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La riscoperta dei Vini d’Abbazia: quei filari all’ombra dei monasteri

Passignano e Monastero dei Frati Bianchi di Fivizzano rappresentano la Toscana alla manifestazione in programma a Privero dal 2 al 4 settembre ma non sono l’unica realtà presente

I vigneti dell’Azienda Agricola dell’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore – © Francesco Giorni

La storica Badia a Passignano e il Monastero dei Frati Bianchi di Fivizzano sono protagonisti del primo evento in Italia dedicato ai Vini d’Abbazia dal 2 al 4 settembre all’Abbazia di Fossanova a Priverno.

La produzione di vino, molto diffusa nei grandi conventi, ha conosciuto una rinnovata attenzione anche grazie alla presenza di e-commerce che veicolano i prodotti degli ordini religiosi e ai siti sempre più multimediali delle singole realtà religiose.

Nasce da qui l’idea di Vini d’Abbazia, il “concilio” in programma dal 2 al 4 settembre all’Abbazia di Fossanova a Priverno. Nel convento che è il più antico esempio d’arte gotico-cistercense in Italia. L’abbazia è stata fondata nel Duecento dai monaci cistercensi di Citeaux in Francia, tra le zone più ambite della Borgogna per la qualità dei suoi vini.

L’evento vede protagoniste le abbazie, i monasteri e i conventi sul territorio italiano selezionati in collaborazione con Slow Wine. Tanti monasteri, abbazie, eremi e conventi sono accomunati dalla passione per la vite e dalla presenza nel segreto dei chiostri e delle cantine di frati e suore vignerons. Una lunga tradizione giunta ai giorni nostri in parte ancora sotto la gestione diretta dei grandi ordini religiosi e in altri casi delegata a produttori di fama. La Toscana è ben rappresentata.

Badia a Passignano

La Badia nel cuore del Chianti Classico

Badia a Passignano si trova sopra Sambuca Val di Pesa in una delle zone più belle del Chianti Classico: ad appena 3 chilometri, verso sud, si trova invece la Tenuta Tignanello. La Badia è uno dei luoghi simbolo per il Chianti con la coltivazione della vite che conta origini antichissime. A riprova la pianta di vitis vinifera millenaria ritrovata nel 1983.

Dal 1049 la Badia passò all’ordine vallombrosano, un ramo riformato dei Benedettini specializzato in viticoltura e silvicoltura. I 65 ettari di vigneto, per lo più a Sangiovese, si estendono su  roccia calcarea con base di argilla ad un’altezza di circa 300 metri sul livello del mare.

Le storiche cantine della Badia a Passignano – © Marchesi Antinori

Dalle uve del monastero Antinori produce Badia a Passignano Gran Selezione. L’affinamento avviene nelle storiche cantine della Badia di Passignano del X secolo.

Il monastero dei Frati Bianchi a Fivizzano

Il monastero dei Frati Bianchi

Nel 1106, Papa Pasquale II inviò il monaco benedettino Bernardo degli Uberti per far edificare un nuovo Monastero dedicato a San Michele annettendolo al dominio della potente Abbazia di Canossa. A gestirlo furono chiamati i frati canonici regolari, detti anche Frati Bianchi: da qui il nome del convento.

Nei secoli il Monastero dei Frati Bianchi a Fivizzano finì sotto il controllo di nobili famiglie, rimanendo un punto di riferimento ecclesiastico della zona e facendosi conoscere per le attività agricole con l’ausilio di mezzadri e contadini. Nel 2004 nasce l’azienda Monastero dei Frati Bianchi e vengono ristrutturati i vigneti e impiantati di nuovi recuperando le antiche terre che erano già possedimenti dell’antico Monastero. Tra le etichette Deir, Barsaglina, Pollera, Cenobio e Margine.

I vigneti dell’Azienda Agricola dell’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore – © Francesco Giorni

Se questi due complessi religiosi parteciperanno al festival dei Vini d’Abbazia, altre le realtà presenti nella regione che si mettono in evidenza per la produzione vinicola.

Monte Oliveto e le Grance Senesi

L’abbadia di Monte Oliveto Maggiore non solo produce vino da molti secoli ma ha don Antonio Bran, il monaco benedettino alla guida dell’azienda agricola del complesso religioso che riveste anche il ruolo di presidente della Doc Grance Senesi. Una piccola denonimazione che sta facendo parlare di sé.

Le etichette dell’eremo di Camaldoli

Camaldoli, fondata mille anni fa da San Romualdo, è una comunità di monaci benedettini. Due le case, il Sacro Eremo e il Monastero, immerse nella pace della foresta, per questo centro di spiritualità dove vivere le due dimensioni fondamentali dell’esperienza monastica, la solitudine e la comunione.

Una comunità spirituale che vive di preghiera e di lavoro, anche nei campi. Presenti un laboratorio cosmetico, un apprezzato liquorificio e un’azienda agricola. La tenuta è caratterizzata dalla seicentesca fattoria La Mausolea.

La Mausolea, le antiche cantine di Camaldoli

Due le cantine: una moderna e l’altra antica a dimostrazione di quanto la coltivazione della vite rivesta un ruolo centrale.

Nell’eremo di Camaldoli vengono prodotte varie tipologie di vini e perfino il passito: dal Farnetino bianco al Borbotto rosso e ancora il Vino dei Romiti e il vino Mausolea e il vino dolce del monaco: Laetissima Vitis. Prodotti che possono essere acquistati anche sull’e-commerce della comunità religiosa.

I monaci della comunità di Siloe

L’agricoltura bio dei monaci di Siloe

Una giovane comunità monastica, nel solco della tradizione benedettina, opera dall’alto di un colle che domina la valle dell’Ombrone: da una parte il Monte Amiata e la Val d’Orcia, dall’altra il mare. Il monastero di Siloe è a un chilometro dal paese di Poggi del Sasso e a 10 da Paganico.

Nella comunità religiosa, fondata nel 1997, viene praticata un’agricoltura biologica volta al recupero di varietà vegetali antiche ed autoctone e nel rispetto della biodiversità. In questo solco si inserisce la coltivazione del ciliegiolo, antico vitigno autoctono della Maremma Toscana. I monaci producono il vino La Grangia, Doc Maremma Toscana.

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