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Il maestro persiano Nima Keshavarzi dirige l’Orchestra La Filharmonie in solidarietà alle donne iraniane

Venerdì 13 gennaio presso la Sala del Buonumore del Conservatorio di Firenze ospite speciale la giovane violoncellista Erica Piccotti, conosciuta a livello internazionale

Nima Keshavarzi

L’Orchestra la Filharmonie inaugura venerdì 13 gennaio alle ore 21.00 presso la Sala del Buonumore del Conservatorio di Firenze la rassegna di concerti “Rifrazioni” che si dispiegherà nel corso del 2023 con diversi appuntamenti tra Firenze e la Toscana.

Il concerto di apertura diretto dal maestro persiano Nima Keshavarzi è dedicato alle lotte intraprese negli ultimi mesi dalle donne iraniane per riaffermare i diritti umani fondamentali.

A loro sarà anche dedicato un brano inedito composto da Paolo Cognetti ed eseguito dall’Orchestra per l’occasione.

Prima dell’inizio del concerto interverrà una rappresentante del Movimento Donna Vita Libertà Firenze portando una testimonianza della situazione attuale dell’Iran.

Ospite speciale della serata la giovane violoncellista Erica Piccotti, conosciuta a livello internazionale, che calcherà il palcoscenico con il Concerto per violoncello e orchestra op. 129 di Schumann.

Il programma della serata vedrà anche l’esecuzione di due capolavori di Ludwig van Beethoven, l’Ouverture dal Coriolano op 62 e una selezione dal balletto “Le creature di Prometeo” Op. 43 che racconta in musica il personaggio mitologico considerato da sempre simbolo di ribellione e di sfida alle autorità.

Ecco la nostra intervista al Maestro Nima Keshavarzi

Maestro, qual è il messaggio che vuole lanciare questo concerto a sostegno delle donne iraniane?

È un messaggio di solidarietà e un contributo artistico che noi musicisti, attraverso il linguaggio per noi più proprio, vogliamo lanciare a supporto di chi sta lottando per i diritti fondamentali, inclusi molti artisti che conosco personalmente e con cui ho lavorato, che pur sotto i colpi di una durissima repressione si stanno battendo per il cambiamento.

Le notizie che ci arrivano dai colleghi in Iran raccontano una situazione di pressione e minaccia per intimare agli artisti di non prendere posizioni e tornare e collaborare con le autorità, cosa che la maggior parte di loro si rifiuta di fare. Questo significa confrontarsi con difficoltà enormi, sia a livello economico – di fatto viene loro impedito di lavorare – che di sicurezza. Noi artisti residenti in Europa dovremmo essere sensibili a questa situazione inaccettabile, e affiancare quelli a cui è stata tolta la libertà di parola insieme alla possibilità di ricoprire il proprio ruolo, di svolgere il proprio mestiere.

Le notizie che ci arrivano dai colleghi in Iran raccontano una situazione di pressione e minaccia per intimare agli artisti di non prendere posizioni e tornare e collaborare con le autorità, cosa che la maggior parte di loro si rifiuta di fare

Abbiamo scelto un programma che vada proprio in direzione di questo messaggio, con l’atmosfera eroica e mitologica dei brani di Beethoven, tenendo a mente il mito di Prometeo, colui che si ribella alle ideologie e all’autorità, rubando il fuoco agli dei per donarlo agli esseri umani. Concluderemo poi con una sorpresa: un brano inedito del cofondatore della Filharmonie, il musicista e compositore Paolo Cognetti, intitolato alle donne iraniane.

Lei è di origine persiana ma ormai da molti anni vive e lavora in Italia, cosa si prova a vivere ‘a distanza’ quanto sta accadendo in Iran?

È una situazione che mi tocca molto da vicino, avendo in Iran famiglia, amici ed essendo legato al paese in modo particolare. Credo però che la situazione volente o nolente coinvolga tutti, si tratta di un cambiamento storico che avrà ripercussioni anche fuori dall’Iran e sono sul tavolo i valori fondamentali della democrazia. Il fatto che nel mondo travagliato di oggi ci sia una lotta aperta per i diritti è qualcosa che dovremmo appoggiare tutti, perché riguarda il futuro di chiunque

Si parla molto della polizia morale e della situazione delle donne iraniane perché quest’ultima rivolta è partita da lì, ma la cosa ha scatenato una rabbia e un disagio che già dilagavano tra uomini, donne, bambini, anziani. In Iran è al potere un regime, una dittatura che ha reso insostenibile la vita nel paese. Il cambiamento è inevitabile, si tratta di riuscire a renderlo meno sanguinoso possibile.

La situazione in Iran è ormai insostenibile cosa potrebbero fare i Governi per porre fine alle esecuzioni sommarie e alla polizia morale secondo lei?

Non sono un uomo politico, posso parlare da artista e da cittadino iraniano. Mi aspetto di vedere una reazione più concreta oltre alle condanne a parole, perché siamo di fronte a crimini contro l’umanità, a prassi pericolosissime che stanno toccando tutte le fasce del popolo iraniano: stiamo parlando spesso di minorenni, di studenti.

Mi aspetto una reazione e un focus costante sulla situazione, bisogna mantenere i riflettori accesi, l’attenzione mediatica alta e fare tutto il possibile, a livello politico, diplomatico e di società civile per fermare la cosa. Nel nostro piccolo, cerchiamo attraverso la musica di accendere un piccolo faro sull’Iran, ma lo sguardo internazionale deve essere costante. Il governo sta continuando con la repressione, e se l’attenzione dovesse calare sicuramente la violenza aumenterà.

Erica Piccotti

 

 

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