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Acquacoltura sostenibile, l’esempio di Maricap di Capraia

Stefano Dini e Fabio Giorgi, soci della Cooperativa Maricoltura e Ricerca, hanno partecipato al webmeeting di Anci Toscana dedicato alle tradizioni e alle produzioni dell’Arcipelago Toscano, raccontando il loro impegno per una filiera ittica innovativa e attenta all’ambiente

Maricoltura di orate e branzini nel mare di Capraia - © Cooperativa Maricoltura e Ricerca

Partiti da Livorno dopo ore di navigazione, è emozionante scorgere all’orizzonte il profilo roccioso di Capraia. L’isola, ben nota ai turisti per le sue bellezze naturalistiche, vanta una interessante tradizione agricola e vitivinicola e, grazie alle sue acque incontaminate, offre anche le condizioni perfette per la pesca. Non è un caso, quindi, se qui, all’interno del Parco Nazionale Arcipelago Toscano, si trova l’impianto d’avanguardia della Cooperativa Maricoltura e Ricerca che alleva orate e spigole di alta qualità, nel rispetto dell’ambiente e senza l’utilizzo di antibiotici.

Ricerca e innovazione


Lavorare sulle isole è molto difficoltoso, lo è altrettanto lavorare in mare – raccontano Stefano Dini e Fabio Giorgi, soci della Cooperativa, al webmeeting di Anci Toscana dedicato alle produzioni delle isole toscane –. Ma non abbiamo mai mollato e abbiamo creato un impianto di allevamento tecnicamente avanzatissimo; abbiamo sempre creduto nella ricerca (lo testimonia anche il nome dell’azienda) e abbiamo puntato tutto sull’innovazione e sulla sostenibilità, tant’è che il Parco dell’Arcipelago Toscano riconosce la nostra attività come buona pratica di allevamento”.

Un approccio sostenibile

La cooperativa Maricoltura e Ricerca è divenuta un modello di itticoltura studiato a livello europeo, anche per la sua cura nel limitare l’impatto ambientale. Nel magazzino di lavorazione, ad esempio, Maricap utilizza acqua dissalata, risparmiando litri di acqua dolce e un packaging che sposa l’approccio ‘reverse logistics’. Inoltre ha in concessione d’uso un sistema innovativo di distribuzione del mangime che permette non solo di ottimizzare le ore di funzionamento della barca, ma riduce anche la dispersione del cibo in mare.

Vigneti con vista mare dell’isola di Capraia – © Marta Mancini

Inoltre, la cooperativa è oggi una delle più importanti fonti di occupazione a Capraia e impiega la maggior parte dei giovani dell’isola.

Recentemente – continuano Dini e Giorgi – siamo stati anche pubblicati sulla rivista ufficiale dell’Unione Europea in quanto azienda virtuosa del Mediterraneo per le buone pratiche di sostenibilità; in particolare la nostra realtà ha dimostrato di saper fare impresa, tenendo conto delle esigenze di un piccolo territorio e tutelando l’ecosistema”.

Una filiera libera da uso di antibiotici


Nel corso degli anni abbiamo sempre cercato di indirizzare la nostra produzione su un prodotto di alta qualità. Abbiamo raggiunto un obiettivo importante che è la certificazione ‘Antibiotic-free’, significa che non abbiamo mai utilizzato antibiotici per i pesci e adesso i nostri prodotti possono fregiarsi di questo riconoscimento”.

Il cammino verso un’acquacoltura sana ed ecocompatibile non finisce qui, perché adesso la cooperativa sta iniziando un nuovo iter per diventare la prima azienda del settore certificata come carbon neutral, vale a dire un’azienda le cui emissioni di CO2 sono state misurate e ridotte.

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