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La pioniera della cybersecurity che spiega il web nelle scuole: Anna Vaccarelli, l’informatica più brava d’Italia

Ha studiato la sicurezza in rete prima di altri, oggi è al Cnr e a Registro.it. E’ anche tra i fondatori di Internet Festival.  “Quando mi iscrissi a ingegneria eravamo 4 ragazze su 150. Un professore ci disse di lasciar perdere. Io non mi sono mai fermata”

Anna Vaccarelli

Lo definisce un “oscar alla carriera”, un riconoscimento per la sua esperienza sul campo: “Non me l’aspettavo, io sono un ingegnere“, dice. E invece l’Italian computer society – l’associazione informatici professionisti – presso il Consiglio nazionale di economia e lavoro le ha consegnato il premio di  “miglior informatica”. Lei si chiama Anna Vaccarelli e dal 1987 è impegnata a lavorare sulla rete quado ancora il web non c’era, o meglio, era altro da quello che conosciamo oggi.

“Quando mi hanno telefonato sono rimasta sorpresa, poi leggendo la motivazione ho capito cosa li aveva convinti”. Soprattutto due aspetti: la sua azione diffusa ed efficace di divulgazione scientifica e l’occuparsi di cybersecurity dal 1999, quando nessuno se ne occupava. Per essere precisi, il comitato scientifico scrive nelle motivazioni: “Per essersi distinta nei prestigiosi incarichi ottenuti come ricercatrice e dirigente del Cnr, e nei numerosi ruoli apicali ricoperti. Oggi dopo lunga esperienza, si pone tra le pioniere della cybersecurity, della divulgazione scientifica rivolta al digitale in Italia ed esperta a livello internazionale”.

Un breve ritratto: Anna Vaccarelli, 62 anni, originaria di Taranto, si è laureata all’Università di Pisa in Ingegneria elettronica. Dal 2004 è responsabile delle relazioni esterne del Registro.it, l’anagrafee dei domini.it, gestito dallo Istituto di Informatica e Telematica del Cnr. Dal 2010 coordina e promuove un’azione di diffusione della cultura di internet nelle scuole. È tra i fondatori di Internet Festival e fa tutt’ora parte del comitato scientifico. E’ sua anche la trasmissione radiofonica di divulgazione scientifica “Aula40”.

Anna Vaccarelli

Miglior informatica italiana, l’hanno definita pioniera della cybersecutity. Insomma un punto di riferimento. Premiata soprattutto perché ha fatto della divulgazione una priorità, un aspetto che è un po’ croce e delizie delle donne e degli uomini di scienza: o ne fanno troppa o troppo poca.

La divulgazione non è un dono di tutti, anzi manca proprio questo tipo di cultura. Il mestiere del divulgatore è molto specifico e sarebbe utile che per ogni progetto ci fosse una sorta di portavoce. Quello che facciamo va spiegato bene: non è facile illustrare il nostro operato in maniera semplice. Spesso gli scienziati sono affascinati dal loro lavoro e non spiegano bene l’utilizzo, sono attratti dai particolare. Soprattutto per chi diffonde la cultura digitale è fondamentale.  Per fortuna, adesso,  in tutti i progetti europei c’è una voce specifica che la rende necessaria.

I ragazzi sono smanettoni, sanno fare un sacco di cose, ma non conoscono rischi e non valutano bene le conseguenze

C’è dunque un problema a monte…

Questo tipo di cultura non c’è. Non l’abbiamo dalla scuola perché i nostri percorsi di studi prescindono dal digitale e il mainstreaming parla molto più di rischi, ma  – mi passi il termine –  non è sempre da sfigati parlare di opportunità. I rischi ci sono ovunque, ma abbiamo gli strumenti per superarli. E soprattutto va formato chi deve educare, a partire dai genitori.

Quando va nelle scuole cosa vede?

I ragazzi sono smanettoni, sanno fare un sacco di cose, ma non hanno idea di cosa sia un dominio, non conoscono gli aspetti più tecnici e soprattutto non hanno ben coscienza delle conseguenze. Ormai l’età in cui si viene a contatto con il web è sempre più bassa: in quarta elementare hanno già il primo cellulare, il classico regalo della prima comunione. Ma gli va spiegato come si usa.

