Storie/

Calciatrici afghane, un progetto di assistenza nel segno dello sport

Nel futuro delle giocatrici e del tecnico dopo la fuga dalla loro terra lezioni di italiano e biciclette per seguire gli allenamenti

Le ragazze e il mister del Bastan Fc a Firenze

E’ l’inizio di un nuovo ciclo, il primo passo verso una vita diversa. Per le calciatrici afghane e il tecnico del Bastan FC, squadra di Herat, accolti a Firenze dopo l’emergenza umanitaria in Afghanistan è l’ora di voltare pagina. Per loro si sono scomodati la FIGC insieme ad Assocalciatori, Assoallenatori, Comune di Firenze, Cospe e Caritas. Un progetto di assistenza e integrazione che comprende il corso d’italiano e la pratica calcistica. Le giocatrici si sposteranno per Firenze in bici tra una lezione e un allenamento perché l’indipendenza passa anche dai piccoli gesti.

Il progetto prenderà il via venerdì 17 dicembre al Centro Tecnico Federale di Coverciano con la consegna del materiale sportivo per allenarsi e delle biciclette per affrontare il traffico fiorentino. La FIGC contribuirà alla fornitura di abbigliamento sportivo per gli interi nuclei familiari, mentre AIAC ed AIC provvederanno a coprire i costi relativi all’attivazione del corso di italiano, rivolto non soltanto ai quattro componenti della squadra, ma esteso agli interi nuclei familiari.

L’AIAC, responsabile della formazione tecnica e degli allenamenti delle calciatrici e del tecnico di Herat, per lui l’iscrizione ad un corso di allenatore di base, si occuperà anche della prima fase di allenamento del gruppo presso il Centro Tecnico Federale di Coverciano. L’AIC provvederà inoltre all’inserimento delle giocatrici in una squadra locale. L’Assoallenatori donerà delle biciclette per favorire gli spostamenti sul territorio.

Giocano un ruolo fondamentale nel progetto Comune di Firenze, Caritas e Cospe: la sinergia tra gli enti intende favorire processi di empowerment. Sono già stati messi a disposizione dei computer per ogni nucleo familiare per soddisfare le esigenze studio/lavoro. La seconda fase dell’iniziativa, che sarà avviata a partire dal 2022, vedrà il riconoscimento dei titoli di studio delle giocatrici per poter completare la formazione accademica in Italia nonché percorsi di autonomia e orientamento sul mercato del lavoro e pratica calcistica.

La testimonianza al Meeting dei diritti umani

Le giocatrici arrivate con il loro tecnico in Italia dopo aver lasciato Herat e raggiungo Kabul ci tengono a sottolineare che “non fanno politica ma solo sport“. Del periodo in cui erano in patria hanno raccontato in occasione del recente Meeting dei diritti umani della Regione Toscana: “abbiamo giocato a Herat ma quando è arrivato il pericolo dei talebani non abbiamo più potuto giocare lì e abbiamo dovuto lasciare l’Afghanistan. Abbiamo avuto molti problemi in quanto ci cercavano anche nei posti dove lavoravamo per cui non potevamo far vedere le nostre facce ai talebani“. Riconoscono che ci sono “molte sfide e molti problemi per quanto riguarda il confronto tra calcio femminile e maschile: noi cerchiamo di eliminare tali differenze e lottiamo affinché la società non faccia più distinzioni tra donne e uomini“.

Per loro “giocare a calcio serve a farle sentire forti e questa è una grandissima sensazione . Per favore non dite che ci sono differenze tra uomini e donne: cambiate il vostro pensiero, tutte le persone sono uguali e le donne possono fare le stesse cose che fanno gli uomini. Possono giocare a calcio, possono fare ciò che desiderano“. C’è spazio anche per un ultimo appello: “vorremmo dire alle donne di non arrendersi e agli uomini così come a qualsiasi altra persona nella società di proteggere le donne e di essere la loro forza“.

I più popolari su intoscana