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La Zerynthia cassandra, regina dell’Arcipelago ‘sorvegliata speciale’

I ricercatori dell’Università di Firenze hanno esaminato le condizioni in cui vive questa rara farfalla a rischio estinzione, ricavando le azioni per garantirne la conservazione

“Può, il batter d’ali di una farfalla in Brasile, provocare un tornado in Texas?” è il titolo di una conferenza tenuta da Edward Lorenz nel 1972, lo studioso fu il primo a teorizzare il famoso ‘effetto farfalla’ già anticipato da Alan Turing nel 1950, il quale sosteneva che: “lo spostamento di un singolo elettrone per un miliardesimo di centimetro, a un momento dato, potrebbe significare la differenza tra due avvenimenti molto diversi, come l’uccisione di un uomo un anno dopo, a causa di una valanga, o la sua salvezza”.

Proprio in questi giorni la conservazione e la sopravvivenza di una delle farfalle più rare e più belle dell’Arcipelago Toscano, la Zerynthia cassandra, è al centro di uno studio interdisciplinare coordinato da un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Biologia dell’Ateneo fiorentino e di una recente pubblicazione sulla rivista scientifica “Journal of Insect Conservation”.

Questa farfalla, che rappresenta l’unica specie del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e una delle più importanti specie italiane, era stata segnalata presso l’isola d’Elba agli inizi degli anni Trenta, ma per molto tempo non è stata più avvistata, al punto da essere considerata scomparsa, fino al suo ritrovamento risalente al 2008. Da qui l’interesse da parte dei ricercatori di analizzare le caratteristiche dell’habitat di Zerynthia cassandra.

Come la maggior parte delle farfalle europee, la larva della Zerynthia cassandra, si nutre di un ristrettissimo numero di piante in questo caso rappresentate da due specie del genere Aristolochia. Queste piante all’isola d’Elba compaiono in pochissime aree e in condizioni microambientali molto ristrette.

“Il lavoro si è proposto di comprendere i fattori che limitano la sopravvivenza e l’abbondanza di questa specie a rischio locale di estinzione – spiegano Leonardo Dapporto e Alessandro Cini –attraverso indagini sul campo, anche in collaborazione con i colleghi botanici Lorenzo Lazzaro, Bruno Foggi e Andrea Coppi, abbiamo individuato i fattori ambientali che favoriscono lo sviluppo di piante adatte alla riproduzione dell’insetto. Poi, in laboratorio, abbiamo potuto verificare l’importanza relativa delle due piante come fonti alimentari per lo sviluppo della farfalla”.

“I risultati dell’indagine – proseguono i ricercatori fiorentini – ampliano la conoscenza della biologia della specie, e chiariscono come alcuni fattori ambientali, per esempio l’irraggiamento delle piante ospiti, siano cruciali per la sopravvivenza della specie”.

Il lavoro, svolto in collaborazione con il Parco Nazionale Arcipelago Toscano, indica infine le azioni di conservazione da intraprendere al fine di tutelare questa specie. Tali azioni sono già inserite state recepite dal Parco Nazionale in un progetto di sistema del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e si prevede che, al termine del 2019, si possano valutare gli effetti benefici su questa importantissima popolazione di farfalle.

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