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Donne per il sociale, dalla tenuta confiscata alla mafia un messaggio di solidarietà

Domenica 3 aprile iniziativa di Federcaccia a Suvignano: esibizioni di cani da ferma e da cerca e spettacolo di falconeria per i bambini della Lega del filo d’oro

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“Donne per il sociale”: si chiama così l’iniziativa nel segno della solidarietà in programma domenica 3 aprile nella tenuta di Suvignano. L’azienda agricola, confiscata alla mafia, ospita la manifestazione del Coordinamento nazionale cacciatrici Federcaccia di Siena, Federcaccia Toscana e di Siena.

Le donne per il sociale

A sostenere il progetto dalle finalità benefiche la Regione Toscana e l’Ente Terre che gestisce la tenuta dove si trova l’azienda faunistico venatoria. Domenica 3 aprile si svolgeranno uno spettacolo di falconeria e una serie di esibizioni con i cani da cerca e da ferma delle donne di Federcaccia. Nobile la finalità dell’iniziativa: il ricavato della giornata sarà destinato alla Lega per il Filo d’Oro.

La vice presidente Stefania Saccardi con le donne per il sociale di Federcaccia

Credo che sia un segnale molto bello da parte delle donne – sottolinea la vicepresidente della Regione Toscana Stefania SaccardiUn segnale di solidarietà  a favore di tanti bambini sordociechi. Grazie alla Lega imparano a muoversi e a farsi capire. La giornata sarà un’occasione per la tenuta di Suvignano di ribadire la sua vocazione di laboratorio permanente non solo per la legalità ma anche per la solidarietà.  La dimostrazione che la gestione di questa bella struttura portata avanti da un ente pubblico nel pieno rispetto delle regole e della legalità, funziona e funziona bene”.

Sequestrata dal giudice Falcone

La storia giudiziaria della tenuta inizia con il giudice Giovanni Falcone. Nel 1983 sequestra l’azienda all’imprenditore palermitano Vincenzo Piazza, sospettato di aver rapporti con Cosa Nostra. Il costruttore ne rientra successivamente in possesso.

Tra il 1994 e il 1996 arriva il secondo sequestro, assieme ad un patrimonio di ben duemila miliardi di vecchie lire affidato alla gestione di un amministratore giudiziario. Poi, nel 2007, la condanna e la confisca definitiva. Si è rischiato, anni fa, che la tenuta fosse messa all’asta. Con il rischio che potesse tornare alla mafia attraverso prestanome.

Nel 2019 la tenuta va alla Regione e torna libera

La svolta arriva qualche anno dopo. Nel 2019 la tenuta è assegnata alla Regione, che la gestisce adesso attraverso Ente Terre, che già si occupa di altre proprietà demaniali o in gestione, fa sperimentazioni in campo agricolo e forestale. Molte le attività in cantiere all’interno della tenuta.

Oggi si estende per 640 ettari tra i comuni di Monteroni d’Arbia e Murlo. Si tratta di una colonica di pregio, altri diciassette edifici e 21mila metri quadrati tra immobili e magazzini, pure una chiesetta di fianco all’edificio principale.

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