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Api stremate dal caldo: crolla del 40% la raccolta di miele in Toscana

Le alte temperature, la siccità e poi i nubifragi hanno messo in difficoltà il settore dell’apicoltura che nella nostra regione comprende 7.036 apicoltori e 138mila alveari

Un alveare con le api per la produzione di miele

La siccità, le elevate temperature prima e i nubifragi in seguito hanno danneggiato la produzione di miele in tutta Italia: in Toscana, secondo le stime di Coldiretti, il calo è del 40%, in linea con la media nazionale.
Le fioriture estive bruciate dal caldo o distrutte dalla grandine hanno infatti stremato le api, costrette ad allungare i voli per trovare un po’ di nutrimento o acqua. Il risultato è una produzione Made in Italy intorno ai 13 milioni di chili, fra le più basse del decennio.

Settemila apicoltori e 138mila alveari in Toscana

“Una situazione sulla quale hanno pesato in modo particolare le alte temperature e la mancanza di acqua con fioriture anticipate – spiega Coldiretti – che hanno costretto gli apicoltori a partire prima verso le aree montane e a portare razioni di soccorso negli alveari già nei primi giorni di agosto. Ma oltre alla spallata del clima i ‘pastori delle api’ devono fare fronte anche all’esplosione dei costi per le tensioni internazionali generate dalla guerra in Ucraina: dai vasetti di vetro alle etichette, dai cartoni al gasolio”.

Miele prodotto in Toscana

In  Toscana sono 7.036 i “pastori delle api” che gestiscono complessivamente 15.501 apiari, 138.453 alveari e 22.946 sciami (fonte Sistema Informativo Veterinario Nazionale). Il 13% degli alveari produce miele biologico.
Un settore quello dell’apicoltura che è in espansione in Toscana: secondo i dati diffusi da Coldiretti per la Giornata Mondiale delle api, in cinque anni nella nostra regione il numero di apicoltori è aumentato del 47%, con una crescita del 61% dei produttori di miele biologico.

Un settore messo a rischio anche dalle importazioni

In Italia si consuma circa mezzo chilo di miele a testa all’anno, sotto la media europea che è di 600 grammi ma un terzo rispetto alla Germania. Il Belpaese però vince in biodiversità con più di 60 varietà da quelli Dop come il Miele della Lunigiana, il primo miele ad ottenere la denominazione dall’Ue.

Un patrimonio, sottolinea Coldiretti, messo a rischio dalle importazioni dall’estero cresciute di quasi il 18% nei primi cinque mesi del 2022 e che l’anno scorso hanno raggiunto i 24 milioni di chili di cui più della metà (14 milioni di chili) da Ungheria, Romania e Ucraina con quasi 2 vasetti su 3 pieni di prodotto straniero, spiega l’analisi di Coldiretti su dati Istat.

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