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Covid, crolla l’occupazione in Toscana: meno 21 mila addetti, il 70% sono giovani

Secondo l’analisi di Confcommercio la Toscana è la regione italiana che “soffre” di più. Tra coloro che hanno perso il lavoro, soprattutto in bar e ristoranti, 7 su 10 hanno meno di 40 anni

Ristorante vuoto - © Alex Jones / Unsplash

Crolla l’occupazione nei pubblici esercizi, in Toscana più che nelle altre regioni italiane. È quanto emerge da un’indagine condotta dal centro studi di Fipe-Confcommercio, sui dati Inps relativi ai livelli occupazionali del 2020. Bar, ristoranti, discoteche e imprese di catering e banqueting hanno perso 21 mila occupati in Toscana rispetto al 2019, quando erano a quota 70 mila. E ne hanno persi 243 mila in Italia, che ne aveva un milione nel 2019.

Colpiti cuochi e camerieri

“Imprese stremate, non riescono a mantenere i livelli occupazionali”

Ma a pagare il dazio più alto sono state le regioni del centro Italia, Toscana e Lazio in testa, dove gli occupati sono scesi del 27,6%. A sparire sono stati principalmente cuochi, camerieri e barman. Secondo lo studio di Fipe-Confcommercio, a pagare il conto più salato della crisi dei pubblici esercizi in Italia sono i giovani: 7 su 10 di coloro che hanno perso il lavoro hanno meno di 40 anni. “Non parliamo ovviamente di lavoratori dipendenti a tempo indeterminato, che anche nei casi più gravi di crollo dei fatturati aziendali non hanno ancora perso il posto grazie alla tutela della cassa integrazione” spiega il direttore di Confcommercio Toscana, Franco Marinoni. “Parliamo però di lavoratori a tempo determinato, di stagionali che non sono stati assunti e di almeno 20 mila apprendisti a livello nazionale”.

Il “peso” della crisi

Secondo Marinoni “finché resta il blocco dei licenziamenti, è su queste categorie di occupati che si scarica il peso della crisi. Dopo, travolgerà tutti – aggiunge – perché le imprese sono stremate e non ce la faranno a mantenere gli attuali livelli occupazionali”. Per il presidente di Fipe-Confcommercio Toscana (e vicepresidente nazionale) Aldo Cursano, dopo un anno di “sacrifici enormi ci ritroviamo peggio di prima. Ci hanno costretti alla chiusura come fossimo untori, ma a livello di contagi ci ritroviamo punto e a capo. È evidente che il problema sta nella gestione dell’emergenza sanitaria, ed è lì che va risolto”.

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