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Dopo un secolo torna a zampillare l’acqua dalle Rampe del Poggi

Il 18 maggio una grande festa e uno spettacolo notturno per salutare la conclusione del restauro e la restituzione del complesso alla città

Sabato 18 maggio si terrà una grande festa per tutta Firenze e uno spettacolo notturno di grande suggestione per festeggiare, dopo quasi un secolo, il ritorno delle fontane e delle cascate del Sistema delle Rampe del Poggi sul Viale dei Colli. Si sta per concludere l’impegnativo restauro cominciato lo scorso luglio e interamente sostenuto da Fondazione CR Firenze nell’ambito della normativa ‘Art Bonus’

Per salutare questo importante intervento Fondazione e Comune di Firenze hanno co-promosso una giornata di eventi gratuiti per tutti, rivolti a bambini, famiglie e a tutti i cittadini: l’avvio sarà alle ore 16 con l’apertura del sistema idrico davanti a tutta la cittadinanza e proseguirà fino alle 19.30 con spettacoli, laboratori e attività didattiche, visite guidate al percorso restaurato, esibizioni musicali con la direzione artistica di Manu Lalli. La giornata terminerà alle 21.30 con lo spettacolo ‘La fontana ritrovata’, un festival di immagini, suoni e colori con la direzione artistica di Roberto Malfatto, il regista degli spettacoli, tra gli altri, di Madonna, degli U2, di Jovanotti e della cerimonia di apertura di Matera capitale mondiale della cultura 2019. 

Il Sistema delle Rampe si sviluppa su una superficie di 6.700 metri quadrati e fu realizzato da Giuseppe Poggi tra il 1872 (l’anno successivo al trasferimento della Capitale da Firenze a Roma) e il 1876. Si articola su tre livelli o ripiani: le Grotte, situate nei primi due ripiani delle Rampe, una sul primo e cinque sul secondo, queste ultime costituite da nicchie scavate nei due muraglioni a retta e realizzate con una struttura in muratura rivestita da intonaco lavorato e da spugne; la Grande Vasca polimaterica, situata sul terzo livello delle Rampe, composta da più bacini, realizzata con una struttura in muratura rivestita da spugne, pietrame e mosaico; le Scogliere e le Piccole Grotte, posizionate lungo i percorsi, realizzate con blocchi di pietra provenienti dalle cave di Monte Ripaldi, come i ‘massi erranti’ disseminati nei luoghi dove i percorsi si allargano.

La funzione delle Rampe era quella di assicurare la stabilità geomorfologica della collina visto che in passato si erano verificati movimenti del suolo peraltro già documentati da Leonardo da Vinci e da Giuliano da Sangallo. Le pendici avevano bisogno di essere consolidate e rafforzate, i terreni stabilizzati con la realizzazione di cisterne, condotti idrici e scoli per evitare il ristagno delle acque. Purtroppo, la difficoltà dell’approvvigionamento idrico e la mancata manutenzione dei canali fece si che, in un arco di tempo piuttosto breve, l’elemento vitale e centrale di tutta la progettazione venne a mancare e con esso le specie vegetali che avrebbero dovuto caratterizzare bacini, scogliere e grotte. Negli anni, inoltre, la mancanza di specifici finanziamenti destinati alla manutenzione ed al restauro, ha causato un deterioramento generale che ha reso necessario e urgente un programma di interventi di conservazione e di ripristino degli elementi architettonici e decorativi, dell’impianto idraulico e della vegetazione propria ed originale. Tutto il complesso è sottoposto a tutela da parte del Ministero dei Beni e delle Attività culturali.

Il restauro, cominciato nel luglio dello scorso anno, è stato fra i più complessi e importanti degli ultimi 50 anni a Firenze. Lo dimostrano, come esempio, alcuni dati: 27.000 ore di lavoro, 100 quintali di materiali infestanti rimossi, 1.200 piante ricollocate. L’intervento si è sviluppato in tre direttrici: la conservazione della componente architettonica e materica del sistema (grotte, scogliere e vasche); la realizzazione di un nuovo impianto idrico; il recupero della componente vegetale. In questo contesto un’ importanza del tutto particolare è rappresentata dall’acqua che scorre dall’alto, in suggestivo contrappunto con le acque dell’Arno, e che torna a scorrere dopo un secolo di silenzio e che restituisce a tutto l’insieme il fascino del giardino romantico della seconda metà dell’ Ottocento. L’acqua infatti fuoriesce dalla sommità, dove sono visibili il giglio e la conchiglia, e riempie la prima vasca per confluire nelle tre grotte. Quindi riempie la seconda vasca e attraversa la cascata lunga 8 metri ed alta circa 5 metri cadendo nell’ultima vasca; da qui raggiunge la parte alta delle Cinque Grotte per confluire poi nella vasca ovale e nella grotta singola posta immediatamente sotto la vasca ovale. Infine tutta l’acqua confluisce nella vasca grande della Torre di San Niccolò e nelle due vasche laterali alla Torre dotate di cascate. Quindi viene ricondotta al serbatoio di ricircolo da dove viene ripompata verso l’alto. Per alimentare il sistema è stato costruito un nuovo impianto idrico sostenibile dal punto di vista ambientale e dei costi di gestione, utilizzando un sistema di ricircolo alimentato con acqua di pozzo, senza attingere dalla rete idrica cittadina. Di particolare importanza è stato il recupero della componente vegetale che ha salvaguardato la forma e l’aspetto polimaterico delle componenti architettoniche collocando piante ornamentali, acquatiche e semiacquatiche compatibili con quelle originali, in gruppi omogenei distribuiti negli spazi predisposti per l’impianto vegetale.

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