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Dino Fumaretto al Glue: funambulo in bilico tra comico e tragico

Il cantautore che ha da poco pubblicato il disco ‘Coma’ realizzato in collaborazione con IOSONOUNCANE, Francesca Baccolini e Rocco Marchi sarà in concerto a Firenze sabato 9 marzo

Elia Billoni è Dino Fumaretto e Dino Fumaretto è Elia Billoni. Dino Fumaretto scrive le canzoni, di cui Elia Billoni è l’interprete ufficiale. A nome di Dino Fumaretto sono stati finora pubblicati: “Buchi” (2006), “La vita è breve e spesso rimane sotto” (2010), “Sono invecchiato di colpo” (2012), l’ep “Sotto Assedio” (2015). Il suo ultimo disco “Coma” è uscito a marzo 2019, ed è frutto di una lunga gestazione. Elia Billoni è l’interprete dei sogni che condensa, sposta, simbolizza gli strati più reconditi della coscienza di Dino. In questo lavoro onirico siamo noi ascoltatori ad essere coinvolti e ci troviamo impreparati di fronte a questa speciale fase REM. Musicalmente il disco è un viaggio nella profondità della scrittura di Fumaretto e dei suoi eroi musicali dall’ossessività del kraut-rock alle profondità di Nick Cave, tradotti e veicolati dall’elettronica di IOSONOUNCANE, dal contrabbasso di Francesca Baccolini, dalle chitarre e dalle tastiere di Rocco Marchi. Ecco la nostra duplice intervista a Elia Billoni e Dino Fumaretto.

Ciao Elia, se ti chiedessi chi è Dino Fumaretto tu cosa mi risponderesti?
È quello che scrive le canzoni, sono io che parlo per lui e canto per lui e insieme ad altri musicisti arrangio i suoi brani.

Questo personaggio quando è entrato nella tua vita? Come mai si chiama così?
Il suo nome è Dino Fumaretto forse perché è un po’ fumoso o un po’ fumetto. All’inizio era molto più grottesco. Ha iniziato a scrivere un blog con dei finti monologhi, qualche pantomima e infatti all’inizio non c’erano solo le canzoni, ma uno spettacolo con filmati, monologhi e anche canzoni. Alla fine mi sono dedicato soprattutto alla musica. Diciamo che è dal 2002 che io ho cominciato a uscire, lui no.

Si può dire che Dino Fumaretto è un po’ il tuo alter ego come Lynch ha Kyle McLahan e Truffaut aveva Jean-Pierre Léaud.
Si potrebbe dire così ma nessuno ha creato nessuno.

Oppure è lui che ha creato te.
Esatto, siamo strettamente legati, lui è l’interno e io sono l’esterno.

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Il tuo disco si chiama ‘Coma’, quindi Fumaretto è in coma, cosa succede?
Nel coma sei a un passo dalla morte ma non sei ancora morto, potresti anche svegliarti, sei nel mezzo. Nel coma non sei lucido, però credo che nel coma si è come in un sonno profondo, dove è possibile si facciano dei sogni. È anche possibile che durante questo sonno ci sia un piccolo collegamento con la veglia, è possibile che un comatoso possa sentire voci dall’esterno. Si può creare quindi una confusione tra voci della veglia e visioni del sonno.

Ho ascoltato più volte il tuo disco e mi mette addosso un senso di minaccia come se stesse per accadere qualcosa di orribile, oppure fosse appena accaduto qualcosa di orribile, l’istante dopo che è crollato un palazzo, è naufragata una nave, è esplosa una città, perché secondo te?
Sì, sono delle canzoni apocalittiche, mi sembra normale che tu senta questa minaccia. C’è una specie di diluvio in mezzo al disco e c’è anche un ‘dopo il diluvio’ dove si cerca di ricreare la società e ci sono degli incubi notevoli, c’è un angelo e una persona un po’ psicopatica. Quindi sì è giusto, è come un film di Lynch o un film dell’orrore.

Ma questa catastrofe, questo incubo riflette l’interno di Dino Fumaretto o l’esterno di tutti, cioè quello che sta succedendo nel mondo in questo preciso momento storico?
È soprattutto l’interno, però l’interno assorbe l’esterno, anche se io non mi occupo di esterno. A meno che io non vada a fare l’eremita, per forza di cose, anche se non me ne rendo conto, qualcosa arriva. Alla fine non si sfugge, c’è gran confusione tra esterno e interno.

Rispetto ai dischi di alcuni anni fa che mi facevano molto ridere, mi ricordo una canzone che si intitola ‘Mostra’ che mi faceva morire dal ridere, mi sembri molto cambiato. Cos’è successo in questi anni? Per te la musica è sempre la stessa o è diventata una cosa un po’ diversa?
Certamente è cambiata, prima c’era più un ostentare un umorismo che comunque c’è sempre. Mi ha sempre interessato il tragicomico, il restare in bilico tra comico e tragico, però prima c’era uno sbilanciamento più verso il comico. Oppure le canzoni di per sé, andando a fondo, erano molto tremende tanto quanto queste ultime, ma il modo di esporle le nascondeva un po’. Più sono andato avanti, più me ne sono fregato di fare ‘ridere’. Mi piace ridere, io adoro i comici, ma Dino Fumaretto non è un comico e non lo sono neanche io. Siamo arrivati all’ultimo disco in cui non si ride quasi più, oppure il contrario, scavando si ride anche.

Quando è felice cosa fa Dino Fumaretto, per divertirsi diciamo?
Per divertirsi guarda film dell’orrore, è appassionato di cinema.

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