E quando lavora con le imprese che problema riscontra?

Qui c’è invece un vero e proprio problema di alfabetizzazione. La rete è fondamentale per migliorare il busines anche attravreso il  digital marketing. Tutte azioni che comportano una digitalizzazione delle aziende, introducendo aspetti sempre nuovi come l’intelligenza artificiale. Lo abbiamo visto con la pandemia quando è stato importante l’e-commerce, anche attraverso colossi come Amazon. Tutto cambia e c’è sempre un po’ di nostalgia rispetto al passato, ma dobbiamo guardare avanti: ne abbiamo bisogno.

Parliamo di sicurezza, anzi di cybersicurezza. Possiamo stare davvero tranquilli sul web?

La certezza non c’è, possiamo abbassa il livello di rischio e questo ha un costo. Nella maggior parte dei casi si parla di tempo. Dobbiamo dedicare tempo e attenzione alla ricerca della password giusta oppure nel leggere bene i messaggi e i link che ci arrivano. Ci vuole anche un po’ di competenza e di informazione mirata.  Come registro.it offriamo tutorial per i più sprovveduti, grandi e piccoli. In fondo è un po’ come uscire in mezzo al traffico, in una strada piena di macchine. Per capire quando attraversare, bisogna guardare a destra e sinistra e  dare un occhio al semaforo.

Spesso le persone dimenticano il buon senso davanti ad una tastiera, forse perché manca l’interazione con il prossimo

E’ cambiata anche un po’ la nostra percezione del rischio.

E’ cambiata come quando siamo passati dal cavallo all’automobile. Tutto può succedere, ma nessuno si chiude in casa. Bisogna sempre usare il cervello. Se tu trovi un’offerta fatti delle domande: è mai possibile che abbia un costo così basso o sia vantaggiosa. E questo con qualsiasi altra attività. Bisogna sempre accertarsi che la fonti siano affidabili e attivare una serie di comportamenti adeguati. Purtroppo spesso le persone dimenticano il buon senso su una tastiera, forse perché manca l’interazione con il prossimo e questo non aiuta.

Parliano di Internet festival, come è nato e come è cambiato in dieci anni?

A Pisa è nata la rete e ci sembrava il luogo ideale anche perché  l’ambiente culturale poteva sostenerlo. Qualche anno di gestazione e siamo arrivati nel 2011. Ora sono passati dieci anni, sono un’era geologica per il web. Di edizione in edizione sono cambiati gli argomenti, ma il format resta quello: un festival aperto alla città e “pop” con punte di specializzazioni.

L’ultima edizione aveva  una paola chiave: phygital.

Era una parola che mesi fa ci sembrava nuova, oggi è diventata di uso comune. Abbiamo colto una tendenza che si stava per manifestare. C’è da dire che le tendenze passano veloci sulla rete, è tutto effimero. Penso che non sia un bene, sarebbe utile avere una storia più stabile. E invece su questo siamo superficiali.

Il suo premio, inutile dirlo, ha fatto notizia anche perché lei è una donna che spicca in un settore molto tecnico. Ha mai avuto difficoltà?

Quando ho iniziato ingegneria, al primo corso eravamo solo 4 donne su 150 matricole. In uno dei primi giorni di lezione ricordo un professore che disse: voi ragazze è meglio che cambiate facoltà perché il cervello degli uomini è diverso da quello delle donne.  Questo è stato il buongiorno. Sono andata avanti e dopo non mi ha fatto impressione altro. Credo che molte ragazze si sottovalutino ed è sbagliato. Io non mi sono mai fermata. Certo, a volte essere donna è un limite, ci sono delle discriminazioni, soprattutto salendo di carriera in alcuni settori.

Che consiglio darebbe alle ragazze e ai ragazzi che vogliono lavorare in questo campo?

Impegnatevi molto perché la richiesta è altissima e sarà ancora più alta in futuro, probabilmente con livelli di stipendio anche migliori di oggi.

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