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Imparare con la realtà aumentata: a Firenze il 1° laboratorio in Italia di didattica immersiva

Il laboratorio produrrà video a 360 gradi che apriranno scenari ancora tutti da scoprire. L’iniziativa è a cura del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali dell’Università di Firenze

La realtà aumentata esce dal grande schermo e dai videogames per entrare nelle aule dell’Università di Firenze. Presso la sede delle Cascine è stato allestito il primo laboratorio di didattica immersiva per la produzione di video 360 gradi per l’insegnamento, una novità nel panorama universitario nazionale, che ospiterà già dalla fine di settembre i corsi del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali (DAGRI). Lo spazio è dotato di 20 postazioni dotate di appositi visori, di cui 10 già disponibili.

La decisione di investire su un laboratorio didattico immersivo è nata con l’adesione al progetto europeo SEPA360 (Supporting Educators Pedagogical Activities with 360 video) che ha visto la partecipazione dell’Università di Firenze insieme ad altri quattro atenei europei: University of Hull – Gran Bretagna, XL University – Hasselt, Belgio, Wirtschaftsuniversität – Vienna, Austria e Thessaloniki University – Grecia.

L’iniziativa ha coinvolto docenti delle Scuole di Agraria, Ingegneria, Studi Umanistici e della Formazione sotto il coordinamento scientifico di Maria Ranieri, docente di Didattica e Tecnologie dell’Istruzione presso il Dipartimento FORLILPSI.

Cos’è un video a 360 gradi

Un video 360 viene realizzato a partire da una ripresa panoramica a cui è possibile aggiungere contenuti con differenti gradi di interattività.

Attraverso l’impiego di particolari videocamere è possibile acquisire e combinare le immagini in modo da ottenere una visuale completa di un ambiente.

L’utente finale potrà orientare lo sguardo a proprio piacimento, proprio come farebbe se si trovasse fisicamente presente. Ad aumentare la sensazione immersiva, contribuiscono i visori che rilevano i movimenti della testa e adattano, in base a questi, il punto di osservazione.

“Questo laboratorio rappresenta una risorsa di assoluto valore per l’Università di Firenze – ha spiegato la rettrice Alessandra Petruccil’esperienza pionieristica di Agraria, che ha avuto il merito di investire in questa sfida, è destinata a germogliare in altre Scuole del nostro Ateneo e a proiettare Firenze come realtà all’avanguardia nella sperimentazione delle forme più innovative della didattica. Queste frontiere offrono alle università l’opportunità di esplorare alcune nuove soluzioni in termini di sostenibilità e innovazione per far fronte alle esigenze sempre più complesse e diversificate degli studenti”.

“Guardiamo con molta attenzione e interesse a questa sperimentazione in corso ad Agraria e ne faremo tesoro per valorizzare queste esperienze in uno scenario di formazione di qualità per il futuro – ha detto la prorettrice alla didattica Ersilia Menesini Il laboratorio è un’occasione pilota per capire in quale direzione andare dal punto di vista del rinnovamento della didattica. Lo è per Agraria e per tutte le discipline che hanno bisogno di simulare in termini laboratoriali alcune attività di formazione. Per questo abbiamo costituto anche un gruppo di lavoro che dovrebbe riflettere sui percorsi e le esperienze innovative attivate nell’Ateneo per metterle a sistema e stabilire una progettualità per il futuro”

“Il sistema integrato di apprendimento offerto dal laboratorio di didattica aumentata – ha spiegato Maria Ranieri, docente di Didattica e Tecnologie dell’Istruzione presso il Dipartimento FORLILPSI e coordinatrice del progetto europeo SEPA360 – definisce un nuovo paradigma tra sviluppo cognitivo e capacità sensoriale aprendo scenari ancora tutti da scoprire. Basti pensare alle potenzialità degli ambienti immersivi che permettono di effettuare esperienze vicarie della realtà. Attraverso il progetto SEPA, che si concluderà tra poco più di un anno, contiamo di esplorare questa frontiera e di creare le premesse perché dalla fase sperimentale si possa passare ad una implementazione su larga scala”.

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