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L’ultima notte di Mario Mangiarano: 40 anni dietro la consolle come “Dj Grecos”

Sabato 25 febbraio al Tuscany Hall di Firenze si festeggia l’addio alle scene del dj e producer toscano Mario Mangiarano, una grandissima festa con star mondiali della consolle come Danny Cardenas e Anatolie, il Circo Nero Italia e il concerto dei mitici Rockets

Sabato 25 febbraio al Tuscany Hall di Firenze si festeggia l’addio alle scene del dj e producer toscano Mario Mangiarano (aka Dj Grecos e The Mario) che compie 60 anni.

Sarà una grandissima festa, un’ultima notte ma senza amarcord però con star mondiali della consolle come Danny Cardenas e Anatolie.

E poi, la stravagante eleganza del Circo Nero Italia e tanti nomi noti del mondo dello spettacolo.

Mario Mangiarano è un artista che in 40 anni di carriera ha sfornato hit da alta classifica – impossibile non ricordare il successo planetario di “Living in the Sky” – ha suonato in ogni angolo del globo (unico dj italiano resident a Las Vegas), ha fondato radio ed etichette discografiche ed ha conquistato pure un posto nel Guinness dei primati, con il record di 131 ore consecutive in consolle.

Ospiti d’eccezione della serata saranno i francesi Rockets, indimenticati alfieri dello space rock: uno show-case dedicato a successi come “Galactica”, “Future Woman”, “Space Rock”, “Electric Delight” e l’immancabile “On the Road Again”.

L’incasso della serata sarà devoluto in buona parte al CTE Onlus, centro di riabilitazione post traumatico nei pressi di Rignano sull’Arno.

Ecco la nostra intervista a Grecos dj

Ciao Mario! Come ti sei ritrovato dietro a una consolle? Come hai iniziato?

Sono stato tra i primi dj di Firenze a fare questo lavoro in modo professionale e non come un hobby. Era più o meno il ’78-’79, gli anni dell’esplosione della discomusic. Ho sempre avuto la passione per la musica, quando ero bambino stavo sempre accanto al giradischi del mio babbo.  Toccavo i dischi, li alzavo, li abbassavo, è stata sempre una fissazione. Mia mamma addirittura si ricorda che quando ero piccolo e piangevo, lei accendeva la radiolina e me la metteva accanto e io smettevo di piangere. Era una passione innata, non riuscivo a smettere. Ho iniziato a Firenze con le prime radio, le prime discoteche come il ‘Kilt’ in via dell’erta canina davanti al Jackie O’ sotto al piazzale Michelangelo. Facevamo le feste per la nostra compagnia, io ero l’unico che comprava i dischi e quindi ero anche quello che li metteva perchè non li facevo toccare a nessuno. Quando le feste non sono più esistite il proprietario mi disse se volevo continuare a mettere la musica, però ero troppo piccolo, non mi poteva pagare. Allora mi disse: puoi bere quanto vuoi gratis. E io tornavo a casa tutte le notti con la pancia piena di aranciata, felice e in bicicletta.

Quando hai capito che fare il dj poteva essere proprio un lavoro per te?

L’ho capito quando ho messo insieme la discoteca e la radio. All’inizio lavoravo in tutti e due gli ambiti, poi ho fatto il primo disco che si chiamava “Maccaroni Radio”, ha avuto un discreto successo e lì ho capito che continuare poteva essere una cosa interessante, così ho continuato a spingere su questa cosa. Era circa l’83.

In 40 anni il mondo della discoteca e il lavoro del dj sono cambiati tantissimo, ti chiedo di raccontarci come dal tuo punto di vista

Prima la musica era un vero aggregatore di persone, la chitarra sulla spiaggia, la radiolina in macchina. La gente si ritrovava anche nelle cantine per ascoltare la musica. Ormai la musica col digitale è troppo fruibile, poi ben venga il progresso ci mancherebbe, ma diciamo che non è più un desiderio impossibile, oggi si può avere tutta la musica che si vuole. Non è più un fattore di aggregazione, la gente va nei locali non per sentire la musica, le novità, ma per farsi vedere, per i social, per l’immagine, per fare vetrina. Le discoteche non esistono quasi più, ora ci sono i grandi festival o i piccoli club da 100 persone che fanno musica di nicchia, la via di mezzo non c’è più.

Oggi con il digitale si può avere tutta la musica che si vuole. Non è più un fattore di aggregazione, la gente va nei locali non per sentire la musica, le novità, ma per farsi vedere, per i social, per l’immagine, per fare vetrina

Il dj ha sempre avuto un certo fascino giusto? Chissà quanti incontri avrai fatto…

Confermo assolutamente questa cosa ma ti posso dire che ho visto anche tante donne che sotto la consolle mi facevano gli occhi dolci e appena scendevo non mi riconoscevano neanche più. Lassù c’è una luce particolare. Nel momento in cui scendi dalla consolle però non conti più nulla.

Qualche vip con cui hai condiviso il palco?

Tantissimi, negli anni ’80 cantavo e da Sandy Marton, Ivana Spagna, i Rockets li ho conosciuti tutti. Tra i dj ho conosciuto David Guetta, Bob Sinclair. Tutte persone che se giri un po’ per i festival prima o poi incontri.

Qualche aneddoto particolare per incuriosire i nostri lettori?

La cosa che mi è rimasta più impressa è quando una volta chiesi dei consigli al grandissimo Ronnie Jones. Lui con il suo accento americano mi disse: “Tu non ti preoccupare, tu ci devi credere prima o poi arriverà il successo e poi i soldi. Prima il successo e poi i soldi”. Dopo tutti questi anni mi piacerebbe rivederlo per potergli dire: va bene, non avevi sbagliato, ma i soldi quando arrivano perchè per ora si è visto poco.

Che festa sarà al Tuscany Hall?

Sabato 25 febbraio ho deciso che per il mio 60esimo compleanno faccio la mia ultima notte in consolle. La faccio più per me che per gli altri, per convincermi che ho messo in modo che posso dedicarmi ad altre cose come il teatro che mi ha sempre affascinato. Voglio smettere quando decido io. Finiremo come abbiamo iniziato, ovvero il primo pezzo che ho passato è stato “On The Road Again” dei Rockets e avremo i Rockets in concerto. E’ un modo anche un po’ romantico di chiudere. Ci saranno dj che verranno dalla Spagna, da Barcellona, da Las Vegas con cui ho diviso la consolle in giro per il mondo, ci sarà il Circo Nero Italia a fare animazione, laser, effetti speciali, bombe a mano. Ogni tanto qualcuno mi chiede “Ma c’è anche da mangiare?” io gli rispondo: “Ragazzi non è mica un matrimonio!”.

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