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57 multe per la protesta “scoprifuoco” a Firenze, la lettera dei medici: “Diteci cosa dobbiamo fare”

Dopo le riaperture dovute alla zona gialla, arriva dall’Ordine dei medici di Firenze un appello ai cittadini

Personale sanitario Covid - © Il Vagabiondo - Unsplash

Sono 57 le persone identificate dalla polizia mentre ieri sera partecipavano in piazza della Signoria a Firenze alla protesta, non preavvisata alla questura, intitolata ‘scoprifuoco’ e indetta dai ristoratori della Tni Italia. Per tutti sono scattate una denuncia per manifestazione non autorizzata e una sanzione per violazione del coprifuoco. Secondo quanto appreso, tra i denunciati dalla digos ci sono anche il leader di Tni Italia Pasquale Naccari e Momi El Hawi, il ristoratore fiorentino cofondatore del gruppo ‘IoApro’ contro le limitazioni anti Covid.

Ieri sera alla manifestazione, indetta attraverso un volantino diffuso sui social e mediate le chat di whatsapp, si erano presentate tra le 150 e le 200 persone, tra cui numerose famiglie. La polizia, usando un impianto audio di amplificazione, ha intimato i presenti ad andarsene e tornare a casa in quanto, data l’ora, stavano violando il coprifuoco. In molti a questo punto si sono allontanati dalla piazza. Le forze dell’ordine hanno poi iniziato a identificare chi restava ai fini della denuncia e della contestazione della multa. I presenti hanno collaborato e le operazioni si sono svolte senza disordini.

Oggi l’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Firenze firmata dal presidente Pietro Dattolo ha scritto una “lettera aperta” ai cittadini:

“E’ quasi notte ma le tapparelle della finestra rimangono a mezza altezza. Stiamo cercando di salvare una donna di 50 anni, ha avuto una crisi. Non riesce più a respirare. Le infiliamo il tubo lungo la trachea per farle arrivare l’ossigeno. Dopo ore la visiera è appannata per il sudore, ma non possiamo sbagliare nessuna manovra. Ha il petto scoperto, le rimettiamo gli elettrodi. Osserviamo le luci verdi dell’elettrocardiogramma. Il Covid e la polmonite le stanno togliendo la vita. Passa mezz’ora e ci chiama sua figlia da casa, vuole sapere come sta.

Non possiamo mentire, ma non abbiamo una risposta, lei continua a chiedere. Rimane in attesa ed è un lungo silenzio che fa male al cuore. Nel corridoio ci sono poche luci accese, si sentono le sirene di un’ambulanza mentre si sta fermando davanti al pronto soccorso. Ci guardiamo attorno, le stanze sono tutte piene. Dovrà restare in attesa. C’è un’altra crisi cardiaca nella camera 3, due infermieri avvolti nella plastica blu corrono a dare una mano. In fondo al corridoio qualcuno ha acceso il televisore. Vediamo le piazze stracolme di ragazzi e manifestanti, mascherine abbassate, bottiglie in mano, resse. Grandi risate. Arriva un’altra ambulanza. Questa volta si è liberato un posto letto, un decesso nella stanza 11. Si ricomincia.

Diteci voi cosa dobbiamo fare. Qualcuno ci indichi la strada, perché come medici abbiamo sempre lavorato per curare una società che non vuole ammalarsi, che si rivolge ai professionisti perché ha paura di soffrire, di perdere i propri cari. E’ chiaro che ora le priorità sono cambiate o non si spiegherebbero le folle per le strade.

La tutela della salute è uno dei pilastri della nostra Costituzione, ma quel principio sembra essere confinato solo nei reparti ospedalieri. Diteci cosa rispondere alle famiglie che ci chiamano, agli anziani rimasti soli che guardano fuori dalla finestra. Noi le parole le abbiamo finite”.

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