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Lucca, a maggio torna il Photolux Festival con un’edizione dedicata all’amore

A Lucca dal 21 maggio al 2 giugno torna la Biennale Internazionale di Fotografia con 20 mostre e tantissimi eventi collaterali per conoscere alcuni dei più importanti nomi della fotografia contemporanea

Il greco antico utilizzava diversi termini per definire le possibili declinazioni dell’amore: Eros, il desiderio passionale; Philia, l’amore tra amici; Storge, l’affetto verso i propri familiari; Anteros, l’amore corrisposto; Himeros, il desiderio fisico; Pothos, la tensione verso ciò che desideriamo; Thélema, il piacere per ciò che si fa; e Agape, l’amore incondizionato e universale.

Alle tante forme che può avere l’amore è dedicata l’edizione 2022 del Photolux Festival – Biennale Internazionale di fotografia che si terrà a Lucca dal 21 maggio al 12 giugno.

“You can call it Love” questo è il titolo della manifestazione che vedrà 20 mostre con alcuni dei più importanti nomi del panorama fotografico mondiale e tantissime iniziative collaterali come conferenze, workshop, letture portfolio e incontri.

Seiichi Furuya, Graz, 1979

Tra gli appuntamenti più attesi due anteprime italiane: la monografica di Seiichi Furuya (Giappone) con il progetto Face to Face, capitolo conclusivo delle Mémoires, un percorso portato avanti dall’autore da oltre trent’anni con l’intento di custodire, elaborare, celebrare la memoria della compagna Christine e dei sette anni d’amore vissuti insieme, e l’installazione di Erik Kessels (Paesi Bassi) per il sedicesimo capitolo del suo In Almost Every Pictures, dedicato alla creatività erotica messa in scena nel salotto di casa dai due coniugi Noud e Ruby.

Tra gli altri progetti: Pimo Dictionary il vocabolario domestico creato dall’artista cinese Pixy Liao (Cina) insieme al compagno Moro, Love that dare not speak its name di Marta Bogdańska (Polonia) sulla figura di Selma Lagerlöf, primo capitolo di un ambizioso lavoro sulle biografie queer di importanti personaggi della letteratura, della cultura e dell’arte, una grande mostra collettiva sul ritratto di famiglia e Religo il lavoro di Stefano Cerio (Italia) che racconta della comunità LGBTQ+ all’interno di quella cattolica.

Scrivono gli organizzatori della rassegna: “Mentre la fotografia cambiava, anche il nostro modo di raccontare e vivere l’Amore è cambiato: infatti, il linguaggio visivo è diventato, sempre di più, uno dei modi attraverso cui impariamo a comunicare e ad instaurare relazioni con gli altri e con noi stessi. Nella vita di tutti i giorni, la fotografia insegna a volersi bene, a perdersi, a dimenticarsi; in poche parole, ci guida nell’esprimere i nostri sentimenti senza pretendere di definirne i contorni e dargli un nome.”

You can call it love
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