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“Senza aiuti moriremo”. Sulla chiusura dei circoli la Regione chiede il riesame

In Toscana ci sono circa 2 mila circoli. Acli e Arci lanciano l’allarme parlando di “presidio sociale a rischio”. La Regione Toscana chiede il riesame dell’interpretazione restrittiva

Circolo Arci

Circa 2.000 circoli “rischiano di morire” e con loro “la rete sociale che sostengono, soffocati dalla mancanza di aiuti economici e dalla poca chiarezza da parte del Governo”. È questo il grido di allarme che Acli Toscana e Arci Toscana hanno lanciato a seguito dell’entrata in vigore delle nuove misure adottate dall’esecutivo per contenere la seconda ondata della pandemia.

Aperti, ma in sicurezza

“Ad oggi – commenta il presidente delle Acli, Giacono Martellipermangano nei provvedimenti del Governo, anche nell’ultimo emesso, riferimenti non chiari rispetto alla nostra tipologia associativa e all’esercizio delle attività di interesse generale. Una situazione di incertezza assurda per tutti i nostri circoli ricreativi e culturali che fanno parte della tradizione toscana e con una identità ben definita all’interno del Terzo Settore”. I circoli Arci e Acli si sono attivati “da subito e responsabilmente, anche prima delle disposizioni normative, limitando le proprie attività, adoperandosi per un attento rispetto delle linee guida, adottando specifici protocolli anti contagio, formando i propri dirigenti e i volontari. Durante il lockdown molti di loro hanno contribuito alla coesione sociale delle nostre comunità con una particolare attenzione alle categorie di persone più vulnerabili”, aggiunge Martelli

L’importanza della tenuta sociale

“Le nostre associazioni rappresentano – prosegue il presidente Arci Toscana, Gianluca Mengozziun tessuto associativo di comunità, un presidio del territorio, una insostituibile rete di volontariato che opera per la coesione sociale. Siamo uno stabile riferimento della pubblica amministrazione e sosteniamo con solidarietà e beneficienza molte realtà del territorio. Tutto con le risorse delle proprie attività di autofinanziamento e senza gravare sui bilanci pubblici. Ma è diventata ormai necessaria e urgente una chiara collocazione dei nostri presidi all’interno delle misure di sostegno per garantire la continuità della nostra funzione, anche in vista dell’importante intervento di tenuta sociale e di contrasto delle conseguenze della pandemia, che vedrà le nostre associazioni agire con ancor maggiore intensità nei mesi a venire”.

Un presidio irrinunciabile

“Chiediamo alle autorità competenti di riesaminare l’interpretazione restrittiva fornita e consentire la somministrazione per i circoli come attività funzionale”

E ieri anche la Regione ha preso posizione. L’assessore regionale alle politiche sociali Serena Spinelli, infatti, in relazione alla interpretazione del Dpcm del 24 ottobre chiede di consentire ai circoli ricreativi e culturali di poter riprendere una minima attività di bar, ristoro e asporto. “Stiamo lavorando alacremente – sottolinea Spinelli – affinché nelle pieghe dei doverosi provvedimenti nell’ambito dell’emergenza Covid non si produca una discriminazione a danno dei circoli ricreativi e culturali della Toscana, che costituiscono un presidio sociale irrinunciabile e che hanno dimostrato anche negli scorsi mesi una grande capacità di mobilitazione responsabile e solidale”.

Chiesto il riesame dell’interpretazione restrittiva

Secondo l’assessora l’interpretazione data al Dpcm del 24 ottobre è eccessivamente restrittiva per i circoli: “Sin da una prima lettura non vi erano dubbi che le attività ricreative e culturali sarebbero state sospese, ma ritenevamo che le attività di bar, ristoro e asporto svolte all’interno di queste strutture potessero restare aperte nei limiti di sicurezza imposti agli esercizi pubblici. L’interpretazione data ha invece escluso questa possibilità”. Per modificare questa situazione, Serena Spinelli garantisce il massimo impegno della Regione in tutte le sedi: “Chiediamo alle autorità competenti di voler riesaminare l’interpretazione restrittiva fornita e consentire la somministrazione per i circoli come attività funzionale, in questa fase emergenziale, alla loro stessa sopravvivenza come presidi sociali”.

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