Attualità/

Francesca Corrado, a scuola di fallimento con la migliore maestra

Nonostante una serie di sconfitte personali e professionali, Francesca riparte e apre persino una scuola di fallimento, dove si insegna a sbagliare meglio

Francesca Corrado è un’economista ricercatrice: la sua vita va a gonfie vele, fa il lavoro che le piace all’università e ha un fidanzato con cui convivere. Il vento, però, inizia a soffiare diversamente quando la società in cui opera viene liquidata e, per non farsi mancare niente, Francesca si ritrova anche single e senza una casa in cui stare. Le prime emozioni hanno la faccia della rabbia, dell’odio e della frustrazione, accompagnate dalla terribile sensazione di non essere in grado di perseguire i propri obiettivi, ma poi, con un percorso popolato da psicologi e neuroscienziati, riesce a farsene una ragione e organizza addirittura una festa per brindare ai fallimenti vissuti. Oggi, alle 18, alla Fuckup Night di Impact Hub Firenze, presenterà il suo libro “Il fallimento è rivoluzione. Perché sbagliare fa bene”, in cui racconta anche come è arrivata ad aprire una scuola di fallimento.

Francesca, la tua scuola di fallimento è un po’ come una grande Fuckup Night. Come funziona, esattamente?
«La scuola che ho fondato in realtà non si basa su testimonianze o su sbagli di altri, ma ha l’obiettivo di far capire i propri. Si articola in cinque moduli, che si avviano analizzando il proprio mindset, ovvero l’atteggiamento mentale con cui si affrontano gli errori. Nella vita di tutti i giorni si è soliti imparare dagli errori attraverso l’ascolto e l’osservazione, ma non sempre questi ti spingono all’azione. Il miglior modo per apprendere è invece vivere i propri errori, simularli come facciamo noi attraverso l’improvvisazione e il gioco, specialmente con i giochi di ruolo e i giochi da tavolo, durante i quali vengono ricreate situazioni della vita personale e professionale»

Quali alunni si iscrivono alla tua scuola?
«Gli alunni sono i più vari: abbiamo molte persone che provengono dalle scuole, con studenti, insegnanti e talvolta anche genitori; tanti altri vengono dalle aziende. Ultimamente, però, si sono interessanti a noi anche privati che desiderano elaborare fallimenti personali, ma anche diverse società sportive, che notano che spesso non si sanno accettare le sconfitte»

Non si insegna a non fare errori, ma a fallire meglio, giusto?
«Sì, perché la consapevolezza di quello che ti accade la raggiungi solamente dopo una serie di errori, ma questi non devono essere sempre gli stessi, altrimenti è tutto inutile. Resta il fatto che per raggiungere un obiettivo si deve sempre passare da uno sbaglio»

L’errore diventa quasi necessario, quindi?
«L’errore è naturale, il fallimento non è altro che un feedback che la vita ti manda per farti capire come sta andando. Quando incontriamo un fallimento subito ci si chiede “perché a me?”, senza considerare che siamo davanti a un incidente di percorso. Il fallimento ha la caratteristica di arrivare nella fase di successo, quando tu sei felice, hai indosso come degli occhiali che non ti fanno vedere ciò che accade internamente ed esternamente e tendi a rimanere in una zona di comfort in cui non fai né un passo indietro né avanti. Niente di più dannoso: è dimostrato che è in quel momento che le aziende falliscono e solo quando arriva il colpo finale si passa all’elaborazione. La verità è che spesso tendiamo a mantenere in vita cose già morte, non ci ascoltiamo, quando invece basterebbe andare un po’ più di istinto, che serve molto di più: tendiamo a fare scelte razionali convinti che sia la cosa giusta, ma tutte le nostre scelte sono intrecciate con cose intorno a noi che non governiamo. Quindi, sì scegliere in base a dove vogliamo arrivare in futuro, ma coerenti con quello che siamo oggi»

Elogiando il fallimento non c’è il rischio di giustificare anche gli sbagli?
«Agli errori non si devono associare sensi di colpa, ma nemmeno giustificarli e dire che niente dipende da noi. Il modo di affrontare il fallimento è anche un problema culturale; in Italia, per esempio, siamo molto influenzati da motivazioni di carattere religioso, che ci portano a temere il giudizio altrui»

Il fallimento è rivoluzione, come dice il tuo libro. Cosa racconti?
«Oltre a una parte biografica, ci sono cinque lezioni, storie che fanno capire che il fallimento può avere una sua bellezza. Inoltre, c’è una parte dedicata al diverso modo che hanno le donne e gli uomini di affrontare gli errori. Si dice sempre che le donne non sono disposte a intraprendere, in realtà questo succede perché sono meno propense al rischio e si colpevolizzano di più dopo uno sbaglio. Noi donne siamo più riflessive: pensa che all’Università di Oxford vengono dati 15 minuti in più per rispondere ai test di matematica. E non si tratta di genetica! È che semplicemente ci pensiamo prima di buttarci, proprio come ai colloqui di lavoro, dove la percentuale degli uomini che si candida senza avere tutti i requisiti richiesti è molto più alta»

Francesca Corrado sarà a Impact Hub Firenze oggi giovedì 2 maggio, in occasione delle Fuckup Nights, il format internazionale che celebra il fallimento. La partecipazione è gratuita, previa iscrizione a questo link.

I più popolari su intoscana