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“La Farmacia delle Parole”: in carcere il potere curativo della poesia ultimo baluardo di libertà

Il nuovo progetto di Teatro Metropopolare e della regista Livia Gionfrida: una nuova serie di manifesti affissi per la città di Prato e incontri con artisti del teatro italiano, col pubblico detenuto ed esterno, alla ricerca del potere terapeutico delle parole

Le parole come una cura in questi tempi incerti, è questo l’obiettivo del progetto del Teatro Metropopolare della regista Livia Gionfrida “La Farmacia delle Parole” che parte dal carcere di Prato per coinvolgere poi tutta popolazione della città.

Dopo il successo dello scorso anno della rassegna “Anche i poeti hanno una loro legge”, che ha portato la compagnia teatrale pratese a dialogare con alcuni trai più importanti poeti contemporanei come Franco Arminio e Mariangela Gualtieri, prosegue la ricerca sulla potenza della parola e sulla poesia come antidoti ai mali della nostra società.

Da ottobre sono iniziati una serie di dialoghi pubblici tra Livia Gionfrida, che quest’anno è stata finalista in ben due categorie per il prestigioso premio “Le Maschere del Teatro Italiano”, e alcuni artisti della scena teatrale italiana.

Sparsi per le periferie della città di Prato, intanto, sono apparsi una serie di nuovi manifesti curati da Metropopolare in collaborazione con la visual poetry Francesca Ballarini con una serie di messaggi poetici realizzati dai detenuti del carcere di Prato, rafforzando il filo che la compagnia pratese cerca di tessere da qualche anno tra chi risiede all’interno del penitenziario pratese e la cittadinanza che viene invitata a riflettere su quali siano le parole “che curano”, attraverso queste suggestioni poetiche e grafiche.

La poesia non è qualcosa di alto, lontano, intellettuale, è qualcosa di pratico, qualcosa che fisicamente ci può aiutare a stare meglio

“Sono entusiasta – ci ha raccontato la regista Livia Gionfrida – di proseguire anche quest’anno la nostra ricerca legata alla parola poetica tra carcere e città, uno sviluppo di un lavoro che Metropopolare porta avanti da quattordici anni nel tentativo di aprire il carcere alla città e la città al carcere. Con le nostre azioni, affissioni e incontri, vogliamo porre l’attenzione, soprattutto in questo periodo post pandemico, sul valore terapeutico che le parole, scritte o messe in scena con il teatro, possono avere nella nostra società”.

 

Livia le parole curano, lo sappiamo, ma com’è nato questo progetto?

L’esigenza di usare la poesia come strumento di cura (da cui il termine “Farmacia”) nasce durante la pandemia che ci ha portato a utilizzare termini medici, a medicalizzare ogni cosa e a parlare tanto di rimedi. Noi abbiamo immaginato la poesia come cura e abbiamo visto praticamente gli effetti benefici e curativi della poesia nel senso più stretto ma anche nel senso lato, nel teatro e nel carcere. Dopo tanti anni di esperienza posso dirti che io ho visto detenuti che abbandonano gli psicofarmaci per dedicarsi alla poesia. Trovo ragazzi ai primi incontri laboratoriali distrutti dalla situazione devastante della detenzione e poi man mano che fanno teatro riprendono colorito, vita. L’anno scorso abbiamo invitato in carcere poeti in carne e ossa, perchè volevamo proprio ascoltarli, toccarli e abbiamo ripetuto l’esperienza anche quest’anno con la Farmacia.

Tra tutti i laboratori che avete fatto c’è una frase o un episodio che ti è rimasto in mente?

Abbiamo fatto scrivere al pubblico e ai detenuti delle parole che secondo loro avevano il potere di curarli. Tra le parole più scritte ci sono ovviamente “libertà”, “destino”, “speranza”, “famiglia”. Però ci ha fatto tanto ridere un detenuto che ha scritto “arancino”. La poesia non è qualcosa di alto, lontano, intellettuale, è qualcosa di pratico, qualcosa che fisicamente ci può aiutare a stare meglio.

Farmacia delle parole

I prossimi appuntamenti

Lunedì 28 novembre la regista Livia Gionfrida dialogherà con Chiara Lagani, attrice, drammaturga, fondatrice – insieme a Luigi De Angelis – della compagnia Fanny&Alexander e autrice della prima graphic novel tratto da “L’Amica Geniale” di Elena Ferrante. Il pomeriggio all’interno del carcere di Prato e alle ore 18,30 col pubblico esterno al Ridotto del Teatro Politeama Pratese.

L’ultimo appuntamento de “La Farmacia delle Parole” sarà poi mercoledì 14 dicembre con l’attore Melino Imparato della compagnia Franco Scaldati.

“Franco Scaldati è un poeta siciliano morto nel 2013 e io sto lavorando con la compagnia Scaldati, è un sodalizio molto forte, abbiamo parlato di lui anche in teatro– ha aggiunto Livia Gionfrida Il 14 dicembre parleremo con Melino Imparato che è stato il suo braccio destro, un attore anziano, famoso e molto importante. Reciteremo insieme a lui anche vari testi.”

Il progetto dei manifesti è realizzato con il contributo di Creazione Urbani 2022 del Comune di Prato. La rassegna “La Farmacia delle Parole” è realizzata grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio Di Prato, col patrocinio del Ministero della Giustizia.

Tutte le azioni fanno parte del Progetto Teatro in Carcere 2022 della Regione Toscana.

 

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