Viaggi/

Arte e devozione agli angoli delle strade, alla scoperta dei tabernacoli fiorentini

Cinque itinerari nel centro storico di Firenze armati di QR code e smartphone per conoscere storia e curiosità di queste edicole sacre

Il tabernacolo tra via del Leone e via della Chiesa

Edicole sacre, altari a cielo aperto, immagini devozionali: rigorosamente all’angolo delle strade. I tabernacoli fiorentini hanno ispirato grandi artisti e sono stati muti spettatori di efferati delitti. Il movimento Life beyond tourism – Travel to dialogue ne ha censiti ben 37 nella culla del Rinascimento. Alcuni sotto gli occhi di tutti in mezzo al traffico, altri nascosti tra vicoli e piazzette.

Nell’ambito di un turismo sostenibile sono stati dotati di targa digitale. Con QR code e smartphone si possono avere informazioni, storie, consigli e suggerimenti per conoscerli e scoprirne di nuovi. Così tra arte tecnologia e passaparola tabernacoli fiorentini sono diventati Luoghi Parlanti®.

Cinque gli itinerari individuati in città per un tour tra queste edicole sacre e altari a cielo aperto.

Tabernacolo in via Folco Portinari

1. Tra Sant’Ambrogio e Santa Maria Nuova

Si parte dal Tabernacolo dei condannati di borgo La Croce e in piazza Sant’Ambrogio lo sguardo è catturato dall’edicola dedicata all’omonimo santo policromo di Giovanni della Robbia. Si prosegue con l’Annunciazione in piazza dei Ciompi, la Sacra Famiglia in via Sant’Egidio e la Madonna col Bambino di Matteo Rosselli in via Folco Portinari, con l’emblema della stampella sulla cornice. Si conclude il tour con l’edicola all’angolo tra via Bufalini e via dei Servi e il celebre affresco con la Madonna in trono, circondata da San Zanobi e San Giovanni Battista, dipinto da Cosimo Rosselli tra via Ricasoli e via dei Pucci.

Tabernacolo delle Fonticine

2. Nell’area di San Lorenzo

A due passi dal mercato c’è una Sacra Famiglia con San Giovannino e San Rocco, probabile pittura votiva legata a un’epidemia di peste e, addentrandosi in via Panicale, due Madonne col Bambino sul muro che delimitava il perimetro dell’antico convento di San Barnaba.

All’incrocio con via Chiara, dove nel 1500 nacque Benvenuto Cellini, si trova uno splendido esempio di maiolica toscana, mentre all’angolo tra via Taddea e via de’ Ginori il Cristo in croce di Giovanni Antonio Sogliani, per arrivare poi in via Nazionale con lo splendido Tabernacolo delle Fonticine di Giovanni della Robbia, figlio di Andrea.

3. Tra via Faenza e via Sant’Antonino

In piazza dell’Unità il medaglione di terracotta smaltata in azzurro e le figure della Madonna col Bambino, attribuito a Andrea della Robbia, per continuare in via Sant’Antonino con due immagini mariane trecentesche, ad opera di pittori fiorentini.

In via Faenza invece potranno essere ammirate due copie di Madonna col Bambino: quella di Benedetto da Maiano, architetto e scultore fiorentino della seconda metà del XV secolo, autore della Madonna conservata ora alla National Gallery of Art di Washington, e quella di Antonio Rossellino, nel rilievo in marmo conservato nella collezione del Morgan Library and Museum di New York.

4. Nei dintorni di Santa Maria Novella

In via della Scala, sull’angolo la copia dell’affresco di Francesco d’Antonio (1467), realizzato nel 1960 da Tullio Micheli. Tra via del Porcellana e via Palazzuolo un dipinto trecentesco di scuola di Taddeo Gaddi, mentre ai diversi incroci di via della Scala ci sono una Madonna col Bambino di foggia botticelliana, una Madonna incoronata, una “Madonna del Giglio” realizzata negli anni ’50 da Pellegrino Banella, e, all’interno di un’edicola, una Madonna che stringe a sé il Bambino nudo, forse commissionata da Nannina de’ Medici, sorella maggiore di Lorenzo il Magnifico. Conclusione con una Sacra Famiglia seicentesca, in via Palazzuolo all’altezza del civico 89.

5. In zona Oltrarno

La presenza di tabernacoli è molto nutrita in Oltrarno: dalla Pietà e la Vergine di piazza San Felice alla Madonna col Bambino all’angolo tra via dei Preti e via delle Caldaie. Opera quest’ultima da far risalire alla pestilenza del 1495 a causa della presenza dei due santi protettori contro la peste, San Rocco e San Sebastiano.

Dalla Madonna in Gloria tra via Maffia e via Sant’Agostino a quelle col Bambino tra piazza del Carmine e piazza Piattellina, una trecentesca e una del Cinquecento, ridipinta tuttavia nel secolo scorso. E poi il grande tabernacolo con l’arco a tutto sesto animato da numerosi lobi con gli stemmi gentilizi scolpiti nei pennacchi tra piazza Piattellina e via del Leone, al termine della quale troviamo una Madonna dipinta da Giottino.

In via del Campuccio una Vergine con San Giovanni Battista e San Bernardino da Siena, e una Madonna col Bambino del pittore novecentesco Ennio Cocchi. Si termina in viale Pratolini, con una sacra edicola in cui l’iscrizione recita: “Il bando del 16 ottobre 1618 vieta ogni atto improprio nelle vicinanze del tabernacolo affinché non vengano pregiudicati il decoro e la sacralità del luogo; per la sua violazione è prevista una sanzione pecuniaria o una pena corporale”.

I più popolari su intoscana