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Disagio abitativo, Spinelli: “La risposta deve essere multidisciplinare”

Si è tenuta a Livorno la terza ed ultima tappa del percorso di confronto e riflessione sul tema della condizione abitativa che ha fatto sosta a Prato ed a San Giovanni Valdarno

casa - © sommart sombutwanitkul

Cerchiamo di organizzare le politiche attorno alla marginalità a partire dai servizi territoriali in modo da costruire un approccio sempre più multidisciplinare. L’emergenza abitativa è legata al disagio sociale. Sappiamo che la complessità attorno al disagio è molta e proprio per questo la risposta deve essere improntata alla multidisciplinarietà. Stiamo lavorando nei territori per condividere questo approccio di lavoro e ciò comporta un utilizzo delle risorse in maniera condivisa. La marginalità comprende problematiche diverse. Per quanto riguarda il problema del reddito, ad esempio, questo per noi comporta parlare anche di lavoro e formazione e del rapporto con la scuola. Tutto ciò, al contempo, non può essere disgiunto dalla povertà e dalle politiche abitative e da tutte quelle situazioni in cui si può manifestare il disagio. In altre parole abbiamo bisogno di mettere insieme le risposte in quanto il tema del disagio è complesso e per individuare le giuste riposte, ad esempio la questione della casa, serve il concorso coordinato di più discipline al fine di raggiungere un obiettivo che, in realtà, non può che andare oltre la questione specifica”.

Lo ha affermato l’assessora alle Politiche sociali della Regione Toscana, Serena Spinelli, concludendo i lavori del convegno “La casa come risposta al disagio e alla marginalità sociale”[\mark], terza ed ultima tappa del percorso di confronto e riflessione sul tema della condizione abitativa che, prima di Livorno, ha fatto sosta a Prato ed a San Giovanni Valdarno.

Il percorso, intitolato “Il valore sociale della casa”, è stato organizzato dall’assessorato regionale alle Politiche sociali, in collaborazione con l’Anci Toscana, per permettere ad amministratori locali, tecnici, esperti e rappresentanti delle realtà degli inquilini, di confrontarsi su sfide, modelli e soluzioni che ruotano attorno al tema della condizione abitativa.

L’emergenza abitativa, secondo quanto emerso, è una condizione di grave disagio che deriva spesso da situazioni contingenti ed urgenti, tali da mettere a rischio la disponibilità di un posto dove dormire e ripararsi, sia per le singole persone che per i nuclei familiari.

La casa del dibattito politico del Novecento diventa l’abitare nel Terzo millennio e in questo passaggio terminologico si cela la volontà di colmare il bisogno di servizi e di rispondere all’impoverimento spinto da cambiamenti sociali, culturali, del mondo del lavoro, delle crisi economiche e sanitarie della nostra epoca”, ha affermato l’assessora all’Urbanistica del Comune di Livorno, Silvia Viviani, che ha anche i portato i saluti istituzionali in apertura di convegno.“A Livorno abbiamo integrato un piano casa locale nel nuovo piano operativo. In questo modo promuoviamo un’azione pubblica organica agendo su una pluralità di azioni, soggetti e risorse per l’emergenza abitativa, l’edilizia residenziale pubblica, l’abitare sociale”.

L’assessore al Sociale del Comune di Livorno, Andrea Raspanti, dopo aver evidenziato le peculiarità della situazione livornese, una realtà in cui esistono diversi quartieri in cui il disagio è forte, ha precisato: “Siamo contenti che la Regione abbia scelto Livorno come una delle tre città dove svolgere questo confronto. Diamo il nostro sostegno, nella speranza che questo contribuisca ad orientare le politiche regionali sulla casa, sulle criticità reali del territorio”.

Il dibattito, coordinato da Gianluca Testa della Fondazione sistema Toscana, ha visto anche gli interventi di tecnici e dirigenti pubblici, tra cui il direttore dell’Irpet Nicola Sciclone, il dirigente del settore Politiche abitative della Regione Maurizio De Zordo, di Luca Caterino della Federsanità dell’Anci Toscana, Andrea De Conno sempre della Federsanità dell’Anci Toscana, della funzionaria Cristina Corezzi del settore Welfare e Innovazione sociale della Regione e di Giuseppe Dardes della Federazione italiana degli organismi per le persone senza dimora.

L’emergenza abitativa e il disagio sociale sono spesso determinati da situazioni e condizioni collegate a perdita del lavoro, a provvedimenti di sfratto esecutivo per fine locazione o morosità incolpevole, a pubbliche calamità, ma anche a provvedimenti di espropriazione forzata a seguito di pignoramento e perfino a disabilità e temporanee impossibilità ad abbattere le barriere architettoniche dell’alloggio, a separazioni tra i coniugi, alla presenza nei nuclei familiari di un soggetto portatore di handicap od affetto da disagi psichici, fino ad arrivare a questioni che riguardano la sfera individuale o il livello sociosanitario. Tutti aspetti e situazioni, è stato detto, rispetto alle quali le amministrazioni locali e anche il livello regionale ben poco possono fare in assenza di un’organica politica nazionale in grado di intervenire con forza per risolvere una problematica che riguarda l’intero “sistema Paese”.

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