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I luoghi della cultura si ribellano alla chiusura: Massini celebra il “Funerale al teatro”

Si moltiplicano gli appelli delle istituzioni e dei lavoratori per chiedere al governo una riapertura contingentata e in sicurezza di teatri, musei, cinema e sale da concerto

Stefano Massini

É passato esattamente un anno da quando cinema, teatri e sale da concerto sono stati chiusi in tutta Italia a causa dell’emergenza sanitaria. Un vuoto che pesa come un macigno sulla vita di ogni italiano. Una scelta quella del Governo che ha inevitabilmente impoverito psicologicamente, culturalmente e spiritualmente tutti. Negli ultimi giorni si sono moltiplicati gli appelli dei protagonisti del mondo della cultura.

Tommaso Sacchi, Stefano Accorsi, Marco Giorgetti, ph. Filippo Manzini

Gli appelli del mondo della cultura

Ma c’è chi non vuole restare in silenzio: lunedì 22 febbraio si è tenuta in tutti i teatri italiani l’iniziativa “Facciamo luce sul teatro” per attirare l’attenzione del nuovo governo sulla lunga chiusura che interessa i luoghi della cultura.

Sabato 27 febbraio invece in 130 live club in tutta Italia si terrà “L’ultimo concerto?” uno show on line a cui hanno aderito tantissimi artisti e musicisti. In Toscana vedrà protagonisti Bobo Rondelli al Borderline di Pisa, i The Zen Circus al The Cage di Livorno, Cecco e Cipo al Viper Theatre di Firenze, i Manitoba al Glue di Firenze e i Legno alla Limonaia di Fucecchio.

Anche Eike Schmidt direttore delle Gallerie degli Uffizi di Firenze ha dichiarato: “I numeri dell’ultima riapertura confermano il forte desiderio dei cittadini per la cultura. Speriamo che la nuova chiusura duri poco. Proprio in questi giorni è uscito uno studio dell’Università di Berlino secondo il quale i musei e i teatri a ridotta compresenza sono i luoghi pubblici a minor rischio di contagio: un rischio di gran lunga inferiore a rispetto a supermercati, negozi e ristoranti. L’arte e la cultura sono essenziali per tutti!”.

Il “funerale” del teatro

Anche Stefano Massini dal programma “Piazzapulita” su La7 ogni giovedì sera fa sentire forte la sua voce. Lo scrittore e volto noto televisivo dopo aver lanciato la campagna #iononsonoinutile ad aprile 2020 a favore dei lavoratori del mondo dell’arte, del teatro e della musica giovedì 25 febbraio si è duramente scagliato con il Comitato Tecnico Scientifico da cui si attende una risposta per l’apertura contingentata degli spazi della cultura lanciando una nuova provocazione il “Requiem al teatro chiuso”.

“C’è in corso un funerale ed è il funerale del teatro, dei cinema, dei luoghi della cultura – ha esordito – Sono stati chiusi nel mese di ottobre e qualcuno dice tranquillamente ‘Poi ne riparliamo ad aprile’ e non si rende conto che una stagione che inizia ad ottobre ad aprile finisce. Una stagione intera senza teatro significa qualcosa di grande. Significa che per un anno intero le persone perdono l’abitudine, il rito, la consuetudine di prendere la macchina e una volta la settimana andare in un luogo, cercare il parcheggio. Quando si ricomincerà non sarà più la stessa cosa, perchè il teatro e il cinema saranno usciti dalla normalità delle persone.

Io di teatro vivo e potrei fare tanti bei discorsi, che senza teatro siamo tutti più poveri, che senza teatro è diminuito il senso critico, ma sarebbero solo parole. Qualcuno potrebbe dirmi bravo, qualcuno invece potrebbe non essere d’accordo. Allora vi porto i fatti, l’Università tecnica di Berlino una delle più importanti istituzioni riconosciute in Europa ha fatto uno studio. Sono andati a verificare la possibilità di contrarre il virus con mascherina e distanziamento all’interno di una serie di luoghi. Supermercato 1% di possibilità, ufficio 8%, scuola 2,9%, teatro 0,5%.

Una domanda si impone se non altro per dignità, perchè i teatri sono chiusi? Risposta ovvia perchè il supermercato serve per mangiare, l’ufficio per lavorare, la scuola è un diritto. Perchè il teatro è chiuso? Hannah Arendt diceva una cosa che sta alla basa di tutto questo: “Verrà un momento in cui l’evoluzione della società di massa farà sì che si andrà nell’equivoco che accumuna la cultura allo svago”. Ecco perchè i teatri e i cinema sono chiusi. Non sono cosa necessarie ma beni di cui si può fare a meno, perchè gli attori, i registi sono giullari. Possiamo farne a meno e quando tutto sarà finito ricominceremo come prima.”

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