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“Manichini in riva mare” il celebre quadro di Giorgio De Chirico ospite a Pistoia a confronto con la Testa Faustina

L’opera del 1926, che resterà visibile fino al 22 ottobre, nel percorso espositivo viene messa a confronto con la testa ritratto di Faustina Maggiore, importante opera d’arte romana del II secolo d.C., già custodita all’Antico Palazzo dei Vescovi e ora nuovamente esposta al pubblico

I manichini i di De Chirico

De Chirico sarà in mostra al Palazzo de’ Rossi di Pistoia, da sabato 22 aprile fino al 22 ottobre con il celebre quadro Manichini in riva al mare, una delle opere più famose dell’artista che segna il legame fra il suo periodo classico e quello metafisico.

L’opera del 1926, che resterà visibile fino al 22 ottobre, nel percorso espositivo viene messa a confronto con la testa ritratto di Faustina Maggiore, importante opera d’arte romana del II secolo d.C., già custodita all’Antico Palazzo dei Vescovi e ora nuovamente esposta al pubblico.

In questo modo prende il via il secondo appuntamento della rassegna In visita a cura di Monica Preti, Annamaria Iacuzzi e Cristina Taddei, progetto che prevede l’esposizione temporanea di una o più opere d’arte di ambito nazionale e internazionale all’interno del percorso permanente Collezioni del Novecento.

L’intento è di creare momenti di approfondimento, dialogo, confronto su autori, temi e correnti culturali del secolo scorso e di quello attuale.

All’apice del successo, conteso tra due dei più grandi galleristi parigini, Giorgio de Chirico realizza durante il suo secondo soggiorno nella capitale francese Manichini in riva al mare, opera esemplare della capacità dell’artista di reinventarsi introducendo novità tecniche e di metodo.

La testa di Faustina Maggiore, acquistata dalla Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia nel 1983 da Gottfried e Brigitte Fischer, confluita successivamente nelle collezioni di Intesa Sanpaolo e già custodita nell’Antico Palazzo dei Vescovi, è stato oggetto di studio da parte di Raissa Gurevič, compagna e in seguito moglie di De Chirico proprio durante i suoi anni parigini.

Nel volume Scavi di Ostia IX. I Ritratti II (1977) la descrive così: “in età matura con notevoli segni di stanchezza e con un velo di melanconia nel volto rilassato e dimagrito. La mesta piega agli angoli della bocca socchiusa, gli occhi profondamente incavati nell’orbita, rendono lo sguardo più sofferente che distratto”.

Le due opere (il quadro e la scultura) sono accostate a Pistoia in uno spazio evocativo che si ispira agli scenari metafisici dechirichiani: un modo per immaginare il flusso delle vite scorse intorno a esse – rinnovandone i significati e “passandole di mano” – e per accettare, insieme all’eredità materiale di questi oggetti, il compito non solo di conservare la memoria degli artisti e degli studiosi ma anche di comprendere i tempi storici entro i quali si mossero e che contribuirono a trasformare.

 

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