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© Sebastiano Piattini

Musica /

La Banshee dell’arpa: Kety Fusco dalla Toscana alla Royal Albert Hall di Londra

Intervista alla giovane musicista e ricercatrice nata a Pisa che usa la sua arpa come uno strumento del futuro per lanciare un grido d’allarme sul cambiamento climatico

Quando pizzica le corde della sua arpa quello che ne emerge è un grido, un grido per denunciare la condizione del pianeta terra.

Kety Fusco è nata a Pisa e all’età di sei anni ha imbracciato la sua prima arpa, per non lasciarla mai più, è una musicista e ricercatrice che sfida le convenzioni usando uno strumento prettamente classico, in maniera totalmente innovativa.

Dopo il suo primo album DAZED pubblicato sotto l’etichetta Sugar Music di Caterina Caselli, a marzo 2023 è uscito per l’etichetta Floating Notes Records “THE HARP, Chapter I” un nuovo album sperimentale, primo capitolo di una trilogia che vuole rivoluzionare l’arpa classica e a cui ha collaborato anche il musicista italiano IOSONOUNCANE.

La musica di Kety fonde noise, droni, cascate di unghie sulle corde seguite da risonanze vocali emesse all’interno della cassa armonica dell’arpa. Tutti i suoni non tradizionali sono ottenuti da un’arpa classica, un’arpa in legno da ottanta chili, un’arpa elettrica in carbonio e manipolazioni elettroniche in presa diretta.

THE HARP, Chapter I è stato composto interamente da Kety Fusco e Alessio Sabella, registrato al Floating Notes Studio di San Bernardino, in Svizzera, a 1700 metri di altezza, in un vecchio fienile trasformato in spazio abitabile, e prodotto da entrambi assieme ad Aris Bassetti candidato allo Swiss Music Grand Prix e attivo anche nella band Peter Kernel.

Kety Fusco è stata invitata a suonare a livello internazionale in festival e sedi prestigiose, dal Montreux Jazz Festival al Locarno Film Festival e al Paléo Festival, dal Vision Du Réel al Les Rockomotives, dall’Arena di Verona a La Notte della Taranta nell’orchestra di Dardust.

Nel 2021 è stata invitata dalle Nazioni Unite all’SDG Global Festival of Action, condividendo virtualmente il palco con Patti Smith e Ben Harper, mentre nell’estate 2022 è stata scelta per aprire il tour francese della nota musicista danese Agnes Obel.

THE HARP è stato eseguito live per la prima volta in maniera integrale alla prestigiosa Royal Albert Hall di Londra il 3 marzo 2023 in un concerto tutto esaurito a cui ha partecipato anche l’attrice Anya Taylor-Joy.

Kety Fusco – © Sebastiano Piattini

Ecco la nostra intervista a Kety Fusco

Ciao Kety! Vorrei cominciare l’intervista parlando del tuo ultimo concerto sold out alla Royal Albert Hall di Londra, immagino che per te sarà stata una grandissima emozione! Sicuramente un punto di arrivo per la tua carriera

Si è stato un qualcosa che anch’io non mi aspettavo. Quando facevo il conservatorio ogni tanto andavo al Royal College a fare lezioni di arpa e mi ricordo che guardavo la Royal e dicevo qui sarà in possibile suonare, era un mio sogno. Essere lì mi ha dato una sensazione intensa, era strano per me, ero sotto shock, non avevo ancora realizzato. In realtà sul palco mi sentivo molto a mio agio, la situazione era perfetta.

Le persone non sono abituate a commenti che riguardano il cambiamento climatico. Amo evocare con la mia ricerca sonora immagini che raccontano la mia visione di un mondo che svanisce piano piano

Da pochissimi giorni è uscito il tuo ultimo disco THE HARP Chapter I anticipato dai singoli 2072 e STARLESS. Mi sembra che in questo album tu voglia usare la tua arpa per esprimere un messaggio che riguarda l’ambiente, è così?

Sì anche i visual che eseguo live raccontano quella che è la mia visione di quello che sta succedendo nel mondo. Mi piace raccontare attraverso la musica e far presente a tutti che la situazione è abbastanza tragica. Mi piace poter lanciare un messaggio in un modo ‘delicato’, le persone non sono abituate a commenti che riguardano il cambiamento climatico. Amo evocare con la mia ricerca sonora immagini che raccontano la mia visione di un mondo che svanisce piano piano. L’idea del video del singolo 2072 è nata leggendo un articolo che diceva che nel 2072 il mondo finirà.

Tu immagini la vita dopo la tua morte, non tutti riescono a farlo, non tutti cioè riescono a pensare al fatto che il mondo continuerà ad esistere dopo di loro. Forse se ci riuscissimo ci comporteremmo in modo diverso nella vita di tutti i giorni

Assolutamente, è interessante provare a fare questo esperimento, pensare a cosa ci sarà dopo di noi, andare oltre.

Mi incuriosisce molto come hai realizzato tecnicamente i suoni di questo tuo ultimo disco, si parla di “granulazione del suono”, che cos’è?

La granulazione avviene tramite la scomposizione dei singoli suoni della corda, il suono si splitta, la nota risuona in piccole parti come se il suono venisse ‘spezzettato’. La parte ‘sottile’ del brano ha questi droni che ho fatto con i vibratori sulla cassa di risonanza, poi li ho pitchati in basso. Poi c’è una parte più eterea che è la granulazione che ho fatto digitalmente con un pedalino che ho nel mio set-up.

Mi ha colpito molto una tua dichiarazione in cui dici che quando l’arpa è nata il mondo era completamente diverso da com’è ora, quindi per te l’arpa oggi deve suonare in un altro modo

Ho sempre pensato che gli strumenti classici sono nati in un’epoca completamente diversa dalla nostra e poi hanno avuto un’evoluzione dettata dalla cultura e dalle guerre. Adesso siamo nel 2023, io sento che ci può essere un’altro tipo di arpa adesso. La cosa che mi dico sempre è: se l’arpa non esistesse e fosse inventata adesso, come la inventeremmo? E’ il ragionamento che sta dietro tutta la mia musica.

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