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Consorzio Vino Chianti: vendemmia al top dopo cinque anni

Attesa una produzione intorno agli 800mila ettolitri, ma i rincari dei costi di energia e materiali frenano tutto il settore

Un’immagine di Chianti Lovers 2020 – © Consorzio Vino Chianti

Sarà un’ottima vendemmia quella del 2022 per il Consorzio Vino Chianti, che si aspetta una produzione intorno agli 800mila ettolitri, un risultato che non è più stato ottenuto negli ultimi cinque anni di calo. È quanto emerso dal mondo produttivo del Chianti in occasione dell’assemblea dei soci del Consorzio Vino Chianti che si è svolta ieri nella sede di Confartigianato Firenze. Da qui però è stato lanciato anche un grido di allarme per il settore, a causa dell’aumento dei costi di energia e materiali (+10%).

Costi in aumento frenano il mercato del vino

“Questa situazione con alti costi per l’energia e per i materiali, come bottiglie, sughero e imballaggi, sta indubbiamente portando problematiche alle aziende – ha detto il presidente del Consorzio Vino Chianti, Giovanni Busi, nella sua relazione ai soci – abbiamo calcolato un rincaro di circa il 10% sui prezzi che sta frenando il mercato del vino e questo non è certo di buon auspicio visto che tra pochi mesi siamo in vendemmia e questa situazione porta molti pensieri”.

I rincari legati alla guerra in Ucraina e alla mancanza di materie prime pesano sulle aziende che, però, non scaricano i rialzi sul prodotto finale assorbendo loro stesse i costi aggiuntivi e mettendo a rischio la propria redditività. “Fare degli aumenti di costi sullo scaffale del 10% è improponibilecontinua Busi – anche il prodotto sfuso è aumentato da 130 euro a ettolitro fino a 180-200 a ettolitro. È impensabile che il mercato possa accettare un prezzo così elevato”.

Per non frenare le vendite, quindi, le aziende assorbono i rincari, ma rischiano pesanti ripercussioni sulla propria liquidità. Per questo il presidente del Consorzio ha lanciato un appello e una richiesta di aiuto al sistema bancario.

Mercato in crescita dopo la fine della pandemia

Se da una parte c’è il problema dei prezzi, dall’altra però il mondo si sta riaprendo dopo oltre due anni di pandemia. Durante l’emergenza pandemica il Chianti ha visto aumentare notevolmente le vendite, grazie soprattutto alla spinta proveniente dalla grande distribuzione.

Significa – continua Busi – che la gente apprezza il Chianti e quindi il graduale ritorno alla normalità porterà una nuova crescita del mercato. Anche le aziende enoturistiche stanno vedendo una ripresa, il turismo è in crescita in tutte le zone del Chianti con tantissimi turisti che chiedono di fare tour delle cantine e degustazioni. Senza restrizioni è chiaro che si marcerà più velocemente”.

Altra nota positiva, infine, arriva dalle vigne che quest’anno promettono una vendemmia come non se vedono da cinque anni. “La produzione quest’anno c’è – conclude Busi – da qui a settembre dobbiamo solo sperare che non ci sia siccità, né le grandinate del passato. Se tutto va bene, l’uva quest’anno c’è e dopo cinque anni si dovrebbe tornare a una produzione normale, intorno agli 800mila ettolitri, e anche questa sarebbe una bella boccata di ossigeno per le aziende della Denominazione”.

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