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Da Kiev a Poggio a Caiano per salvare la piccola Sofia: “Grazie Italia”

Oxana e Irina sono due giovani donne ucraine che hanno trovato accoglienza, insieme alle tre figlie, presso una famiglia poggese. La bambina soffre di diabete

Irina e Oxana insieme alle figlie, al sindaco Puggelli e alla famiglia di Poggio a Caiano

Questa foto, e la storia che c’è dietro a questa foto, raccontano meglio di tante parole la grande forza e il grande cuore delle donne”, con queste parole il sindaco di Poggio a Caiano, Francesco Puggelli, piccolo comune della provincia di Prato, ha condiviso sulla propria pagina Facebook la storia di Oxana e Irina, due giovani donne ucraine che insieme alle figlie, tre bambine che hanno tra i cinque e gli otto anni, sono fuggite da Kiev e per quattro giorni hanno viaggiato superando il confine con la Polonia e poi attraverso la Germania e l’Austria fino ad arrivare in questo piccolo comune alle pendici del Montalbano, dove sono state accolte da una famiglia poggese e dove Sofia, la più grande delle tre biondissime e vivaci bimbe, ha potuto avere le medicine che a Kiev non c’erano più .

Sofia è una bimba fragile, soffre di diabete, ha bisogno di dosi giornaliere di insulina ma a Kiev dall’inizio dell’offensiva russa le medicine scarseggiano. Per questo, per salvare la vita a Sofia, la cognata di Oxana ha ceduto loro il proprio posto sull’auto che le ha portate lontano, molto lontano, da dove cadono le bombe .

Non doveva essere Poggio a Caiano infatti la destinazione per Sofia, per la sorellina e per la mamma Oxana.

Patrizia e Osvaldo, la coppia poggese che ha accolto le donne ucraine, fino a domenica scorsa sapevano di dover ospitare solo due donne ucraine e una bambina ma nel loro cortile di casa si sono presentate in cinque. Sarebbe stato troppo rischioso per Sofia restare a Kiev così la zia ha deciso di restare e fare partire per Poggio, dove avevano già un contatto, Oxana con le due figlie. “Abbiamo dovuto ripensare a dove alloggiarle – spiega Patrizia – mia figlia Alessandra però non ci ha pensato troppo, ha lasciato loro il suo appartamento ed è tornata provvisoriamente a vivere con noi in modo da permettere a queste donne di avere il proprio spazio e un po’ di tranquillità”.

Irina e Oxana a Kiev avevano un lavoro, facevano l’insegnante di sostegno e l’infermiera. I loro compagni (o mariti) sono rimasti lì, dicono che non si arruoleranno ma daranno una mano alla resistenza .

Quando Sofia è arrivata a Poggio a Caiano aveva insulina solo per quattro giorni, l’urgenza era garantirle l’accesso alle cure

Per Irina è la prima volta in Italia, come lei anche Oxana non parla italiano e non se la cavano meglio con l’inglese. Alessandra ha fatto installare sui loro cellulari e su quelli dei genitori, un’app di traduzione, ed è così che Irina e Oxana comunicano: scrivono o parlano alla app che traduce in simultanea dall’ucraino all’italiano. Alessandra, Patrizia e Osvaldo fanno la stessa cosa dall’italiano all’ucraino. Con le bambine la parole servono meno, un abbraccio vale come un intero discorso: “Queste bambine hanno tanto bisogno di affetto, soprattutto Sofia, si sforza di sorridere ma si vede che è tanto triste”, dice Patrizia. Forse per la malattia, forse perché a otto anni la guerra non è altro che guerra.

Tutta la comunità di Poggio si è stretta attorno a queste nuove arrivate, l’amministrazione comunale, tramite il sindaco Puggelli con l’avvallo della Prefettura, si è immediatamente attivata per assegnare a queste donne un nuovo alloggio, uno di quegli di proprietà del Comune e per regolamentare la loro presenza in Italia in modo che potessero avere al più presto la documentazione necessaria. L’urgenza per tutti era fare in modo che Sofia potesse avere accesso alle cure : “La priorità è stata questa – ha detto il sindaco Puggelli, medico di professione che si è preso in carico personalmente della situazione della piccola Sofia – quando ho fatto visita alla famiglia mi hanno riferito che alla bambina restavano fiale di insulina per non più di quattro giorni, era necessario fare in fretta, trovando un pediatra per le bambine e garantire a Sofia di curarsi. Il prossimo passo sarà la scuola”.

Irina e Oxana non parlano italiano, neppure inglese. Per comunicare usano una app di traduzione: “Non conoscevo l’Italia, oggi so che è un bellissimo Paese. Grazie”

Mandare la bambine a scuola e trovare un lavoro. Questi i pensieri fissi anche di Irina e Oxana che non fanno che ringraziare Alessandra, Patrizia e Osvaldo, Poggio e tutta l’Italia per quello che stanno facendo per loro: “Non conoscevo l’Italia – dice Oxana al traduttore – oggi so che è un bellissimo Paese. Grazie”.

Le bambine sono state avvolte dal calore della famiglie che le ha accolte e hanno ricevuto molti regali anche dai vicini, addirittura delle uova di Pasqua con un mese di anticipo, ma sono state le scarpe nuove a strappare il primo vero sorriso da quando la loro vita è stata sconvolta: “La prima cosa che hanno fatto appena arrivate è stata togliersi le scarpe – racconta Patrizia – erano rovinate dal viaggio e non volevano sporcare il pavimento. Siamo andati a comprarne delle nuove il giorno dopo, la più piccola Mia di cinque anni ne ha volute due paia, è una ballerina, balla sempre e le piacciono le cose che brillano”. Proprio come le sue scarpe nuove.

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