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Coronavirus: Rossi chiede al consolato l’elenco di chi deve tornare

Le autorità cinesi ancora non hanno inviato i nominativi di chi deve rientrare e non dispone di un alloggio adeguato

© Robert Wei

Incontro tra Regione Toscana e consolato cinese sull’emergenza coronavirus. È il presidente della giunta regionale Enrico Rossi a richiederlo, rappresentato nell’occasione dal direttore del dipartimento prevenzione dell’Asl centro. Due le richieste che la Regione pone alle autorità cinesi: l’elenco dei nominativi delle persone che devono ancora tornare e che sono prive di un alloggio adeguato per garantire la permanenza fiduciaria e l’esigenza che le stesse, in assenza di tali garanzie, dunque non tornino.

L’elenco dei nominativi però ancora non è arrivato e sul secondo punto il consolato ancora non ha risposto. Così il presidente Rossi ha deciso di investire della questione il Governo; e una lettera, firmata anche da Matteo Biffoni sindaco di Prato e presidente di Anci Toscana, è già partita per Palazzo Chigi, per il ministro della Salute, per il ministro degli Affari esteri e per il commissario straordinario e capo della protezione civile Borrelli.

“Abbiamo appreso dagli organi di stampa – scrivono Rossi e Biffoni – che circa 500 lavoratori cinesi e italo-cinesi a Prato e circa 200 a Firenze starebbero rientrando dalla Repubblica popolare cinese per riprendere la loro attività presso il distretto del pronto moda della Toscana centrale e che una parte degli imprenditori, per il tramite di un loro rappresentante, Xu Quilin, si sarebbero dichiarati indisponibili a provvedere, come di consueto, ai loro alloggi alle condizioni preesistenti, facendo così venir meno un domicilio certo”. In questo modo all’emergenza sanitaria se ne aggiungerebbe una sociale ed abitativa. In assenza di risposte dal consolato, la Toscana chiede così al Governo di attivarsi presso l’ambasciatore cinese a Roma e pr esso la Repubblica popolare cinese.

La Regione ha ribadito l’esigenza che per i cinesi che vivono in Toscana e che tornino da aree critiche della Cina, ma che non dispongono di alloggi adeguati, siano trovate soluzioni utili per garantire le condizioni di una permanenza domiciliare fiduciaria e che quelli non ancora rientrati che sarebbero privi di alloggi adeguati aspettino la fine dell’emergenza sanitaria prima di rientrare in Italia. Quella della permanenza domiciliare è la misura infatti, compresa la sorveglianza attiva, che si applica a tutte le persone di ritorno da aree a rischio, pur in assenza di sintomi collegabili al Convid-19. Per tutti i viaggiatori è obbligo infatti segn alare il rientro: anche a chi non torna dalla Cina ma da Paesi in cui la trasmissione dell’infezione è comunque significativa. Nella disposizione rientrano pure i comuni italiani già oggetto di quarantena.

Il consolato cinese, che sulle garanzie per la permanenza domiciliare fiduciaria al riguardo non ha ancora formulato proposte, ha ribadito la disponibilità nel continuare a contribuire alla diffusione nella comunità cinese toscana di tutte le informazioni utili circa le misure preventive da adottare per ridurre il rischio di contagio. La Regione ha chiesto al consolato pure un elenco di nominativi di cinesi che a loro risultino già tornati in Italia e che si trovino in Toscana, ma anche su questo la risposta non è stata finora soddisfacente.

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