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Carcere, in Toscana positivi 116 agenti e 19 detenuti. Donazione per l’ospedale

Con 10 casi, il carcere di Pisa è quello con la situazione più grave. Previsti test sierologici a tutto il personale penitenziario. I detenuti di Livorno donano 800 euro all’ospedale della città

Monumento dei Quattro mori, Livorno - © Sergei Afanasev / Shutterstock.com

Dopo che nelle scorse ore era stato annunciato che nessun detenuto, nelle carceri toscane, risultava affetto da Covid-19, da un’agenzia stampa apprendiamo che il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ha comunicato i casi risultati positivi al coronavirus in Toscana: 116 agenti e 19 detenuti. «Con 10 casi, il carcere di Pisa è quello con la situazione più grave» denuncia il segretario generale della Confederazione dei sindacati indipendenti della polizia penitenziaria (Ciisa), Romeo Chierchia. «Il dato diffuso – spiega – non tiene conto del personale dell’area sanitaria, primaria fonte di contagio. A Pisa il paziente numero uno è una dottoressa. Il mancato utilizzo dei dispositivi di protezione individuale ha esposto il personale ai rischi: 7 agenti e 3 esponenti dell’area sanitaria si sono infettati. Non si esclude un’azione penale nei confronti di chi ha sottovalutato il contagio. La Regione Toscana fa sapere che non ci sono detenuti infetti al coronavirus – si legge in una nota della Ciisa – ma quanti tamponi sono stati effettuati nei confronti dei 3.473 detenuti? La diffusione è appena iniziata e chiediamo, a distanza di una decina di giorni, il secondo tampone al personale penitenziario pisano nonché la priorità sul test sierologico. Servono tamponi e test sierologici a tutti gli agenti della polizia penitenziaria sul territorio nazionale».

E tutto il personale penitenziario e amministrativo verrà sottoposto a test sierologico. È quanto è emerso dall’incontro che l’assessore al diritto alla salute, Stefania Saccardi, assieme al capo di gabinetto del presidente Rossi, Ledo Gori, ha avuto con Gianfranco De Gesu, provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria Toscana-Umbria, e Angela Venezia, direttore dell’ufficio detenuti e trattamento, per discutere della questione Covid-19 in relazione al sistema carcerario.

«Stiamo lavorando a stretto contatto con l’amministrazione penitenziaria da quando l’emergenza Coronavirus è cominciata, proprio per cercare di puntare sulla prevenzione piuttosto che sulla cura» ha detto l’assessore Saccardi.

Dall’incontro era inizialmente emerso che nessuno dei 3.473 detenuti nelle carceri toscane risultava affetto da coronavirus. Poi si sono appresi i nuovi dati. Era comunque già stato deciso di sottoporre a test sierologico tutto il corpo di polizia penitenziaria e il personale amministrativo in servizio negli istituti di pena toscani, per un totale di 2.500 unità.

È stata fatta una valutazione anche in ordine alle linee guida emerse dalla task force sul carcere e, anche in relazione ai numeri attuali, è stata riconfermata la validità e la sufficienza, allo stato, delle medesime linee guida. «Fin dal 22 febbraio – ha dichiarato il provveditore De Gesu – abbiamo condiviso con la sanità regionale le misure sin qui adottate per preservare dal contagio le comunità penitenziarie della Toscana. I risultati ottenuti ci incoraggiano a seguire il percorso intrapreso, nel cui solco si pongono le scelte frutto dell’incontro». Il gruppo di lavoro ha concordato di tenersi costantemente aggiornato, per adottare ogni misura che si rendesse eventualmente necessaria.

Intamnto i detenuti dell’alta e media sicurezza del carcere di Livorno hanno fatto una raccolta di fondi e donato all’ospedale della città circa 800 euro. A renderlo noto è il garante dei detenuti del Comune di Livorno, Giovanni De Peppo.

«Da parte dei detenuti della Casa Circondariale di Livorno – spiega De Peppo – nei giorni scorsi è scattata la solidarietà e un sentimento di vicinanza nei confronti della comunità livornese. Proprio nel carcere di Livorno, il senso di responsabilità di tutti i detenuti e la loro condivisione con un emergenza che ha travolto noi tutti, li ha spinti a realizzare una raccolta di fondi verso l’ospedale di Livorno per rappresentare la vicinanza alla nostra città. Il segnale di generosità che viene da chi è recluso – conclude il garante – assume un particolare valore e da speranza affinché dopo la tempesta del Covid-19 tutto possa riprendere con maggiore responsabilità da parte di noi tutti non perdendo quei segnali e quei comportamenti che questo periodo così difficile ci ha insegnato».

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