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L’artista contemporaneo Francesco Vezzoli è arrivato a Firenze: svelate le due sculture

Due sculture saranno collocate in Piazza della Signoria e a Palazzo Vecchio nello Studiolo di Francesco I fino al 2 febbraio 2022 in un dialogo arte contemporanea e patrimonio storico artistico della città

Dopo gli interventi di Jan Fabre, Urs Fisher, Jeff Koons e Giuseppe Penone “Francesco Vezzoli in Florence” è il titolo del nuovo progetto culturale presentato dal Museo Novecento di Firenze e dal Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato che ha portato due sculture dell’artista di fama mondiale nel capoluogo toscano.

Saranno collocate in Piazza della Signoria e a Palazzo Vecchio nello Studiolo di Francesco I fino al 2 febbraio 2022 in un dialogo arte contemporanea e patrimonio storico artistico della città.

Piazza della Signoria torna così a essere il fulcro del contemporaneo nella culla per antonomasia del Rinascimento grazie all’opera PIETÀ (2021), un monumentale leone rampante novecentesco installato su un basamento antico, stritola tra le fauci una testa romana del II secolo d.C., in un pastiche tra diverse epoche artistiche che è diventato la cifra di molte opere recenti dell’artista.

Insieme all’intervento in piazza, il progetto comprende una seconda scultura, LA MUSA DELL’ARCHEOLOGIA PIANGE (2021), posizionata all’interno dello Studiolo di Francesco I de’ Medici a Palazzo Vecchio, uno scrigno prezioso carico di misteriose suggestioni iconografiche, esoteriche e astrologiche realizzato tra il 1569 e il 1573, che per la prima volta in assoluto ospita un’opera di arte contemporanea. Su una figura di togato romana è innestata una testa “metafisica” di bronzo, citazione de Gli archeologi di De Chirico, una delle opere che meglio rappresenta il recupero della classicità in epoca moderna.

Con questi lavori Francesco Vezzoli crea nuove “muse inquietanti”, ricomponendo i frammenti di una civiltà perduta, ricordandoci che l’arte è sempre, prima di tutto, un fatto mentale e che i ready made, gli assemblage antico – moderno, sono una pratica dalle radici molto antiche, come ci insegna il Ganimede di Benevenuto Cellini realizzato ricomponendo parti di una scultura antica.

Le sue sculture sono ibridi sconcertanti, collage linguistici che rigenerano le forme della tradizione ma che hanno una vita propria.

Un mondo surreale fatto di archeologia e fantasia, memoria e invenzione, dove la cultura classica, invece di un modello immutabile, atemporale, diventa materia da scomporre e ricomporre, da rendere attuale nel presente, trovando nell’ibridazione con altri temi, altre epoche, lo spunto per la riflessione artistica.

Dopo l’intervento di Francesco Vezzoli nello spazio pubblico di Firenze, il Centro Pecci di Prato dedicherà all’artista una mostra personale da febbraio 2022.

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