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Letizia Fuochi sulle tracce di Chavela Vargas con “Fuegos Y Chavela”

La cantautrice fiorentina nel suo ultimo disco tributa un omaggio alla cantante-sciamana che è diventata il simbolo del Messico

Letizia Fuochi

“Fuegos Y Chavela” si intitola così l’ultimo disco della cantante fiorentina Letizia Fuochi, un disco tutto dedicato alla grandissima cantante messicana le cui musiche sono state spesso scelte da Pedro Almodovar per i suoi indimenticabili film. Chavela Vargas è una leggenda della musica messicana, girava vestita da uomo fumando il sigaro e portando sempre con sè una pistola. Non ha mai negato il suo amore per le donne, ma ha ammesso la sua omosessualità solo a 81 anni. In gioventù è stata anche l’amante di Frida Kahlo e ha partecipato al film “Frida” di Julie Taylor su richiesta della produttrice Salma Hayek. L’album nasce da uno spettacolo portato in scena da Letizia Fuochi nell’epoca del pre-covid ed è un omaggio appassionato alla musica e all’arte e al mondo di Vargas.

Ecco la nostra intervista

Ciao Letizia ti ricordi quando hai iniziato a suonare?

La passione per la musica è nata ancora prima di imbracciare una chitarra. Fino a 9 anni non me l’hanno fatta imbracciare perchè dicevano che ‘veniva la schiena storta’. Quindi la prima chitarra l’ho avuto a 9 anni ma in realtà l’amore per la musica partiva da molto prima. Cantavo Il Testamento di Fabrizio De Andrè a tre anni e mezzo. Tanti ricordi della mia vita sono legati alla musica, potrei dire che non ho ricordi senza musica.

Il tuo ultimo disco è un omaggio a Chavela Vargas, chi era per te?

Chavela Vargas incarna l’anima del Messico sia la parte dolente che la festosità infatti si dice che Chavela sia il Messico. Una donna che ha attraversato quasi un secolo, è nata nel 1919 e si è “trasformata” in anima nel 2012 perchè lei era una sciamana e gli sciamani non muoiono mai. Una donna che ha fatto scelte molto autentiche e anche faticose ma ha sempre scelto la libertà rispetto alla paura della solitudine e ha cercato di brillare anche nell’oscurità.

Suonava da Acapulco negli anni ’50 per i divi di Hollywood, poi è arrivata a un periodo di oscurità totale a causa dell’alcolismo per cui si ritirò dalle scene. Fu Mercedes Sosa ha spingerla a ritornare sulla scena e a vivere gli ultimi 20 anni della sua vita sul palcoscenico anche grazie a Pedro Almodovar. E’ una donna che ha saputo sopravvivere a se stessa, alla propria oscurità. L’autenticità è ciò che mi fa sentire molto vicina a lei, la lotta per cercare di assomigliare il più possibile a ciò che sognamo di essere.

Chavela Vargas e Frida Kahlo

Quando ci si innamora “virtualmente” di un artista spesso ci si innamora di qualcuno/a che ha delle qualità o delle capacità che a noi mancano, oppure le abbiamo ma vorremmo avere il coraggio di tirarle fuori. Con Chavela per te è stato così?

La tua è una bellissima riflessione, ma per me l’innamoramento non è andare a cercare una mancanza. Nel mio caso è stata una folgorazione nello scoprire come un ‘gioco allo specchio’, nel ritrovare molto me stessa. Io ho trovato in lei delle parole che in me erano rimaste silenti, lei mi ha aiutato con questo disco a far emergere aspetti nuovi nella mia voce. Ho scoperto una voce che io non ho mai avuto, delle profondità, delle rotondità e dei graffi vocali che fanno parte della mia anima ma senza il suo aiuto non sarei mai riuscita a tirare fuori.

Quali sono le tue canzoni preferite di Chavela?

Ogni canzone ha una storia molto potente di amori e di passioni. La mia canzone preferita forse è quella più dolente “La simples cosas” però devo dire che un esempio molto chavelico è “No volverè”  la traccia numero sei del disco. Nonostante l’amore e la perdita dell’amore e tutte la sofferenze io non tornerò. C’è una bellezza e una potenza tale che è commovente e io mi sono commossa mentre la cantavo. Come anche “La Paloma Negra” che è la canzone che unisce Chavela a Frida Kahlo.

Ti ricordi quando l’hai scoperta la prima volta? Di solito questi grandi amori nascono da delle folgorazioni, sentendo per caso una canzone per la strada…

L’ho addirittura scritto nei ringraziamenti del disco. Ho ringraziato una vecchia musicassetta nell’estate del 2007 da cui tutti ebbe inizio. Durante una vacanza che stavo facendo in Maremma, durante una giornata assolata ero in una vecchia Clio rossa tutta scassata da cui a un certo punto è uscita la voce di Chavela Vargas e io sono rimasta sconvolta. Da allora ho iniziato a scoprirla a leggerla a comprenderla. Poi negli anni sono usciti anche dei documentari, delle interviste. Quando mi sono sentita pronta ho deciso di raccontarla in uno spettacolo da cui poi è nato il disco “Fuegos y Chavela”. Appena sarà possibile riprenderemo la tournée.

Chavela Vargas canta al Gay Pride di Madrid, 1° luglio, 2006 – © StripTM
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