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La pelletteria toscana in ripresa: segna oltre il 40% dell’export italiano

È la prima regione per vendite all’estero e il trend è positivo anche per le fiere grazie al ritorno dei buyer dell’area orientale

Pelletteria - © Maksim Toome

Il 2022 è l’anno della ripresa per la Toscana della pelletteria, che nonostante il quadro di incertezza nazionale e internazionale è la prima regione italiana per export, davanti a Veneto e Lombardia. Secondo i dati elaborati per Assopellettieri dal Centro Studi Confindustria Moda, le vendite estere dei prodotti della pelletteria e della concia nei primi sei mesi dell’anno sono cresciute dell’11,9% rispetto allo stesso periodo del 2021. Un dato che conferma il trend positivo per il settore quindi, anche se inferiore alla media nazionale (+17%), pari a 2,8 miliardi di euro in valore: il 40,6% del totale italiano.

Si allentano le tensioni sul fronte occupazionale, con un lieve recupero nel numero di addetti e il crollo delle ore di CIG autorizzate; pressoché stabili, invece, le imprese attive.

Firenze da sola vale 1/3 dell’export nazionale

Firenze e Pisa occupano il primo e quarto posto nella graduatoria delle province esportatrici italiane del primo semestre 2022, con quote rispettivamente del 33,5% e del 4,9% sul totale nazionale. Firenze (+11,3% sul 2021) copre oltre un terzo dell’export nazionale con 2,3 miliardi di euro nei primi 6 mesi (poco meno che nel gennaio-giugno 2019 pre pandemia, -0,4%). Bene anche Pisa che registra un +23% sul 2021. Siamo quindi a un passo dai livelli pre-Covid di gennaio-giugno 2019, quando erano stati esportati beni per poco meno di 2,9 miliardi di euro: il gap è dell’1,9%.

 

Un trend positivo confermato anche dall’affluenza alle fiere di settore organizzate da Assopellettieri: il Mipel, che chiude oggi e Mipel Lab, in partenza a Fiera Milano – Rho.

“In Toscana il trend continua a essere molto positivo – commenta Andrea Calistri vicepresidente di Assopellettieri con delega al distretto toscano – un andamento confermato anche dalla grande partecipazione alle fiere, dove nell’ambito di un’ottima affluenza cominciano a riaffacciarsi anche i compratori da tutta la fascia orientale: è la dimostrazione che c’è grande voglia di tornare alla normalità. Sul territorio, le aziende sono in pieno fermento, ancora grazie in particolare al crescente interesse da parte degli Stati Uniti che continuano a rappresentare un mercato vivacissimo in questo momento storico. Un’istantanea che occorre però valutare con grande cautela. I costi per il trasporto e le materie prime aumentati vertiginosamente, i rincari della pelle e degli accessori metallici: tutto questo ha un forte impatto sui costi totali di produzione, rischiando di renderci meno competitivi.”

I mercati migliori sono Usa, Corea del Sud e Giappone

Sul fronte dei Paesi d’esportazione, a brillare sono i mercati nordamericani, la Corea del Sud e il Giappone, tutti già decisamente al di sopra dei livelli pre-Covid del 2019. La Toscana registra, rispetto al 2021 consolidamenti modesti dei flussi verso la Svizzera (+3,2%) Paese tradizionalmente legato alle forniture per le griffe internazionali del lusso su cui si registra ancora un gap del -26,6% sull’analogo periodo del 2019. Migliorano i dati sulla Francia: +26,2% sul 2021 e +55% sul 2019. Bene invece l’export verso Sud Corea e Giappone: +12,8% e +20,4% sullo scorso anno ma, rispettivamente +148,9% e + 117% rispetto ai primi sei mesi del 2019. Ancora positivo il trend verso gli USA: +41,7% sul primo semestre 2021 e +48,5% sul 2019.

Le cifre relative alla nati-mortalità aziendale (fonte Infocamere-Movimprese) mostrano a fine giugno saldi positivi (seppur modesti) per le prime tre regioni italiane per numero di aziende. La Toscana, che copre quasi la metà del totale nazionale, segna un +2 nel registro delle aziende attive (-15 il bilancio nazionale tra industria e artigianato). Sul fronte del numero degli addetti, le elaborazioni effettuate sulla base dei dati camerali indicano un rimbalzo favorevole: la Toscana è insieme alla Lombardia la regione con il saldo positivo più consistente con +463 lavoratori su fine dicembre 2021, pari al +2,6%.

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