Attualità/

Giovanni da Verrazzano: Greve in Chianti celebra i (quasi) 500 anni dell’esploratore che scoprì la baia di New York

Venerdì 14 aprile alle 17 al Castello di Verrazzano si parlerà del “Prezioso Globo di Leonardo da Vinci”, insieme a Luigi Giovanni Cappellini presidente della Fondazione Giovanni da Verrazzano, e Stefaan Missinne membro della Società Geografica Reale, insieme a Riccardo Ventrella

Statua di Giovanni da Verrazzano a Greve in Chianti

Era il 1524 quando Giovanni da Verrazzano, esploratore e navigatore nato a Greve in Chianti, passò oltre la baia di Chesapeake e il fiume Delaware e arrivò alla baia di New York dove gettò l’ancora in The Narrows, lo stretto fra Staten Island e Long Island, dove incontrò i nativi Lenape.

499 anni dopo Greve celebra uno dei suoi più celebri cittadini con una serie di eventi proprio nel castello che porta il suo nome, nel borgo di Montefioralle. 

Venerdì 14 aprile alle 17 al Castello di Verrazzano si parlerà del “Prezioso Globo di Leonardo da Vinci”, insieme a Luigi Giovanni Cappellini presidente della Fondazione Giovanni da Verrazzano, e Stefaan Missinne membro della Società Geografica Reale, insieme a Riccardo Ventrella.

Ricerche confermerebbero che il globo da Vinci sarebbe il più antico mappamondo con dettagli geografici raccolti da Marco Polo, Cristoforo Colombo, Amerigo Vespucci e Leonardo da Vinci.

Il convegno del 14 aprile prevede, inoltre, gli interventi di Leonardo Rombai, Dipartimento di Storia, Archeologia, Geografia e Spettacolo dell’Università di Firenze, di Francesco Guido Bruscoli, Dipartimento di Scienze per l’Economia e l’Impresa dell’Università di Firenze e del giornalista e scrittore Marco Hagge.

Giovanni da Verrazano

Il percorso di avvicinamento al cinquecentenario che si terrà nel 2024 prevede anche l’omaggio al Monumento di Giovanni Da Verrazzano con la deposizione di una corona, lunedì 17 aprile alle 16,30 a Greve in Chianti in piazza Matteotti.

“Nell’avvicinarsi al cinquecentenario, in particolare, diamo vita ad iniziative che celebrano la figura di Giovanni Da Verrazzano – spiega Luigi Cappellini, presidente della Fondazione Da Verrazzanonon solo per la sua scoperta, ma anche per la sua modernità, per il suo coraggio, per il suo creare reti. Lo avviciniamo così ai giovani, al mondo delle scuole, alle nuove generazioni perché dal passato ci arriva l’esempio di uno scopritore, che con la sua curiosità e la conoscenza, non si è posto limiti ed è diventato una sorta di “cittadino” del mondo, che ha unito culture diverse”.

Verrazzano Day

Giovanni da Verrazzano: storia di un animo libero

Giovanni da Verrazzano nacque nel 1485 da Pierandrea e da Fiammetta Barone, ambedue nobili fiorentini, nel Castello di Verrazzano. Fin da giovanissimo mostro inclinazione per il piacere dell’avventura, tanto che espresse il desiderio di visitare parte del mondo orientale.

Le sue prime mete furono l’Egitto e la Siria, luoghi che a quell’epoca venivano considerati quasi irraggiungibili e avvolti da un alone di mistero.

Fra il 1507 e il 1508 viaggiò in Francia dove fu accolto dal Re Francesco I, la cui corte era da tempo meta per illustri fiorentini come Leonardo da Vinci, Tiziano, Andrea del Sarto, Benvenuto Cellini, il poeta Luigi Alamanni, l’architetto Giovanni Giocondo.

Stabilitosi a Dieppe, Giovanni entrò in contatto con i maggiori esponenti della marina, con gli armatori più valenti e con i marinai più valorosi con i quali si trovava spesso a collaborare in lavori portuali e con i quali cominciò ad imbarcarsi all’età di 20 anni su caravelle per spedizioni di notevole importanza.

I racconti dei viaggi e delle ricchezze portate da oltreoceano da Colombo e Vespucci giunsero fino alla Corte di Francia. Giovanni, in un incontro ufficiale tra il 1522 e il 1523 nella città di Rouen con sua Maestà Francesco I, sensibilizzò il Re alla necessità e all’urgenza di intraprendere viaggi esplorativi per raggiungere i ricchissimi mercati dell’Asia navigando verso Occidente.

Subito fu allestita, sotto la personale direzione di Giovanni, una flotta di quattro navi. La nave ammiraglia contava centocinquanta uomini di equipaggio e portava il nome di “Delfina” in onore del primogenito del Re, le altre tre caravelle si chiamavano Normanda, Santa Maria e Vittoria.

Verso la metà del 1523 la spedizione salpò dalla Francia ma, a causa di una tempesta, due caravelle, la Santa Maria e la Vittoria, affondarono ben presto, e la terza rimase fortemente lesionata e, impossibilitata a proseguire, fu rimandata indietro: solo la nave capitana, più grande e forte, rimase in grado di affrontare l’oceano.

La traversata durò ben cinquanta giorni, più del previsto a causa di una rovinosa burrasca del 24 febbraio, superata dice il Verrazzano “solo con l’aiuto di Dio”. La Delfina avvistò terra il sette o l’otto marzo in una località che tutti gli studiosi individuano con Capo Fear, a sud di Wilington.

Giovanni si diresse dapprima verso sud in cerca di un approdo, giungendo fino all’estremità settentrionale della Florida, poi invertì la rotta e si diresse a nord, proseguendo sempre in vista della costa.

Era il 17 aprile 1524 quando Verrazzano entrò nella Baia di New York, per il braccio chiamato oggi “The Narrow” nella baia superiore che Giovanni battezzò Santa Margherita, dal nome della sorella di Francesco I.

Dal successo alla tragica morte

Verrazzano grazie alla fama e al successo ottenuto con il primo incredibile viaggio tornò ad affrontare il mare. Tra il maggio 1526 ed il settembre 1527 guidò una spedizione che portò, attraverso il Capo di Buona Speranza, la prima nave francese nell’Oceano Indiano, e che toccò sulla via del ritorno le coste del Brasile, riportando in patria cospicui tesori.

Fu organizzata quindi una nuova spedizione alla quale partecipò anche il fratello Girolamo, artografo affermato. La spedizione raggiunse la Florida e due isole vicine: Cabaco e Babama (le odierne Abaco e Gran Bahama).

Dirigendosi poi verso la costa del Darien, attraverso il Mare Caraibico, Giovanni avvistò un’isola coperta di rigogliosa vegetazione ed apparentemente deserta, e vi sbarcò con sei uomini.

All’improvviso un gruppo di indigeni li assalì con inaudita ferocia, li sopraffece e, spogliati e uccisi li gettò a pezzi sui carboni ardenti, divorandoli poi tra un baccano bestiale e urla indiavolate, mentre il fratello Girolamo inorridito ma impotente, assistette da bordo a tale massacro. Era l’anno 1528.

Castello di Verrazzano

I più popolari su intoscana