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In arrivo i nanomateriali sostenibili per fermare l’invecchiamento della carta

L’università di Pisa coinvolta in uno studio internazionale: i nanocristalli trasparenti sono resistenti e rivestono le fibre proteggendo libri e volumi dall’usura del tempo

Laboratorio - © Louis Reed - Unsplash

Si aprono nuovi scenari per il restauro di libri e opere d’arte. I nanomateriali da fonti sostenibili possono essere un valido alleato per fermare l’invecchiamento della carta. Lo rivela lo studio, che ha coinvolto anche l’università di Pisa, pubblicato su Applied Materials and Interfaces, rivista della American Chemical Society. Si tratta di nanocristalli trasparenti, meccanicamente resistenti, stabili nel tempo, e capaci di rivestire le fibre di carta proteggendole dall’invecchiamento. La tecnica innovativa facilita la conservazione di libri ed opere d’arte su carta e apre la strada ad un nuovo concetto di restauro “reversibile”. Quando il rivestimento protettivo ha assolto la sua funzione, può infatti essere rimosso con un idrogel, senza danneggiare la carta, e consentendo al restauratore di programmare un nuovo trattamento protettivo, se necessario.

Alessandra Operamolla

La ricerca è stata condotta da un team di cui fanno parte due docenti del Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa: Alessandra Operamolla e Valter Castelvetro. “Dalle biomasse abbiamo ricavato dei nanocristalli di cellulosa che si possono applicare sotto forma di sospensione acquosa sulla carta antica per consolidarla e contrastare gli inevitabili effetti degli agenti chimico-fisici e biologici che ne causano la degradazione, come l’esposizione ad inquinanti e all’ossigeno atmosferico”, spiega Alessandra Operamolla. “E’ una scoperta, che trasforma il concetto di restauro in un trattamento innovativo, dinamico, sostenibile e reversibile e che permette di guardare al futuro in termini di rispetto per l’ambiente – sottolinea Valter Castelvetrola nanocellulosa, essendo costituita dello stesso materiale di cui è composta la carta, rispetta l’identità delle opere da restaurare. Grazie alle conoscenze avanzate disponibili sulle strutture molecolari dei materiali naturali e dei materiali che costituiscono le opere d’arte, sarà sempre più possibile programmare gli interventi per salvaguardare al massimo il nostro patrimonio culturale”.

Oltre ai ricercatori dell’Università di Pisa lo studio è stato condotto da Laura Micheli, Claudia Mazzuca, Leonardo Severini e Mattia Titubante del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Chimiche dell’Università di Roma Tor Vergata, da Andrea Martinelli del Dipartimento di Chimica dell’Università di Roma La Sapienza e da Laura Capodieci e Francesca Di Benedetto dell’Agenzia Nazionale per le Nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile – ENEA – SSPT-PROMAS-MATAS – Centro Ricerche di Brindisi.

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