Tutti quanti speriamo un giorno di passare davanti a un cinema e trovare la locandina di un suo film”, ha detto Masini prima di intonare le prime note della canzone che Nuti portò a Sanremo nel 1988. E poi il ricordo del magistrato antimafia Borsellino e una delle sue frasi simbolo, passata sui videowall. “La paura è normale che esista in ogni uomo, l'importante è che sia accompagnata dal coraggio”. Quel coraggio di vivere che Masini ha cantato senza tregua alcuna nel corso della sua carriera e ieri sera sul palco dell'Obihall, un coraggio che porta dentro i suoi brani, a volte crudi ma mai rassegnati, carichi invece di speranza. Benzina per chi si pone domande, per quei cervelli che non accettano l'abitudine, per chi si ribella. Per chi urla, graffia, grida, nonostante un'apparente introversione. Ma poi, sorride. Come ha fatto l'artista sul palco della sua città, ricordando il suo amore per Firenze. “Io abito qui– ha tenuto a precisare. Niente Milano o Roma, non potrei vivere in nessun altro posto al di fuori di qua”.
Non sono mancate nemmeno le battute sulla Fiorentina, qualche applauditissimo “Forza viola” tra una canzone e l'altra e l'immancabile selfie finale, omaggio ai tempi moderni e alla condivisione sui social network ed a quella tecnologia che ha modificato le nostre abitudini di ascoltare la musica. Anche questo ci raccontano i 25 anni di carriera di Masini. I primi successi da ascoltare con le cuffie del walkman, poi il lettore cd portatile per camminare cantando, l'Ipod e ora gli mp3 o Spotify. La tecnologia cambia ma la voce di Masini rimane la stessa. Una bellissima voce fuori dal coro.
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