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Papa Francesco a Barbiana per Don Milani: 'Prete trasparente e duro come un diamante'

Papa Francesco dopo aver pregato sulla tomba per parroco fiorentino ha salutato i suoi ex-allievi

/ Redazione
Mar 20 Giugno, 2017
Tomba di Don Milani

È iniziata a Bozzolo in provincia di Mantova la giornata di Papa Francesco. Qui il Papa ha voluto parlare alla gente in piazza e dare loro la benedizione dopo aver pregato sulla tomba di Don Primo Mazzolari. L'elicottero con a bordo Papa Francesco è poi ripartito per atterrare a Barbiana, la piccola parrocchia nelle colline sopra a Vicchio, nel Mugello, dove visse don Lorenzo Milani. Al suo arrivo è stato accolto dall'arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori, e dal sindaco di Vicchio, Roberto Izzo.  All'arrivo del Papa le campane della chiesa di Barbiana hanno suonato a festa. Subito dopo aver pregato nel piccolo cimitero, Francesco ha raggiunto in auto la vicina chiesa. Nel piazzale e all'interno della chiesa ha salutato alcuni discepoli ed ex-alunni di don Lorenzo.

Il Papa rivolto agli allievi di don Milani ne ha ricordato la "passione educativa" e "il suo intento di risvegliare nelle persone l'umano per aprirle al divino". "Voi - ha detto papa Bergoglio - siete testimoni di come un prete abbia vissuto la sua missione, nei luoghi in cui la Chiesa lo ha chiamato, con piena fedeltà al Vangelo e proprio per questo con piena fedeltà a ciascuno di voi, che il Signore gli aveva affidato". "Di qui - ha detto ancora papa Francesco - il suo dedicarsi completamente alla scuola, con un scelta che qui a Barbiana egli attuerà in maniera ancora più radicale". "La scuola per don Lorenzo non era qualcosa di diverso dalla sua missione di prete, ma il modo concreto con cui svolgere quella missione".

"Ridare ai poveri la parola, perché senza la parola non c'è dignità e quindi neanche libertà e giustizia: questo insegna don Milani". Ha continuato il Papa e poi ha aggiunto: "Ed è la parola che potrà aprire la strada alla piena cittadinanza nella società, mediante il lavoro, e alla piena appartenenza alla Chiesa, con una fede consapevole". "Questo - ha osservato papa Bergoglio - vale a suo modo anche per i nostri tempi, in cui solo possedere la parola può permettere di discernere tra i tanti e spesso confusi messaggi che ci piovono addosso, e di dare espressione alle istanze più profonde del proprio cuore, come pure alle attese di giustizia di tanti fratelli e sorelle che aspettano giustizia. Di quella umanizzazione - ha aggiunto - che rivendichiamo per ogni persona su questa terra, accanto al pane, alla casa, al lavoro, alla famiglia, fa parte anche il possesso della parola come strumento di libertà e fraternità".

Il Papa ha citato una frase della "Lettera a una professoressa" di Don Milani: "Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è avarizia". "Questo - ha commentato - è un appello alla responsabilità. Un appello che riguarda voi, cari giovani, ma prima di tutto noi, adulti, chiamati a vivere la libertà di coscienza in modo autentico, come ricerca del vero, del bello e del bene, pronti a pagare il prezzo che ciò comporta, e questo senza compromessi". Il Papa ha prima ricordato agli "educatori" di ragazzi in "marginalità", che la loro "è soprattutto una missione". "E da insegnare - ha detto - ci sono tante cose, ma quella essenziale è la crescita di una coscienza libera, capace di confrontarsi con la realtà e di orientarsi in essa guidata dall'amore, dalla voglia di compromettersi con gli altri, di farsi carico delle loro fatiche e ferite, di rifuggire da ogni egoismo per servire il bene comune".

"Il prete 'trasparente e duro come un diamante' continua a trasmettere la luce di Dio sul cammino della Chiesa, prendete la fiaccola e portatela avanti". Così il Papa ha concluso il suo ricordo di don Lorenzo Milani. "Pregate per me, non dimenticate, che anche io prenda l'esempio di questo bravo prete, e anche voi sacerdoti, anche anziani, perché non c'è pensione per i sacerdoti, tutti avanti, e con coraggio".

Don Lorenzo Milani è stato oltre che un uomo di chiesa, una figura di riferimento per il cattolicesimo socialmente attivo per il suo impegno civile e per il valore pedagogico della sua esperienza di maestro. A cinquant'anni di distanza dalla sua scomparsa avvenuta il 26 giugno 1967 sono ancora molti i frutti del suo insegnamento. Un insegnamento che ha varcato i confini delle parrocchie di San Donato a Calenzano e di Barbiana a Vicchio e anche quelli del tempo, visto che della sua azione  culturale, pedagogica e telogica si discute ancora oggi. Nato a Firenze il 27 maggio 1923 Don Milani è stato un discepolo di don Giulio Facibeni, spesso al centro della cronaca per il suo impegno civile che entrava in contrasto con lo spirito dei tempi. Milani ha combattuto a favore dei poveri e per il diritto all’istruzione e all’emancipazione dei contadini e per l’obiezione di coscienza. Prima di essere mandato a Barbiana è stato parroco a San Donato e a Calenzano.

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