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Firenze, il dopoguerra e quel primo centro commerciale. Gino Nelli, l’uomo che seppe rinascere

In un palazzo di Via Calzaiuoli  si ritrovarono i commercianti fiorentini: le loro produzioni erano vendute in esclusiva alle truppe alleate. Mente e direttore di quell’operazione fu Giovan Battista Giorgini ma vicino a lui ebbe un ruolo cruciale un altro fiorentino,  proprietario di Mimosa, un negozio di bambole del centro storico. Quell’uomo era Gino Nelli. Ecco la sua storia

Gino Nelli era un uomo a cui la vita mise un freno fin da piccolo. Nacque a Lastra a Signa il 1 agosto del 1898, a tre anni una brutta caduta dal letto compromise per sempre la sua gamba e il suo piede. Da quel momento passò sei anni della propria infanzia negli ospedali e visse poi il resto della vita con uno scarpone ortopedico che gli consentiva, seppur a fatica, di camminare.
Quell’handicap, quello stop, quell’incidente inaspettato lo resero forte, forgiarono il suo carattere, lo resero orgoglioso ed a tratti invincibile.

Aveva imparato, lungo le corsie dell’ospedale, a muoversi strisciando il sedere a terra, aiutandosi con le braccia, con le mani, forzando il proprio corpo a reagire

Non si dava mai per vinto Gino Nelli anche quando ogni cosa sembrava crollare, anche quando i sacrifici fatti per risalire la china rischiavano di essere vanificati da un momento all’altro. Aveva imparato – lungo le corsie dell’ospedale – a muoversi strisciando il sedere a terra, aiutandosi con le braccia, con le mani, forzando il proprio corpo a reagire. La sua mente l’aveva già fatto.

Non si dette per vinto neppure quando divenne difficile, durante la guerra, vendere le bellissime bambole e gli articoli da regalo nel suo negozio in Via Calzaiuoli. Si chiamava “Mimosa”, un inno alla rinascita.

Dopo la fine del conflitto rimaneva una Firenze divisa in due, ponti crollati, la sua casa in Via Por Santa Maria dove viveva con la moglie Ida e le figlie Tina e Tecla era andata in macerie. A ricordarla rimasero solo cristalli luminosi tra la polvere. Erano i lampadari distrutti dalla deflagrazione.

Firenze, Via Port Santa Maria nel 1944-1945 dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale © pubblico dominio –  immagine presente nel volume a firma di Piero Bargellini, Ennio Guarnieri, Le strade di Firenze. Firenze, Bonechi, 1977-1978

L’amicizia e il sodalizio professionale tra Nelli e Giorgini

Eppure Gino Nelli non si dette per vinto. Aveva qualcosa per cui lottare. La sua famiglia e poi lei, Tecla che aveva vissuto quegli anni con l’incoscienza di chi porta l’adolescenza sulle spalle e intravede futuro anche dove non c’è.
Non poteva permettersi di fermarsi, lui che non aveva rinunciato a camminare neppure con un tallone frantumato. Era l’uomo che faceva diventare possibile anche ciò che non lo era.

Dopo quel tempo di bombe e morte, provò a guardare lontano collaborando con l’imprenditore Giovan Battista Giorgini, amico di lunga data. Giorgini fu l’uomo che intuì le potenzialità della moda italiana e organizzò la prima sfilata nella Sala Bianca di Palazzo Pitti, lui è stato il primo grande ambasciatore del Made in Italy, grazie alle consolidate relazioni con l’America.

giovan battista giorgini – © Archivio Giorgini

Il primo embrione di centro commerciale a Firenze ? L’Allied Forces Gift Shop, diretto da Giovan Battista Giorgini

Lo shop del Made in Tuscany per le truppe americane

Infaticabile, Gino Nelli, fu coinvolto da Giorgini nel progetto di uno shop di vendita esclusiva per le truppe americane, nel dopoguerra. Si chiamava ‘Allied Forces Gift Shop’ e metteva insieme i commercianti del centro di Firenze. Vendevano il saper fare: borse, ricami fiorentini, tovagliato, argento lavorato dagli artigiani fiorentini.

A dirigerlo era lo stesso Giorgini, su incarico del Comando Alleato ma quel Gino Nelli ebbe un ruolo fondamentale nell’organizzare tutto il tessuto commerciale della città. Quell’intuizione, quell’energia, quella speranza che si faceva strada in giorni nei quali non solo mancavano denaro e cibo ma anche il respiro fu salvifica. Negli spazi di uno storico palazzo di Via Calzaiuoli i fiorentini allestirono dei banchi di fortuna, con lunghe tavole e stand dove esporre la merce. Quella fu la loro ripartenza, la chiave di volta, il passo nuovo per rimettersi in pista. Di fatto avevano dato vita ad un embrionale centro commerciale.

Il rumore del lavoro era la melodia della rinascita

Brilla la rinascita sulla polvere delle macerie

Il rumore del lavoro era la melodia della rinascita. Tutti insieme provarono a scrivere una pagina nuova. Gino riaprì poi il suo negozio e continuò a vendere bambole per gli anni a venire. Firenze ritrovò la sua bellezza partendo dalla sua gente, dal saper fare, immaginare, pensare, creare.
Oggi la storia di Gino Nelli – che a differenza di Giorgini – non è finito sui libri, può essere di buon auspicio chi si trova a vivere giorni ancora difficili e pieni di incertezza. Lui era nato per andare avanti e per vedere dove gli altri non riuscivano a scorgere niente.

GIno Nelli proprietario di Mimosa

Fece correre l’inventiva, visto che la sua gamba gli consentiva sì di camminare ma non di spingere oltre il passo. Eppure seppe sbloccare i freni, accelerò verso l’impossibile e riuscì a cambiare il verso della sua piccola storia normale. Seppe generare valore, capace di scorgere il futuro e di portarlo dritto nel presente. Anticipò i tempi, ebbe la capacità di osare, oltre le macerie.

Alzò la testa, l’orgoglio, si nutrì di sogni e di speranza. Mimosa riprese a vendere le sue bambole. la vita tornò quella di sempre. Arrivò il boom economico, l’Italia dette spinta al genio. La bellezza era finalmente tornata.

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