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Innovativa chirurgia mini-invasiva per i casi di arteriopatia periferica a Pistoia

All’ospedale San Jacopo sperimentata una nuova terapia per malattie degenerative delle arterie degli arti inferiori in pazienti affetti da multipli fattori di rischio: cardiovascolare come diabete mellito, ipertensione arteriosa, dislipidemia

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Nell’unità di chirurgia vascolare dell‘Ospedale San Jacopo di Pistoia è stato sperimentato un nuovo metodo di trattamento mini-invasivo per i pazienti con arteriopatia periferica, che rappresenta una delle più frequenti manifestazioni della malattia degenerativa delle arterie degli arti inferiori in pazienti affetti da multipli fattori di rischio: cardiovascolare come diabete mellito, ipertensione arteriosa, dislipidemia e anche da fumo di sigaretta.

La malattia, ricorda la Asl Toscana Centro, è presente nel 4-12% dei soggetti nella fascia di età 55-70 anni, e la sua prevalenza aumenta con l’età e peggiora con le maggiori co-morbilità cardiovascolari.

La nuova procedura prevede il prelievo da una vena del braccio di un certo quantitativo di sangue che viene filtrato da un apposito kit (monocells) e successivamente infiltrato lungo la gamba attraverso l’uso di profonde punture nel muscolo e intorno alle lesioni del piede per ridurre la sintomatologia dolorosa e l’infiammazione locale inducendo anche la produzione di nuovi piccoli vasi (neo-angiogenesi) che stimolano la riparazione tissutale.

Questa terapia viene essere eseguita per tre volte a distanza di circa un mese, in anestesia loco-regionale e con un ricovero di 24 ore. Il trattamento mininvasivo, aggiunge la Asl, “ha già riguardato numerosi pazienti vasculopatici, diabetici e non, già sottoposti ad intervento per dolore a riposo e ulcere degli arti inferiori e non ulteriormente rivascolarizzabili”.

L’ospedale di Pistoia – ha detto il direttore della chirurgia vascolare, Pierfrancesco Frosini – potrà essere riferimento aziendale per questa metodica portata avanti insieme insieme a Patrizia Dalla Caneva, Alfredo Sabato e Claudia Lasagni. Le testimonianze dei pazienti trattati seguiti nel follow-up confermano i buoni risultati in termini di riduzione del dolore, con diminuzione del rischio di amputazione e aumentando la velocità di guarigione delle ferite”.

“Tale percorso è in crescita e necessita di ulteriore esperienza – afferma il direttore del Dipartimento Chirurgico dell’Asl Toscana Centro, Stefano Michelagnoli – ma la collaborazione con i diabetologi, gli internisti, gli emodinamisti e gli anestesisti, con gli infermieri del piede diabetico e delle lesioni difficili, sta migliorando sempre di più i risultati e il gradimento dei pazienti, con un moderno approccio multidisciplinare”. 

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