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Musica /L'intervista

Gianni Maroccolo: “Il nostro omaggio a Battiato, un artista illuminato”

L’ex Litfiba e CSI prepara il concerto tributo a Verona del 21 settembre. Con lui sul palco Andrea Chimenti, Antonio Aiazzi e Beppe Brotto

Sulla strada di un genio i paesaggi cambiano. È la ricerca a spingerti sempre oltre, la curiosità. E sulla via Franco Battiato ha incontrato volti, voci, suoni, parole e sentimenti. E questo significa crescere, perché la crescita è uno dei possibili benefici della voglia di capire e imparare, confrontarsi, trasmettere.

Ma quando lo chiamavo maestro lui si arrabbiava. E smettila, mi diceva. Poi ci rideva su

Gianni Maroccolo il “maestro” lo ha conosciuto bene. Umanamente e professionalmente, collaborando con lui in uno scambio di suoni e di idee. Csi, Pgr, quelli che lo stesso Battiato ha voluto manipolare a modo suo per amore di quel suono così avanti. La storia è troppo lunga per essere riassunta in poche righe. Ma il senso di tutto questo lo trovi nella chiamata ricevuta dal bassista-produttore per la partecipazione al concerto che si terrà all’Arena di Verona il ventuno di settembre. Una trentina di artisti provenienti da esperienze diverse ma tutti (da Carmen Consoli a Diodato passando da Morgan) accomunati dalla fortuna di aver in qualche modo collaborato con Battiato, che li stimava, il che racconta l’apertura mentale di un artista incapace di fermarsi all’apparenza delle cose.

“Vidi la prima volta Battiato a Firenze, al Banana Moon. Lui e Claudio Rocchi li ho sempre considerati degli illuminati. Quando coi Csi decidemmo di riproporre una versione di “E ti vengo a cercare” gli proponemmo di fargli cantare l’ultima strofa. Per farlo lo seguimmo con microfono e registratore durante un concerto. Registrammo nel bagno del suo camerino. Fu divertente. Negli anni siamo diventati amici e le collaborazioni sono continuate, tanto che un giorno glielo chiesi: ma perché non mi inviti a suonare il basso in un tour?”.

E lui?

“Lui mi disse che ci doveva pensare. Poi mi scrisse una breve lettera: Marok, tu sei un artista non un turnista. Lo confesso: nei fui molto orgoglioso”.

E adesso è arrivata questa proposta. E l’idea di affidarti il Battiato lontano da qualsiasi mainstream. In fondo la musica elettronica è un vostro territorio comune.

“Sono rimasto sorpreso. Ho detto: ma siete sicuri? Gli organizzatori, tecnici, musicisti e discografici illuminati come Stefano Senaldi che hanno speso la vita accanto a Battiato, mi hanno detto: Gianni, c’entri eccome. Anche più di altri artisti. E così ho messo insieme un gruppo già collaudato dal vivo con le musiche di Battiato e di Rocchi, che abbiamo eseguito insieme dal vivo. Antonio Aiazzi, Andrea Chimenti e Beppe Brotto, maestro della viola nepalese che a suo tempo conobbi grazie a Claudio Rocchi. Stiamo provando a Guardistallo, nel teatro che ci hanno messo a disposizione. Sono stati molto gentili con noi e li voglio ringraziare”.

E suonerete…?

“Stiamo lavorando su Aria di rivoluzione miscelando altre suggestioni da Sulle corde di Aries, un disco che ha influenzato profondamente la mia ricerca musicale.  Il nostro contributo sarà una specie di medley da quel lavoro immenso”.

Momenti così rimettono in moto ricordi e forse anche piccole nostalgie.

“I ricordi sono troppi. Battiato l’ho scoperto che ero un ragazzo e ancora non erano nati i Litfiba. Poi l’ho seguito in tutte le sue avventure. Dalla sperimentazione al pop intellettuale arrivando alla musica classica. A volte mi trovo a sorridere da solo quando ripenso a quella volta che gli sottoponemmo la versione che avevamo fatto in Linea gotica di “E ti vengo a cercare”. Il suo pezzo era in 6/8, noi scegliemmo un 4/4 rallentando il ritmo del pezzo. Lui si mostrò sorpreso: lo avete reso funereo, mi disse. Stavo sprofondando. Lui rise e aggiunse: hey, sto scherzando. Non conoscevo la sua capacità di sorridere e la sua ironia. Un po’ come quando mi trattava male se lo chiamavo maestro.  Gli illuminati sono oltre. E Franco lo era. Da lui ho imparato tanto, anche dal versante spirituale della vita. Anche per questo gli sarò sempre grato”.

 

 

 

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