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Addio a Monica Vitti, la “ragazza con la pistola” del cinema italiano

Scompare, all’età di novant’anni, un’attrice poliedrica, volto di tanti personaggi innovativi, che hanno contribuito al cambiamento della società italiana, negli anni delle lotte per l’emancipazione femminile.

Monica Vitti

Si è spenta il 2 febbraio, nella sua residenza romana, una delle principali interpreti del teatro e del cinema italiani, Monica Vitti. Donna elegante, affascinante e misteriosa e al tempo stesso ironica, versatile, piena di umorismo, Monica Vitti è stata una bravissima attrice che ha spaziato nei generi con una abilità funambolica e una grande passione per il suo lavoro. Non è facile per una donna così bella, dotata di una voce graffiante e sensuale come la sua, riuscire a diventare un’attrice di spessore, farsi prendere su serio dai registi per ruoli drammatici e impegnati, per poi diventare una delle principali interpreti della commedia italiana.

Eppure lei c’era riuscita: da quando aveva scoperto il suo amore per la recitazione, da adolescente, aveva intrapreso questo percorso, dapprima iscrivendosi all’accademia d’arte drammatica Silvio D’Amico, per poi approdare in spettacoli teatrali importanti, partecipando a messe in scena di Shakespeare e Molière, e decidendo, nello stesso periodo, di cambiare nome, lasciano l’originale Maria Luisa Ceciarelli, per trasformarlo in Monica Vitti (in omaggio forse alla mamma, Adele Vittigli).

Nella prima parte della sua carriera, il volto di Monica Vitti aveva impersonato ruoli impegnati, e dopo le importanti rappresentazioni teatrali, era approdato al cinema per divetare l’emblema del silenzio, dell’alienazione, del senso di straniamento della società contemporanea, espressa da Michelangelo Antonioni nei suoi film (regista con il quale aveva avuto il suo primo duraturo legame sentimentale), nei titoli della cosiddetta “tetralogia dell’incomunicabilità”, composta da L’avventura, La notte, L’eclissi e Deserto Rosso.

Ma Monica Vitti era anche molto altro, era ironia, allegria, comicità. La chiave di volta verso la commedia era arrivata con un film importante nel suo percorso artistico, La ragazza con la pistola, diretto da Mario Monicelli, dove interpretava la siciliana Assunta Patanè, che attraversava l’Europa per cercare – e uccidere – l’uomo che l’aveva disonorata, per arrivare fino a Londra e scoprire che si può essere libere e emancipate, anche senza compiere il delitto d’onore. Il film aveva rivelato al grande pubblico la grande vis comica di Monica, che da lì in poi sarebbe stata una delle colonne portanti della commedia all’italiana, nei film firmati da Ettore Scola, Alberto Sordi, Dino Risi, Luigi Comencini, Steno, Luigi Zampa, solo per citarne alcuni. E come nella più alta tradizione della commedia all’italiana, Monica Vitti aveva prestato il volto a personaggi che mettevano in luce tutta la miseria e le difficoltà italiane nel periodo bellico e post-bellico, regalando al pubblico la risata amara di una società che si guarda allo specchio, senza sconti, per cercare una via d’uscita.

Memorabili, su questa tematica, le sue interpretazioni in Polvere di stelle, di Aberto Sordi, in Teresa la ladra, di Carlo Di Palma (suo secondo grande amore). Numerosi film avevano invece visto l’attrice al centro di storie di coppia, controverse, passionali, assurde, intricate, a drammi della gelosia, a ménage in crisi, nelle vesti consorte inusuale e emancipata, come nei film Ti ho sposato per allegria, Amore mio aiutami, Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca), Anatra all’arancia, Non ti conosco più amore, Io so che tu sai che io so, fino al film Scandalo segreto, diretto dalla stessa Monica Vitti (nel 1990), che racconta di Margherita, donna di mezza età, che con una telecamera avuta in regalo, riprende casualmente un appuntamento del marito con una vecchia amica, entrando in crisi.

Il suo lavoro artistico si situa nella parabola che va dagli anni ’60 agli anni ’90, anni di  grande cambiamento per la società italiana, che si interroga sul ruolo della donna, dell’uomo, della famiglia, anni nei quali i paradigmi di fedeltà, tradimento, libertà sessuale, emancipazione, stanno profondamente mutando – basti pensare che il divorzio, entrato in vigore in Italia nel 1970, viene confermato nel 1974, grazie alla sconfitta del referendum abrogativo – portando a mutamenti, incertezze, interrogativi e nuove consuetudini, delle quali Monica Vitti sembra essere l’interprete perfetta. Interprete e artefice lei stessa di un cambiamento profondo, del ruolo delle donne nella società e al cinema.

Una carriera, quella di Monica Vitti, piena di successi e affermazioni, che ha dato lustro al cinema italiano, che l’ha vista vincere il Leone d’oro alla carriera, 5 David, 12 Globi d’oro e i 3 Nastri d’argento. Purtroppo la sua vita è stata segnata da una lunga e progressiva malattia, che l’ha portata a lasciare le scene e a ritirarsi dalla vita pubblica, con l’arrivo del nuovo millennio, accudita e assistita dal suo terzo grande amore, il direttore della fotografia e regista, Roberto Russo. Una malattia che l’ha portata via, il 2 febbraio 2022, pochi mesi dopo il suo novantesimo compleanno, ma che non la porterà mai via dai ricordi e dall’affetto del suo pubblico. La camera ardente si terrà in Campidoglio venerdì 4 febbraio; i funerali si terranno sabato 5 febbraio alle ore 15 nella Chiesa degli artisti a Piazza del Popolo a Roma.

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