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Famiglie&pandemia, il 13% dei toscani si sente povero

Presentato il quinto rapporto su “Povertà e inclusione sociale in Toscana”: le misure messe in campo dalla Regione hanno limitato i danni socio-economici del post Covid

Volontariato alla mensa per i poveri

Nell’anno del Covid, un milione di cittadini toscani, quasi uno su tre, hanno ricevuto interventi di sostegno al reddito. Nonostante la grave congiuntura economica post pandemia e grazie a interventi mirati, la percentuale dei toscani in condizioni di povertà assoluta è passata solo dal 3,2 al 3,3%.

Il persistere della pandemia ha comunque determinato un peggioramento delle condizioni economiche di tante famiglie: il 13% dei toscani percepisce la propria condizione come povera, l’8% dei nuclei sostiene di avere difficoltà ad arrivare a fine mese.

Questi sono solo alcuni dei dati che emergono dal quinto rapporto su “Povertà e inclusione sociale in Toscana”, frutto della collaborazione tra Osservatorio Sociale Regionale, ANCI Toscana, IRPET, Centro regionale di documentazione per l’infanzia e l’adolescenza, Università di Siena e Caritas Toscana.

Il rapporto è stato presentato a Firenze con un evento online cui hanno partecipato il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e l’assessora regionale alle politiche sociali Serena Spinelli. L’iniziativa è stata occasione per analizzare le ripercussioni della pandemia sulle condizioni di vita della categorie meno abbienti in relazione al reddito, ma anche ad altri aspetti di primaria importanza come il disagio educativo, alimentare, abitativo.

L’assessora Serena Spinelli

Quella innescata dalla pandemia – ha detto Serena Spinelliè stata una sfida durissima al sistema complessivo dei servizi perché, oltre alle conseguenze sanitarie, ha portato con sé un aumento del disagio economico e sociale e una forte ricaduta sulla qualità della vita delle persone”.

Dal report emerge che famiglie con minori, giovani, donne, lavoratori fragili sono stati target più colpiti, in aggiunta alle categorie già maggiormente a rischio quali gli anziani, i disabili e i senza dimora. Secondo quanto emerge dai dati del rapporto, ha aggiunto Spinelli “la risposta ha prodotto degli effetti e gli interventi che sono stati attivati hanno permesso di attenuare fortemente effetti che potevano essere molto più pesanti. Un toscano su tre, infatti, ha potuto usufruire di interventi che hanno mitigato l’impatto economico della pandemia e evitato di aumentare esponenzialmente la fascia di povertà assoluta”.

A due anni dal suo inizio, però – ha proseguito l’assessora – le conseguenze sociali ed economiche della pandemia continuano a farsi sentire, al punto che tanti concittadini delle categorie più fragili dichiarano la loro preoccupazione davanti alle incombenze quotidiane”.

Da qui lo sforzo nell’orientare tutte le azioni verso ogni possibile tipo di povertà: alimentare, educativa o abitativa. Tutte le azioni e gli interventi dovranno quindi essere in grado di “integrarsi, per dare risposte complessive in grado di dare sostegno alle persone difficoltà, ai percorsi di emersione e prevenzione rispetto a ogni tipo di povertà. In questo senso determinante è il lavoro sinergico con le realtà e le istituzioni presenti sui territori, con i Comuni, con i servizi di carattere sociale e sociosanitario, con gli enti del Terzo Settore“.
Per l’assessora non bisogna solo pensare a fronteggiare le emergenze ma in una prospettiva di cambiamento di sistema, “realizzando politiche integrate con strumenti e metodologie che diventino patrimonio di tutti e che attivino tutte le risorse e le competenze presenti nelle comunità”.

I dati del quinto rapporto

Il Covid ha impoverito le famiglie: nel 2020 in Toscana sono state 54.767, pari al 3,3%, circa mille in più dell’anno precedente (3,2). Alcune si sono salvate dalla povertà assoluta per le misure di sostegno al reddito: si calcola oltre 40.000 unità.
Un risultato notevole anche in considerazione della congiuntura economica negativa: in Toscana nel 2020, il Pil è sceso del 12%, ben 3 punti in più della media nazionale.
Tra le misure ad hoc che hanno contribuito a mitigare gli effetti economici della pandemia, vi sono la Cassa integrazione guadagni (Cig), le indennità una tantum e il Reddito di emergenza (Rem). Particolarmente importante in questa congiuntura anche il ruolo svolto dal Reddito di cittadinanza che era stato istituito un anno prima della pandemia: ha ridotto la povertà in Toscana di 0,7 punti percentuali nel 2019 e di un punto nel 2020.

Questo provvedimento non ha stimolato le dinamiche lavorative: il 37% dei beneficiari di Rdc che hanno fatto domanda per la prima volta a marzo, aprile o maggio 2019 risulta ancora percepire il beneficio dopo 18 mesi ed i beneficiari di Rdc tenuti alla stipula del Patto per il Lavoro lavorano solo 0,6 giorni al mese in più rispetto a quanto avrebbero lavorato in assenza della misura.

Il 2020, epicentro della pandemia

I dati del rapporto si riferiscono in gran parte al 2020 ma, come sappiamo, l’onda lunga del Covid si è protratta ben oltre. Ed è cresciuta l’incidenza sulle condizioni delle famiglie toscane come dimostra una ricerca Irpet, effettuata nel settembre 2021 su un campione rappresentativo della popolazione.

Alla domanda su come percepivano la propria situazione economica il 13% dei toscani ha definito la propria condizione economica come ‘povera’, l’8% ha dichiarato di avere grandi difficoltà ad arrivare a fine mese mentre il 9% ha registrato nel 2020 un peggioramento della propria situazione economica rispetto al 2019.

I più colpiti single e famiglie numerose. La situazione economica è molto peggiorata a Massa Carrara, Lucca e Firenze. Tra il 2019 e il 2021 l’aiuto alimentare in Toscana è cresciuto del 13,3%; nel 2020, in Toscana sono stati distribuiti generi alimentari per un valore di 3,9 milioni di euro.

La qualità della vita delle persone, a giudizio del report, è peggiorata dopo la pandemia a partire dai primi mille giorni di vita dei bambini, alla definizione e la misurazione della povertà educativa e del disagio giovanile e all’emergenza abitativa.
Si segnala anche un aumento dei bisogni non materiali interrelati a non autosufficienze, solitudine, Didattica a Distanza (DAD), contesti familiari problematici: una domanda in crescita e sempre più complessa, in particolare da parte di “nuovi poveri”, anziani, minori.

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