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L’Arno e il “Contratto di fiume”, quando il modello di gestione è innovativo

Un patto per l’Arno per non si regge solo sui fondi europei, ma anche sui quasi 100 milioni di euro che Regione Toscana e Consorzi di bonifica investono ogni anno per la messa in sicurezza e la valorizzazione del reticolo idrografico

Pisa, Arno - © waku

L’Arno non coinvolge solo Arezzo, Firenze e Pisa, ma sei province toscane su dieci. Sono tanti gli interventi già fatti e i progetti importanti in corso: dalla depurazione, che ha migliorato moltissimo la qualità delle acque, al progetto di navigabilità a Pisa e all’ottimizzazione dell’uso della risorsa idrica”. Lo ha detto il governatore della Toscana, Eugenio Giani, a Pisa nel corso della presentazione del “Contratto di fiume. Un patto per l’Arno”, svoltosi nella sede del Consorzio di bonifica 4 Basso Valdarno. “Parlare dei fiumi – ha aggiunto – significa toccare aspetti molto diversi: ambiente, sicurezza, storia e cultura. Tutti tasselli importanti per lo sviluppo del territorio“.

Dai progetti al femminile all’ecosostenibilità

Secondo il presidente del Consorzio, Maurizio Ventavoli, “parte oggi un percorso per valorizzare e armonizzare le varie esperienze lungo il fiume creando un tavolo di lavoro condiviso e lo facciamo lanciando ‘Le donne dell’acqua’: un progetto che ci condurrà dalla storia passata ai tempi attuali per valorizzare la presenza delle donne nel settore idraulico, agricolo, ambientale”.

Un patto per l’Arno

“Mi auguro – ha sottolineato la deputata Pd, Chiara Braga, membro della commissione territorio e lavori pubblici della Camera – che questo processo che state sviluppando possa andare avanti e crescere per diventare un punto di svolta anche per il riconoscimento dello strumento del contratto di fiume come un’occasione per lavorare per la sicurezza, tenendo sempre a centro l’ecosostenibilità”.

Un modello innovativo

“Il Patto dell’Arno è un percorso di valorizzazione del grande fiume toscano, ma anche degli altri corsi d’acqua del territorio: lo sviluppo di modelli di gestione innovativi come i contratti di fiume ha trovato terreno fertile in Toscana, benché per tante amministrazioni si trattasse della prima esperienza” ha detto l’assessore regionale all’ambiente e alla protezione civile, Monia Monni.

“Questo impegno – ha aggiunto – si inserisce in un quadro che registra dai 90 ai 100 milioni di euro investiti ogni anno fra Regione Toscana e Consorzi di bonifica per la messa in sicurezza e la valorizzazione del reticolo idrografico, ai quali si sommano i fondi europei“.

Secondo Marco Bottino, presidente di Anbi Toscana, che associa i consorzi di bonifica toscani, “senza i contratti, i fiumi rischiano di restare ostaggio delle posizioni più estreme: il contratto di fiume è invece un luogo in cui si discute, ma si arriva a sintesi per poi passare all’azione“.

Matteo Biffoni, presidente di Anci Toscana, ha sottolineato che “l’obiettivo condiviso è arrivare a un Arno pulito, sicuro, da vivere e il contratto di fiume ci permette di creare un percorso condiviso in questo senso, aiutandoci a far scoprire, e riscoprire, il valore e le potenzialità del fiume: inoltre, ci consente di proporre una visione comune e un obiettivo condiviso rispetto agli interventi dei vari Comuni coinvolti”.

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