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Afghanistan, Toscana solidale con le donne: Arezzo le accoglie, Viareggio le difende

Mentre a Firenze si discute della malnutrizione infantile in Afghanistan con Msf, a Castiglion Fiorentino curia e Comune si preparano ad accogliere 3 profughe. La Casa delle Donne di Viareggio organizzerà una mostra coi disegni dei bambini afgani

L’accoglienza dei minori afgani a Fiumicino - © Ansa

La Toscana continua a mostrarsi solidale con il popolo afgano. “Dare una mano alle donne afghane che vivono una situazione terribile è dare concretezza al nostro essere cristiani” ha detto il vescovo di Arezzo, Cortona e Sansepolcro, Riccardo Fontana, dal santuario della Madonna del Bagno a Castiglion Fiorentino, dove ha celebrato la messa solenne. “Per questo motivo, con il sindaco di Castiglion Fiorentino Mario Agnelli, stiamo lavorando affinché tre donne provenienti dall’Afghanistan possano trovare un luogo dove ritrovare un po’ di pace proprio qui a Castiglion Fiorentino. Ci stiamo attivando per trovare una collocazione giusta, ma la generosità dei castiglionesi è nota ed una soluzione sarà trovata a giorni” ha confermato Agnelli. “Quello che sta accadendo non può lasciarci indifferenti”.

L’arcivescovo Fontana ha aggiunto che dovrebbe essere messo loro a disposizione uno spazio presso un edificio di proprietà della curia, da valutare quale sia più idoneo. “Ho lanciato questo messaggio proprio davanti all’immagine prodigiosa della Madonna del Bagno, facendo appello a tutte le donne di fede castiglionesi, che sappiamo essere molto operose e capaci di grandi gesti di solidarietà”. Nei prossimi giorni, ha puntualizzato il sindaco Agnelli, l’operazione sarà messa a punto per far arrivare al più presto le profughe e risolvere eventuali difficoltà burocratiche.

Malnutrizione in aumento

A Firenze si è parlato del dramma afgano anche in occasione delle celebrazioni per i 50 anni di Medici senza frontiere. “Carenza di cibo, povertà, assenza del diritto alle cure, l’indebolirsi di un piano di copertura vaccinale per l’attuale pandemia di Covid-19, sono fattori già presenti, ma che se si dovessero aggravare ulteriormente, possono mettere a rischio i livelli raggiunti dalle cure pediatriche negli ultimi anni” spiega la dottoressa Valentina Burzio, pediatra di Medici senza frontiere che ha prestato assistenza a Herat fino a maggio.

La malnutrizione minorile in Afghanistan è un fenomeno che potrebbe aggravarsi ampliando ancora di più il fronte dell’emergenza sanitaria nel Paese. A Herat, nel centro nutrizionale dell’ospedale locale dove è impegnata la ong, dal 16 al 22 agosto sono stati accolti 64 bambini malnutriti. È un picco del +36% rispetto alla settimana precedente e contribuisce a rafforzare i timori fra i professionisti che hanno dato assistenza medico-sanitaria all’infanzia nel periodo precedente al ritorno dei talebani al potere.

Le difficoltà delle madri

“A Herat c’è una sezione pediatrica dove uno dei progetti di supporto riguardava proprio la malnutrizione” spiega ancora la pediatra. Una condizione patologica che può essere sia primaria, dovuta a carenza di cibo, che secondaria, per malattie, per esempio cardiopatie, encefalopatie e tubercolosi. Inoltre, la pandemia Covid-19 ha spostato in generale l’attenzione dalle cure pediatriche all’emergenza sanitaria in corso”. Nei contesti in cui ci sono conflitti spesso può capitare che le cure pediatriche abbiano meno attenzione rispetto alle necessità della popolazione adulta, “tuttavia – sottolinea Burzio – nelle famiglie la volontà di curare i bambini è presente, ma spesso le madri si trovano ad affrontare condizioni di effettiva difficoltà, essendo impegnate nei lavori nei campi o avendo molti figli da crescere. In molte situazioni, l’accesso alle strutture sanitarie è complicato, perché queste sono situate nei centri urbani più grandi, difficilmente raggiungibili”.

Non dimentichiamoci di loro

Anche la Casa delle donne di Viareggio è da sempre in contatto con le donne afgane, in pericolo più che mai in questo momento. La presidente Ersilia Raffaelli ricorda il viaggio fatto con il Cisda in Pakistan nel 2002 e un altro in Afghanistan nel 2005, visitando anche una scuola per bambine e donne nel campo profughi di Peshwar, sostenuta all’epoca dal Comune di Viareggio, grazie a un progetto Cospe-Cisda. “Viaggi che hanno permesso di toccare con mano la dedizione, la determinazione e la consapevolezza personale e politica delle attiviste” dice Raffaelli. “A loro il lavoro politico, agli uomini il compito di supporter. In questo momento le attiviste locali hanno deciso di rimanere là per cercare di seguire tutto quello che sta accadendo, consapevoli del pericolo che c’è. Quanto prima organizzeremo una mostra con disegni di bambini e bambine afgane. Noi siamo in contatto con loro attraverso il Cisda. Dopo questi giorni in cui i media stanno parlando della situazione delle donne afgane, secondo la Casa delle donne il timore è che a breve ci sia il silenzio. “Temiamo che dopo il 31 agosto non verrà dato il risalto di queste ore. Noi però non abbandoneremo queste donne, continueremo a sostenerle anche attraverso la raccolta fondi, attraverso semplici donazioni di cittadini e anche attraverso le nostre iniziative. Non dobbiamo correre i rischio che ci sia silenzio su queste atrocità“.

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