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Caro Covid non mollo e mi invento un bike through del fritto in centro

L’idea è venuta a due fratelli ristoratori di Lucca per far fronte alla crisi e ai divieti: “Dopo che ci hanno fatto chiudere da un momento all’altro abbiamo davvero toccato il fondo, a quel punto o molli o ti fai venire un’idea”

bike through Lucca di Toscana Tipica

Una crisi senza precedenti. Il Covid-19 ha messo in ginocchio l’economia di tutto il Paese perché quella che viviamo ormai da un anno è sì una crisi sanitaria ma mese dopo mese è diventata anche una crisi sociale ed economica.

Lo dicono i numeri, quelli riportati dalle principali organizzazioni di categoria, lo dicono – forse in modo ancora più plastico – il rammarico e lo sconforto dei titolari delle attività, dai commercianti ai ristoratori fino ai lavoratori del settore artistico. Loro che da sempre rappresentano il core business del Bel Paese sono adesso in ginocchio, chi riesce a resistere lo fa grazie ai ristori, con poco orgoglio tra l’altro, perché chi apre o gestisce un’attività si sveglia e va a letto sereno quando vede i frutti del proprio lavoro

Eppure. Eppure c’è ancora chi non si è arreso

Commercianti, ristoratori, proprietari di esercizi commerciali che le provano tutte prime di arrendersi ad abbassare la serranda .

Sono i nuovi resilienti, parola ormai di uso comune e che sta ad indicare proprio la capacità di un individuo di adattarsi alle difficoltà, di assorbire il colpo senza mollare. Lo dice senza troppi giri di parole Massimo Micheli a proposito delle difficoltà nel tenere aperto un ristorante di questi tempi: “O molli o ti fai venire un’idea”.

Ed ecco la sua idea: un bike through del fritto.

Massimo insieme al fratello Maurizio sono titolari di un locale in pieno centro storico a Lucca, Toscana Tipica, e per districarsi tra le misure anti-Covid cui per loro si aggiunge anche il divieto di circolazione del centro storico, hanno lanciato l’idea dell’asporto in bicicletta: i clienti possono ordinare il loro menù di pesce fritto via Whatsapp e passare a ritiralo sulla due ruote.

Dopo che ci hanno fatto chiudere da un momento all’altro abbiamo davvero toccato il fondo. A quel punto o molli o ti fai venire un’idea

“Il giorno prima di San valentino – racconta Massimo – dopo che ci hanno fatto chiudere da un momento all’altro abbiamo davvero toccato il fondo, come tutti i nostri colleghi del settore. A quel punto o molli o ti fai venire un’idea, l’ennesima a dire la verità per far fronte a tutto quello che ci hanno chiesto da mesi a questa parte: sanificazioni, distanziamenti, apri e chiudi a sorpresa o quasi. E così abbiamo pensato ad una cosa che si svolgesse all’aperto, che limitasse il contatto e che fosse anche ecologica perché siamo in piazza Anfiteatro e in auto non si può transitare. Alla fine l’idea ce l’ha data il sistema dei drive through utilizzato per i tamponi. Si fa per dire ovviamente, perché un frittino misto di pesce è di certo meglio di un tampone.”

Così i due fratelli si sono reinventati l’asporto in centro storico a Lucca, facendosi ispirare dal sistema dei presidi sanitari mobili e lasciandosi guidare dalla passione che li muove unita dal desiderio di non mollare.

L’incertezza del domani

Apri, chiudi, riapri, richiudi, asporto sì ma senza bevande, asporto no, arancioni, rossi, e forse – prima o poi – bianchi. Ristoratori come Massimo e Maurizio, commercianti, esercenti, fin dall’inizio di questa pandemia sono costretti a vivere alla giornata, nell’incertezza, nell’impossibilità di fare programmazioni a lungo termine, pronti ad adeguarsi di volta in volta con un occhio fisso sui conti del locale e le bollette da pagare e l’altro sui principali quotidiani per provare a capire per tempo le misure che il Governo adotterà per fermare il diffondersi del contagio.

In questo anno hanno dato prova di grande responsabilità, tenacia e di un incredibile spirito di adattamento: dalle grandi maison, come Gucci, Prada, Armani e Ferragamo, fino alle aziende tessili di più piccole dimensioni che nella fase più critica dell’emergenza hanno stravolto logistica e produzione producendo camici e mascherine per aiutare i sanitari impegnati nei reparti Covid. Mondi apparentemente distanti, come quello della lettura e delle botteghe, si sono dati una mano. Ci sono state profumerie storiche che ai profumi hanno affiancato la creazione di gel igienizzanti, ristoratori che per far fronte all’asporto hanno “scomposto” i loro piatti vendendoli come singoli elementi che il cliente può “assembrare” a casa. I più coraggiosi hanno sfidato la crisi aprendo nuove attività mentre altri hanno sfruttato il lockdown per inventarsi aperitivi online con la clientela.

Sono resilieti, uomini e donne detentori dell’eccellenza del made in Italy pronti a reinventarsi pur di non chiudere le proprie attività. E se loro non mollano, la speranza c’è

Nella fotografia nera dell’economia del Paese che scattano i numeri e i bilanci che ogni giorno ci capitano sotto gli occhi, passano in secondo piano ma sono loro, i resilienti,  la scommessa per la ripartenza. Sono gli uomini e le donne delle eccellenze gastronomiche per cui l’Italia è nota in tutto il mondo, sono gli artigiani e gli artisti del made in Italy, i creativi della moda, i nostri artisti talentuosi, solo coloro che hanno fatto del proprio sapere una professione, non solo per se stessi ma per l’Italia. Se loro non mollano, la speranza c’è.

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